Se c'è una cosa che Emily in Paris sa fare bene, è unire intrattenimento leggero e spunti di riflessione su mode e tendenze. Nell’ultima stagione della fortunata serie Netflix, però, uno degli argomenti trattati ha sollevato qualche perplessità: il tema affrontato è quello dei sober curious, coloro che sperimentano un nuovo modo di approcciarsi all'alcol, contemplando lunghi periodi di pausa. Un fenomeno sempre più in crescita, che i colleghi francesi della brillante responsabile marketing trattano con un certo scetticismo.
Il movimento no alcol raccontato da Emily in Paris
In un’episodio della quarta stagione, parlando di Champére, il marchio di champagne che la statunitense ha contribuito a commercializzare fin dalla prima stagione - oltre a suggerire di confezionarlo come un Kir Royale (bevanda estiva a base di crème de cassis e champagne) in lattina - propone una nuova idea: «E se facessimo anche una versione analcolica?» chiede Emily, «C'è stata una grande crescita in quel settore grazie al movimento dei sober curious». Ma la risposta del suo capo Sylvie è tutt’altro che positiva…
La sobrietà che non piace ai francesi della serie
Tra outfit mozzafiato e trame zuccherose, Emily in Paris continua a farci sorridere, ma a volte anche scuotere la testa. Nell’ultima stagione, la protagonista propone al suo team di creare una versione analcolica dello champagne per andare incontro alle tendenze giovanili. A questo punto, la risposta di Sylvie, capo di Emily, è un secco rifiuto. Secondo lei «La sobrietà può essere popolare in America, ma è l'antitesi della cultura francese».
Un collega, Luc, rincara la dose con un’osservazione ironica: «Il dry january è stato bandito dalla Francia per ordine del presidente Macron. Cercatelo su Google». Naturalmente, nulla di tutto questo è vero. Non solo il governo francese non ha più bandito il dry january, ma la cultura del vino in Francia sta effettivamente evolvendo, con sempre più persone – soprattutto giovani – che scelgono di esplorare un rapporto più consapevole con l’alcol.
Cosa significa essere "sober curious"
Al di là del tocco ironico della serie, il movimento sober curious è una realtà che sta crescendo non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, inclusa la Francia. Essere un "curioso sobrio" significa esplorare la sobrietà non come un obbligo, ma come una scelta consapevole per migliorare il benessere fisico e mentale. La tendenza non prevede l’astensione totale dall’alcol, ma invita a riflettere sui propri consumi, a porsi domande come "Quanto e quando voglio bere?" e a sperimentare periodi di sobrietà. Non è un caso che anche molti giovani, affascinati dai benefici della sobrietà temporanea, si stiano avvicinando a questo movimento.
La nuova cultura sobria francese
L'idea che la sobrietà sia incompatibile con la cultura del vino francese è un mito. Lo dimostrano i tanti produttori che stanno sperimentando nuove varianti analcoliche. Il magazine Wine Enthusiast ne cita alcuni: In Alsazia, la Cave de Ribeauvillé ha lanciato la sua linea "Ribo" di vini dealcolati nel 2022, mentre a Bordeaux Château Edmus ha creato Zero by Edmus, una versione senza alcol del loro Grand Cru. Allo stesso modo, French Bloom, un marchio di spumante analcolico di Maggie Frerejean-Taittinger , sta conquistando il mercato francese dal 2020, con vendite triplicate anno dopo anno.
Queste nuove proposte non sono solo una moda passeggera, ma rispondono a una domanda crescente da parte di "consumatori flessibili", persone che cercano di ridurre il consumo di alcol senza rinunciare al piacere di un buon bicchiere. A Parigi, poi, stanno aprendo negozi dedicati interamente a bevande analcoliche. Le Paon Qui Boit, inaugurato nel 2022, è stato uno dei primi, seguito nel 2023 da Déjà Bu e Xavier Alcool Sans Alcool. Perfino i famosi bistrot e ristoranti parigini iniziano a offrire abbinamenti analcolici nei loro menu degustazione.
Insomma, mentre Emily in Paris continua a proporci una versione patinata e semplificata della cultura francese, nella realtà la Francia è già avanti su queste tematiche. Anche se il personaggio di Sylvie - e molti come lei - potrebbe continuare a guardare con scetticismo a questa tendenza, i dati dimostrano che il consumo consapevole è qui per restare. Del resto, la Francia non ha mai avuto paura della rivoluzione, nemmeno quando si tratta di qualcosa di sacro come il vino.