Un patto di territorio. A febbraio è successo qualcosa di insolito in Oltrepò Pavese. L’assemblea dei soci del Consorzio di Tutela ha votato per un riallineamento storico che va colmare un gap cronico di rappresentanza. La più grande realtà cooperativa della Lombardia, Terre d’Oltrepò, ha deciso infatti di consegnare ai produttori il timone dell’ente consortile convogliando i suoi voti da grande elettore sui candidati produttori di filiera. Una scelta in discontinuità con il passato, segnato da grossi conflitti per il peso schiacciante dell’influenza della cooperativa rispetto ai piccoli produttori della zona. In passato Terre d’Oltrepò aveva scelto di stringere alleanza soprattutto con gli imbottigliatori, il nuovo ceo Umberto Callegari ha deciso di schierarsi dalla parte dei produttori per rilanciare il territorio e le sue denominazioni.
Nuovi pesi nell'Oltrepò Pavese
Il nuovo organigramma del Cda del Consorzio sembra ben suddiviso come pesi e figure di spicco. Nella categoria viticoltori sono stati eletti vignaioli del calibro di Cristian Calatroni, Caterina Cordero, Paolo Verdi, mentre nella categoria vinificatori spiccano le figure di Fabiano Giorgi, Ottavia Giorgi Vistarino e Fancesca Seralvo (Tenuta Mazzolino) Tra gli imbottigliatori notiamo la conferma di Renato Guarini dell’azienda Losito e Guarini, finita nell’occhio del ciclone per via delle accuse di Report.
«Terre d’Oltrepò sosterrà un progetto di Consorzio che non guardi solo agli aspetti tecnici, ma anche agli aspetti morali ed etici del territorio. Solo se tutti noi saremo capaci di agire come un sistema in modo etico l’Oltrepò potrà davvero rinascere», ha commento Callegari. L’Oltrepò, lo ricordiamo, con i suoi 13mila ettari vitati produce oltre il 60% del vino lombardo ed è la capitale italiana del Pinot Nero, con 3mila ettari.