Alla Città del gusto di Roma, venerdì 25 ottobre, si è parlato dei vini d'Abruzzo, in grande ascesa in Italia ma soprattutto all’estero. Spesso l’attenzione dei media, in particolare a ridosso delle uscite delle guide di settore, tende a focalizzarsi sulle regioni più classiche, più importanti a livello di numeri, dimenticando però che una delle peculiarità del vino italiano è proprio la varietà di un panorama frastagliato e variopinto. Questa frammentazione può anche essere un limite comunicativo, soprattutto quando si deve parlare di vino italiano all’estero, però è anche la grande potenzialità di una nazione che può dire la sua, con personalità e qualità, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
L’attenzione, come dicevamo, questa volta è stata tutta concentrata sull’Abruzzo, regione che nell’ultima edizione della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, ha visto crescere il numero dei suoi Tre Bicchieri. Non è certo una novità parlare di Abruzzo per chi ama l’enologia italiana, ma il grande lavoro di comunicazione, di promozione e valorizzazione dei vitigni storici e dei territori a essi legati, sta dando i suoi frutti nell’ampliare il bacino diconoscenze. Hanno preso parte all'evento, oltre a Paolo Cuccia, presidente del Gambero Rosso Holding, Tonino Verna, Presidente del Consorzio Tutela dei Vini d'Abruzzo; Giancarlo Di Ruscio, Presidente Consorzio Tullum; Antonello Savini, Delegato Consorzio Collone Teramane e l'enologo Riccardo Brighigna. Più che della conferenza, però, vorremmo però parlare della degustazione che l'ha accompagnata, essendo questo il modo migliore e più efficace per concentrarsi sulla materia.
Dieci i vini scelti dal Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo e dagli esperti del Gambero Rosso, in questo caso Gianni Fabrizio - curatore della guida Vini d’Italia - e Alessandro Bocchetti - giornalista e responsabile della regione Abruzzo sempre per la guida Vini d’Italia. Dieci vini che spaziano da quelli più classici sino a quelli più moderni, sempre mantenendo il minimo comun denominatore del legame con la regione Abruzzo e con le sue tradizioni vitivinicole.
Siamo partiti con il Pecorino 2012 di Tiberio. Questa giovane cantina, in costante crescita, offre una bellissima interpretazione del vitigno pecorino, storico uvaggio locale, solo ultimamente rivalutato e ormai apprezzato anche all’estero per la sua caratteristica freschezza e piacevolezza. È un millesimo, questo, che regala aromi agrumati, freschezza e note di frutta esotica, oltre ad una spiccata mineralità. Peculiarità che ritroviamo anche nel Pecorino 2011 di Cataldi Madonna, solo più strutturato, ritmato e con una capacità d’invecchiamento già evidente.
Si cambia vitigno, ma soprattutto si parla di Valentini, viticoltore storico e dal profilo unico nel panorama italiano su cui ci sarebbe molto da scrivere e su cui molto si scrive da tanti anni. Biodinamico, pardon tradizionale, macerazione sulle bucce, uno stile senza paragoni soprattutto nel trattare il Trebbiano, tra i bianchi. Il millesimo 2011, non tra i più indimenticabili ma comunque interessante, svolge la fermentazione malolattica in bottiglia e risulta un vino vivo, colorato nel gusto, luminoso e pieno di sfaccettature. Nonostante la complessità del prodotto, appare pronto, bevibile e godibilissimo. Sull’invecchiamento di vini del genere c’è da scommettere ad occhi chiusi. È la volta del Trebbiano 2010 C’Incanta della Cantina Tollo, un bianco moderno nellaproduzione, ma dall’anima vintage, assai vicino al gusto più autentico del trebbiano di una volta con i suoi toni distesi, rilassati, calmi.
Viriamo sui rossi, con il Montepulciano, una delle denominazioni che, dopo i grandi classici, la fa da padrone anche per quanto riguarda le vendite fuori dai confini italiani. Il primo è il Montepulciano d’Abruzzo Ottobre Rosso 2012 della Tenuta i Fauri. Un rosso beverino, non lunghissimo, ma assolutamente piacevole, sorretto da un bel frutto e da marcata acidità che ne agevola la beva. Il Montepulciano d’Abruzzo Inferi 2009 di Marramiero è un rosso di chiaro stampo internazionale, e infatti è molto diffuso nel mondo, con note di vaniglia e legno in prima battuta. È morbido e, assaporandolo attentamente, si scopre come questa sua vocazione internazionale non comprometta però un carattere fresco e nervoso, con una bellissima nitdezza di frutto nel finale. Il penultimo vino è stato il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Neromoro Riserva 2009 di Bruno Nicodemi. In questo caso siamo al cospetto di un Montepulciano austero, largo, scuro nelle tonalità, mediterraneo negli aromi. Ricco, energico e potente, riesce a gestire l’irruenza del vitigno e nel finale sorprende con belle note speziate e di erbe officinali. Il finale è del Montepulciano d’Abruzzo Ris. 2008 di Contesa, un vino davvero affascinante, vecchio stile, eppure tutt’altro che vecchio, con note balsamiche e di anice a farsi largo. Qui c’è tanta materia e alcol, tutto in perfetto equilibrio, ben dosato e impeccabile.
Ecco tracciati solo alcuni dei profili che l’Abruzzo del vino propone al mercato, per altro con prezzi altamente concorrenziali. Il compito di chi comunica il vino è quello di saper cogliere la bellezza e il valore di questi prodotti, ma anche di saperlo trasmettere al meglio. La speranza è che incontri del genere servano davvero a promuovere questi tesori enologici che il mondo sta scoprendo, anche se c’è molto lavoro da fare in merito, perché hanno davvero molto da dire.
a cura di Alessio Noè