Dopo gli annunci, il progetto Pieve diventa realtà: il Consorzio del Vino Nobile ha presentato sabato scorso alla stampa, nella Fortezza di Montepulciano, le prime etichette che possono esibire la nuova tipologia. Ma le sofferenze che assillano il mondo del vino, colpito dal fuoco di fila salutista contro l’alcol, arrivano anche nella cittadina toscana.
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Basta attacchi al vino
«I produttori hanno ormai una percezione chiara che esiste un attacco contro il mondo del vino. Lo dico sottovoce, ma nessuno però mette la testa fuori dalla sabbia». A lanciare l’allarme è Andrea Rossi, il presidente del Consorzio del Vino Nobile, che poi chiama anche alla mobilitazione. «Il mondo del vino - continua - deve prendere una nuova iniziativa. Non è possibile che quando si parla di sicurezza e di salute si attacchi solo il comparto vitivinicolo. Proprio noi, che invece abbiamo fatto di tutto per essere responsabili, da sempre impegnati in campagne per il consumo responsabile. E poi - ironizza - io non ho mai visto una bottiglia di Montepulciano in discoteca».
Sulla questione della lotta contro l’alcol, Rossi lamenta il disimpegno da parte delle istituzioni e del mondo della comunicazione: «Sembra che ci sia la volontà di chiudere gli occhi, ma i veri nemici della sicurezza e della salute sono altri. In primo luogo, i superalcolici». E poi? «Poi ci sono gli energy drink che notoriamente contengono sostanze che sono nocive per la salute di chi le consuma, decisamente peggiori negli effetti, anche per chi si mette alla guida. Le aziende che producono queste bevande hanno la stessa responsabilità sociale di chi produce vino. Anche loro dovrebbero fare una comunicazione sociale per far conoscere gli effetti del consumo dei loro prodotti sulla salute delle persone e per fare un’opera di prevenzione rivolta ai consumatori».
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Serve una iniziativa comune
Resta il fatto, però, che consorzi e produttori vitivinicoli restano in posizione di difesa. «Capisco che a farla da padrone nei settori dei superalcolici e, soprattutto, degli energy drink, ci siano solo poche multinazionali ma bisogna agire, serve una iniziativa comune del vino, guidate dalle associazioni di settore: il mondo del vino è frammentato e diviso, ma ne va della nostra stessa sopravvivenza. Bisogna lanciare una campagna per fare chiarezza, mentre le istituzioni dovrebbero fare maggiore informazione», risponde il presidente del consorzio. Poi avverte: «Penalizzare e distruggere il nostro mondo del vino non significa soltanto danneggiare migliaia di aziende vitivinicole ma pure mettere a rischio migliaia di posti di lavoro».
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Al via Concerto: il progetto per la sostenibilità
Nel frattempo, il Consorzio del Vino Nobile ha presentato nella propria sede i risultati del progetto “Concerto”, orientato a dimostrare l'efficacia di un “nuovo modello di governance della produzione del vino sostenibile”, al trasferimento dell’innovazione e alla comunicazione della sostenibilità. Il progetto, di cui il consorzio del Vino Nobile è ispiratore e capofila, vede la partecipazione altri tre Consorzi di tutela toscani - Morellino di Scansano, Brunello di Montalcino e Bolgheri, Bolgheri Sassicaia - con l’obiettivo di rivoluzionare la Governance dei territori puntando sulla sostenibilità. Tra i partner del progetto, oltre alle aziende pilota, ci sono anche le Università degli studi di Siena e Milano-Bicocca. «Questa iniziativa non poteva che partire da Montepulciano, denominazione già certificata con la norma Equalitas: avere collaborazioni così importanti che credono nella stessa direzione vuol dire anche di poter lavorare insieme per migliorare la viticoltura regionale», assicura Andrea Rossi.
Il progetto si basa su un sistema di gestione della sostenibilità di denominazione documentale supportato da una piattaforma informatica altamente efficiente per il coordinamento e il monitoraggio della sostenibilità delle aziende aderenti al progetto. «Il sistema, alimentato dai dati dei quaderni di campagna delle aziende vitivinicole e da altri dati produttivi connessi alla piattaforma centralizzata del consorzio - spiega Rossi - consente l’autocontrollo sulle operazioni colturali delle aziende aderenti al protocollo viticolo di buone pratiche adottato dal consorzio». Lo strumento sarà a disposizione delle aziende e dei consorzi e sarà un utile complemento del sistema di gestione della sostenibilità per l’identificazione degli impatti ambientali in termini di impronta idrica e carbonica e di sfruttamento delle risorse.
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Le prospettive del progetto Pieve
L’anteprima è stata l’occasione per il lancio definitivo del progetto Pieve, con il quale la denominazione di Montepulciano cerca di recuperare un’identità storica finora rimossa. «Il percorso delle Pievi serve per far parlare di una denominazione che è percepita come giovane ma ha tanta storia. Il Brunello nasce negli anni ’60. Montepulciano nasce alla fine del ’700. L’errore è nostro perché abbiamo dato tutto per scontato e abbiamo smesso di comunicarlo», ammette il presidente Rossi. «Dal 2019 - racconta - alcuni produttori hanno realizzato vendemmie separate, sperimentando su partite di vino provenienti da quelle zone storiche rivalutate. Nel 2021 siamo riusciti a mettere la tracciabilità nei registri ministeriali. In pratica, molti produttori hanno aderito al buio: il disciplinare è stato approvato solo tre mesi fa, alla fine del 2024. L’ok di Valoritalia per il rilascio in commercio è arrivato a fine gennaio e nel frattempo abbiamo goduto di una deroga per le annate già imbottigliate».
Si tratta anche di una scommessa di mercato. Con questo progetto «speriamo di intercettare due milioni di turisti all’anno e poi gli appassionati vanno alla ricerca di cose più particolari», spiega Rossi. Del resto per la denominazione del Vino Nobile, la vendita diretta è importantissima. Se nella regione Toscana incide per il 25% del totale, a Montepulciano da sola rappresenta il 15% del totale. «Abbiamo commissionato a Nomisma una ricerca per capire se una bottiglia come la Pieve, con un target più alto, sia in termini di qualità che di prezzo, possa avere una accoglienza positiva. E la risposta è che c’è un mercato pronto a riceverlo».