Una vita a cavallo tra insegnamento universitario, pittura, scrittura e, ovviamente, imprenditoria nel vino, questo è Pietro Mastroberardino. Classe 1966, il nuovo presidente si divide tra l'attività accademica (è ordinario in Discipline manageriali all’Università di Foggia) e quella imprenditoriale nell'omonima e storica casa vinicola (2 milioni di bottiglie prodotte, con 200 ettari). Nel 2002 è stato eletto presidente di Federvini.
Quali cantine fanno parte di Igm? Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.
Mastroberardino, non le sembra di fare un po' troppe cose?
Vivo il tutto come una sorta di terapia, cercando di tenere ben distinte le attività ma a volte una si fonde con l'altra. Anche se sono convinto che gli uomini del vino debbano avere a che fare con l'arte: perché senza capacità di creazione non c'è gusto nelle cose.
Avete investito in 11 anni oltre 60 milioni di euro, con un 20% di fondi Ue. Quali mercati vi hanno dato più soddisfazione?
Le 19 associate quando si sono messe assieme hanno condiviso la vocazione internazionale. La strategia era orientata su tre direttrici: il presidio delle piazze mature, come Usa, Canada, Germania e Giappone; l'organizzazione di iniziative su quei mercati che negli ultimi anni hanno mostrato segni di sviluppo per i vini italiani, penso a Russia e ad alcuni Paesi asiatici; la terza direttiva è la scelta di investire di anno in anno in mercati piccoli in cui c'erano possibilità di sviluppo.
Ad esempio?
Tra pochi giorni, domenica, saremo in Kazakistan, che è un Paese dal buon potenziale, e nella seconda metà dell'anno saremo in Vietnam.
Quali vantaggi ha portato la vostra attività ai soci?
Lo stare insieme in questi anni ha consentito loro di affinare l'attività di comunicazione sul vino, ma anche di conoscere meglio gli importatori e in alcuni Paesi di cambiarli avviando nuove partnership.
È così cambiata anche la percezione del mercato interno?
Direi che l'andare all'estero ha fatto comprendere meglio il valore del vino sul mercato italiano, nel senso che resta e deve restare una chiave di lettura irrinunciabile, al di là della strutturale e non congiunturale caduta dei consumi e del cambiamento nei canali distributivi. Credo che la cosa più importante sia mantenere in Italia lo stretto legame con la ristorazione, soprattutto in ragione del flusso degli enoturisti. Anche per questo abbiamo dedicato sempre risorse all'accoglienza sul territorio.
Ci saranno nuovi ingressi in Igm?
Non è da escludere che qualche importante azienda arrivi nel 2015. Stiamo valutando.
Il nuovo bando promozione non è diverso da quello dello scorso anno, ma nel 2016 potrebbe uscire prima e migliorare degli aspetti burocratici
Penso che in queste fasi di definizione delle norme si perdano tante buone occasioni. La politica parla spesso di snellimento della burocrazia, in favore di un percorso che agevoli la produzione di valore, ma finora non ho visto segnali concreti. Faccio notare, inoltre, un peso burocratico diverso tra i Paesi europei, questo va a nostro svantaggio. Purtroppo, l'atteso cambio culturale non c'è ancora. Si sente dire che il vino è la voce più importante dell'export agroalimentare, ma puntualmente registriamo la scarsa volontà politica di dare credito alle aziende del vino. Ricordo che l'impresa non è nemica della società.
Quindi, cosa non le piace del bando?
Dico che la nostra grande esperienza internazionale dovrebbe essere valorizzata. Invece, i regolamenti e i criteri di ammissione premiano chi presenta i programmi per la prima volta. Occorre, invece, che i criteri siano uguali per tutti. Perché non è così che si redistribuisce la ricchezza. A me questa sembra una logica assistenziale e demagogica. Oggi tutti godono degli effetti dell'Ocm promozione, ma ricordo che è grazie a chi la promozione l'ha fatta bene.
Antinori ha spesso fatto notare l'importanza di fare sistema, ma anche la frammentazione nel sistema di promozione estera
Fare sistema non significa meramente fare un'accozzaglia. Il sistema funziona se c'è uno scopo comune. Da sempre troppi organismi fanno promozione, come presidente di Federvini chiesi un coordinamento, però nulla è cambiato. Anzi, si spendono sempre allo stesso modo risorse che però sono sempre più in calo.
Spesso fate iniziative comuni con altri enti, come Italia del vino...
Lo facciamo perché il ritorno d'immagine è migliore, non certo per avere più facilmente i finanziamenti
Proseguirete anche la partnership coi Master of wine?
Sì. Ed è la dimostrazione che il nostro lavoro non si esaurisce a favore delle famiglie che fanno parte di Igm, ma a favore di tutto il vino italiano. L'organizzazione del Simposium ha infatti avuto una ricaduta importante sull'Italia, perché si sono intensificate le attività dei Master sui nostri territori.
Chiudiamo con Expo, che impressione ha avuto del Padiglione vino?
L'impatto estetico è bello, anche se occorre registrare un po' la funzionalità. Abbiamo chiesto che la comunicazione sul vino fosse più importante della degustazione in sé, pertanto il visitatore ascolta le informazioni ed eventualmente degusta. E per quanto riguarda i nostri eventi, partiranno in autunno. Faremo parlare i nostri produttori.
Istituto Grandi Marchi | Verona | via Saval, 21/c | tel. 045 8303264 | www.istitutograndimarchi.it/
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 21 maggio
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