Non solo Vinitaly. Tanti gli eventi che ruotano attorno alla fiera di Verona, a partire dalle fiere dedicate al mondo del vino naturale. Noi, come di consueto, siamo tornati nell’area Exp di Cerea per la XVII edizione di ViniVeri. Convinti che il livello di questa manifestazione sia più alto rispetto alle tante fiere nate ultimamente. Nella manifestazione, è stato presentato il manifesto La forma e la sostanza, le luci e le ombre firmato dal presidente del Consorzio ViniVeri, Paolo Vodopivec, e il giornalista Sandro Sangiorgi, mentre in degustazione ci sono stato oltre 100 produttori italiani e internazionali. Vi proponiamo di seguito gli assaggi che ci hanno convinto di più.
ViniVeri 2022. Le note di Lorenzo Ruggeri
Il Fric 2020 - Casebianche
Il Fric è una lettura gioiosa dell’aglianico: scrocchia come un chicco di melograno addentato sotto un albero di melograno... andrebbe incluso con la vendita di tutti i frigoriferi nuovi. Tornando un filino, ma neanche troppo, più seri, il Fric è il rifermentato in bottiglia di Pasquale Mitrano ed Elisabetta Uorio a Torchiara, Cilento, nato nel 2010, proprio grazie a una serie d’incontri in fiera, in questo caso c’è lo zampino dell’oste Mauro Lorenzon. Oggi, sia che il Fric che la La Matta (le loro bollicine da uve fiano), sono tra i migliori e più nitidi nella categoria: bevibilità al servizio del territorio.
Rosato 2019 - Massa Vecchia
Il finale di questo vino è pura bellezza. Lascia un senso di stupore per quanto è armonico, soffuso e profondo. Eppure, l’attacco è in sordina, ma basta un leggero contatto con l’ossigeno per aprirsi in maniera esaltante. Siamo a Massa Marittima, Fabrizio Niccolaini si conferma con una perla ottenuta da uve malvasia nera, con saldo di merlot. Due anni di affinamento in vecchie botti e un grande millesimo: tra 10 anni sarà ancora più buono.
Concrete Rosato 2021 - De Fermo
Iniziamo con una fetta di pane dal grano prodotto in abruzzo da Stefano Papetti: sapore incredibile. E poi passiamo al vino: il nuovo nato è il Rosato Concrete 2021, prodotto dalla stessa vigna a Loreto Aprutino che dà luogo al Cerasuolo d’Abruzzo Le Cince, uno dei più affascinanti nella sua tipologia. È immediato, pepato e salato. Gioca con gli agrumi e note verdi, ha guizzo e continuità. Imbottigliato da pochi giorni, ma è già più pronto di Le Cince 2020, che parte lento ma ha lungo e sfaccettato finale.
Paski 2020 - Cantina Giardino
Negli ultimi tempi stiamo assaggiando a una serie di Coda di Volpe che finalmente valorizzano degnamente la tipologia. Antonio di Gruttola, siamo ad Ariano Irpino, è uno che ci crede da tempo, dalla sua ha vigne vecchie e in quota. La 2020 va incontro a 4 giorni di macerazione e un anno di maturazione in botti grandi di castagno. Che razza di bocca scalpitante e piena di sapore! Sa di pesca, zenzero e arancia, vibrante e salato: energia e freschezza a dir poco sorprendenti, difficilissimo non tornare sul bicchiere.
Vitovksa 2018 - Vodopivec
Facciamo fatica ogni volta a non annoverare i vini di Paolo Vodopivec tra gli assaggi che lasciano il segno. Tra le nuove annate, abbiamo preferito la Vitovska 2018 alle selezioni Solo e Origine. Il vino sosta lungamente sulle bucce in anfore georgiane interrate e poi viene elevato in botti di Slavonia. Ma qui non è una questione di metodo, ma di grandissime vigne e sapere. Nel bicchiere brilla di luce propria. E l’articolazione sapida è talmente stratificata e intensa da farci fare facce ed espressioni stupide.
Bramaterra 2018 - Antoniotti
Pura energia dal Nord Piemonte. Lamponi, liquirizia e genziana firmano l’attacco di un vino ricco di chiaroscuri, che continua a evolvere e cambiare registri nel bicchiere. Odilio Antoniotti ha ripreso poco più di vent’anni fa in mano un’attività iniziata dalla sua famiglia nel 1861, mantenendo in vita assieme a pochi altri la denominazione Bramaterra, una Doc tanto piccola quanto pregevole. Nebbiolo, con saldi di croatina, vespolina e uva rara.
ViniVeri 2022. Gli appunti di Pierpaolo Rastelli
Teroldego Rotaliano Dannato 2015 - Redondèl
Verso la fine di settembre Paolo Zanini vendemmia il frutto delle sue piante di teroldego ultra cinquantenni: fermentazione spontanea in acciaio e maturazione di tre anni in botti di medio volume di legni diversi. Il vino continua l’affinamento per un ulteriore anno in bottiglia prima di prender la via dello scaffale. Tanta attesa non è riposta invano in quanto il tempo gioca a favore del Dannato: l’annata 2015 si presenta con un naso dagli accenti decisamente speziati, lamponi disidratati, echi minerali che poi si stratificano in un palato di salda tessitura tannica, privo di spigoli eppur dotato di gran temperamento e preciso ideale varietale.
Acinipo 2016 - Bodega F. Schatz
Che ci fa del lemberger, vitigno a bacca nera conosciuto in Italia come franconia e blaufränkisch nei paesi di lingua tedesca, nel cuore della Spagna? Francamente non lo sappiamo. Però l’Andalusia e il suo clima infuocato danno energia all’Acinipo, rosso maturato 12 mesi in barrique di rovere sloveno: naso ammaliante quanto originale nelle percezioni di carne fresca, piccoli fruttini rossi, una più fresca venatura di erbe aromatiche quali maggiorana, timo e menta; il sorso è integro nel frutto, succoso in un’acidità che sul fondo volge un una sapidità decisa e profonda.
Prulke 2019 - Zidarich
Non scopriamo certo oggi la bontà di quest’assemblaggio di uve sauvignon blanc, vitovska e malvasia cresciute sulle rocce del Carso. Eppure ogni volta sa farsi ricordare. La formula è la stessa di sempre anche per questa annata 2019: basse rese per ettaro, fermentazione e macerazione in tini aperti, maturazione di 24 mesi di grandi botti di legno forgiano un naso che seduce nel ricordo di foglie di tè, bouquet garni, lievi accenni vegetali e ricordi “bucciati”; la bocca deflagra in un sapidità inarrestabile, avvolgente eppur tesa, per un finale che si può realmente misurare in minuti.
Vino Santo Trentino 2004 - Gino Pedrotti
Non è un bel momento per il vino dolce, scalzato nelle preferenze dalla mixology o dal redivivo ritorno di bitter e vermouth. Eppure in Italia vi sono delle denominazioni di gran fascino. Una delle più difficoltose e pazienti, da difendere come il panda dal rischio estinzione, è quella che nella Valle dei Laghi si appoggia al talento dell’uva nosiola: il Vino Santo Trentino. E se leggete 2004 non è di certo per un errore: come dicevamo, è la pazienza uno degli ingredienti magici di questo liquido color oro brillante, naso in technicolor tra accenti mielosi, cotognata, zelten, agrumi canditi e camomilla essiccata; in bocca è setoso, perfettamente equilibrato tra la voluttà della parte dolce e una ben calibrata acidità.
Langhe Nebbiolo 2020 - Giuseppe Rinaldi
Marta e Carlotta Rinaldi non hanno bisogno di grandi presentazioni: il loro padre Beppe “Citrico” ha scritto alcune delle pagine più belle e sanguigne della storia delle Langhe. I loro Barolo sono amati praticamente da tutti e risultano spesso difficili da reperire in quanto fatti tesoro da legioni di appassionati. Se la caccia al Brunate o al Tre Tine 2008 dovesse andar male, ci si potrà consolare -o almeno si spera- con una delle più belle versioni del “giovane” di casa: la versione 2020 è particolarmente felice e nel bicchiere rende una magnetica fragranza di rosa, delicati accenti di fruttini rossi e menta perfettamente fusi in un sorso dalla bevibilità polposa, tesa eppur aggraziata.
Le Nuvole 2020 - Angol d’Amig
Gli amanti del lambrusco conosco bene il carattere sincero dei frizzanti di Marco Lanzotti, vini che profumano di Emilia in ogni atomo, dotati d’innata indole gastronomica. Poche bottiglie d’intenso spirito artigianale, tutte di grande interesse. Però a questo giro la scena è tutta per Le Nuvole, rosato fermo da uve Sorbara annata 2020: leggermente velato nella sua diafana veste, ha un timbro aromatico di fragoline selvatiche, melograno, sottili filigrane erbacee che si avvolgono in una beva luminosa, fragrante, delicata e salina all’unisono.
a cura di Lorenzo Ruggeri e Pier Paolo Rastelli