potenza), manager, semplici cittadini di queste valli, applaudono.
Ma applaudono anche perchè sanno che la "loro" cantina, il piccolo colosso da 100 milioni di euro di fatturato, 2,3 di utili netti e 48 milioni di bottiglie, una delle prime 100 winery del mondo secondo la classifica di Wine Spectator, dall'anno prossimo sarà, Campari a parte, la prima azienda vinicola italiana quotata in Borsa (al segmento Mac, riservato alle small company) una volta perfezionate (entro il 31 dicembre 2012) le due operazioni illustrate
stasera dal presidente di Nosio (il braccio commerciale del gruppo), Luca Rigotti e dall'ad Claudio Rizzoli a cui si è aggiunto, con un breve intervento, Guido Conci, il presidente della cooperativa Mezzacorona, cuore produttivo e
azionista di controllo di Nosio.
Le due operazioni cambiano tutto. Con un aumento di capitale riservato a futuri azionisti istituzionali (banche, assicurazioni, fondi di private equity) di circa20 milioni di euro (pari a una valorizzazione di 310-320 euro per azione) e un contemporaneo prestito obbligazionario convertibile - nei prossimi tre
anni - di una decina di milioni (pari a 310-350 euro per obbligazione), la quota della cooperativa scende dall'attuale 62 al 51% o poco più (conservando quindi la maggioranza) mentre la quota "privati" (vedere grafico in prima pagina) sale dall'attuale 37 al 48-49%.
Azionisti istituzionali, dicevamo, le cui risorse serviranno a finanziare la crescita del terzo guppo vinicolo nazionale (dopo Giv e Caviro) soprattutto sui mercati internazionali vecchi (Usa e Germania) e nuovi (Cina, Giappone) dove già Mezzacorona colloca l'80% della produzione.
di Giuseppe Corsentino
07/12/2011