di Maggio declina i toni del verde, del giallo, la terra rossa.
La nostra base di partenza, alle porte di Macerata, è l’ agriturismo Le Case. Posto da cartolina: pozzo, negozio d’antiquariato - strepitosa la collezione di macina caffè - un ristorante con un romanzo al posto della carta dei vini: oltre 140 pagine con riferimenti ben selezionati. Poi, camere arredate con semplicità e gusto.
“Benvenuti nel miglior frantoio del mondo” ci accoglie con una battuta Gabriella, alla guida del Frantoio Gabrielloni alle porte di Recanati. Parla del suo olio come se dovesse raccontarci i primi passi del figlio, con un sorriso stampato. Alla base del lavoro rese minime, raccolta manuale e un grande patrimonio di varietà autoctone, tra le quali mìgnola (con il suo tratto distintivo, fragola e banana) e virgolo, oliva dalla caretteristica forma a pizzo. Degustiamo l’intera produzione – tra tutti spicca il Laudato, blend di varietà dal sorso profondo e armonico - per chiudere con la sorprendente marmellata di olive. Sono stati i primi a sperimentarla.
Poi, ci spostiamo verso il centro storico di Ancona, con i suoi archi romani e le ampie vie pedonali. A Enopolis, all’interno dell’antico Palazzo Jona, a due passi dal porto, facciamo amicizia con i sapori locali, dal ciauscolo al Verdicchio di Matelica, alla Lacrima di Morro d’Alba, vino tutto giocato sull’intensità del frutto. Giro delle antiche cantine del palazzo, fino a quando non ci scontriamo con l’acqua del mare; poi su fino alla chiesa del martire Ciriaco. E’ una struttura spoglia, essenziale, austera. Dal belvedere ci concentriamo sul mare, giocando a indovinare la destinazione delle navi in partenza.
Noi sappiamo bene dove siamo diretti: nella barriccaia di Umani Ronchi, una delle realtà vinicole più belle del panorama italiano. Massimo Bernetti, proprietario della cantina, ci racconta il Verdicchio Vecchie Vigne Serra Fiorese 2009, premiato come miglior Bianco d’Italia dal Gambero Rosso; lo riassaggiamo tutti insieme per apprezzare un vino di grande profondità, minerale, con note che spaziano dall’agrume alla frutta secca. “E’ l’espressione di un vigneto di quattro ettari che ha quasi cinquant’anni d’età”. “Oggi l’export conta il 70% del nostro mercato ed è stato proprio il Pelago nel 1996 ad aprirci nuove rotte”. Il Pelago è un vino rosso, proviamo il 2008, da uve Montepulciano e cabernet, con richiami di erbe mediterranee, sa dosare al meglio potenza ed eleganza.
La sera ceniamo alla Trattoria da Rosa, una delle migliori cucine del maceratese. Iniziamo con un valzer di fritti, dalle olive ascolane alle creme fritte. Per assaporarle dovete arrivare fino a qui e, sì, valgono il viaggio.
Finalmente le creazioni, prima rigatoni con punte di asparagi, datterino e pesto al prezzemolo, piatto estivo nei colori e nelle fragranze, poi delle saporite Mezze maniche con ragù di anatra. Il tavolo vota per il ragù, ricco di sfumature e spezie. Altra specialità del luogo il piccione ripieno, prima di concludere la serata tra i vicoli di Macerata: città viva, ricca di universitari, piazze che si aprono inaspettate, ricordi medievali. Scendiamo tra viuzze deliziose fino alla loggia dei mercanti, da una piccola finestra socchiusa esce il fruscio di un giradischi. Sono le note di Parlami d’amore Mariù a chiosare una splendida giornata.
Domenica riattraversiamo Jesi per visitare il Caseificio Piandelmedico dove oltre 300 animali tra mucche e bufale coesistono in pace. “Mungiamo due volte al giorno, alle 4 di mattina e alle 4 di pomeriggio”, racconta Antonio Trionfo onorati. Ha lasciato la sua carriera da architetto per occuparsi a tempio pieno della tenuta. “Le Bufale sono animali che hanno bisogno di coccole, di contatto”, prosegue. Il caseificio porta avanti un modello energetico virtuoso, con pannelli solari e produzione di biogas. Per assaporare con calma tutto il meglio della loro produzione ci spostiamo di pochi metri fino al Casino del Marchese.
Splendido il casolare che ci accoglie, così come il tagliere di salumi e formaggi prodotti in loco, che arriva in tavola. Si parte dalla mozzarella di bufala – con poche ore di vita – carnosa e succulente, poi stracchino, una ricotta eccezione e via fino ad arrivare a formaggi stagionati, passando per variazioni alle ortiche. Quindi passiamo alle Mezze maniche cacio e pepe, dal carattere quanto mai deciso e Gnocchetti sardi con salsiccia, radicchio e rosso conero serviti in un cestino di cacetto. Non abbiamo bisogni di fare commenti, gli gnocchetti sono semplicemente perfetti. Per cottura, armonia dei sapori, contrasti. Abbiniamo un Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2006 dell’azienda Montecappone, ricco di sapore e persistenza necessaria a bilanciare il piatto.
Ultimo brindisi, poi riprendiamo la via di casa.
Lorenzo Ruggeri
01/06/2012
Per scoprire tutti i percorsi previsti: > gli Itinerari del Piacere Vero Voiello