Nel 2022 il vino perde il 3,8% dell’imbottigliato. Il report Valoritalia

29 Giu 2023, 18:28 | a cura di
Tra guerra, inflazione e mancanza di vetro, il vino è riuscito a limitare i danni, con il valore dell’imbottigliato a 10 miliardi di euro, ma il 34% delle Do fattura meno di un milione di euro

“Dallo scorso anno, quando è scoppiato il conflitto di Ucraina, ci troviamo in una vera economia di guerra e anche il vino non è stato immune ai fenomeni inflattivi e speculativi che caratterizzano questi periodi”. Inizia con parole molto incisive il discorso del presidente di Valoritalia Francesco Liantonio alla presentazione romana dell’Annual Report 2023. “Quando scoppia una guerra, chi detiene la materia prima ha in mano il potere. Per il vino si parla soprattutto del vetro, che è improvvisamente sparito, facendo salire i prezzi alle stelle. Adesso che i costi energetici sono rientrati, è l’ora che anche quello delle bottiglie torni alla normalità”. È questo il suo appello all’industria vetraria, in un anno non facile per il vino, tra giacenze in aumento, calo dei consumi e inflazione galoppante.

Vino, indicatore dell’economia italiana

Al netto di tutto ciò, però, il valore dell’imbottigliato 2022 riesce a restare attorno ai 10 miliardi di euro, con una flessione tutto sommato lieve rispetto all’anno precedente: -3,8%. “Del resto” continua Liantonio “il vino deve essere considerato a tutti gli effetti un sensibile indicatore dell’economia ed era quindi lecito attendersi questa contrazione. Va però sottolineato come, nel suo insieme, il sistema vino italiano abbia tenuto botta soprattutto a partire dal secondo semestre dello scorso anno e come i dati del primo quadrimestre del 2023 indicano a un cauto ottimismo. È un segnale importante, la cartina tornasole di come il mondo delle Do, a livello italiano, possa contare su una solidità che gli consente di attraversare anche momenti di grandi incertezza e difficoltà”.

Liantonio: “Le denominazioni piccole devono convergere in quelle più strutturate”

Liantonio sposta in avanti di un anno l’orizzonte della ripresa: “Diamoci il 2024 come obiettivo temporale. La sfida è quella di lasciarci veramente alle spalle tutto: pandemia, guerra, inflazione”. Ma per farlo, avverte: “C’è bisogno di risolvere dei problemi strutturali del vigneto Italia, perché su 218 denominazioni certificate da Valoritalia le prime 20 da sole rappresentano l’84% dell’imbottigliato e solo 27 denominazioni commercializzano volumi annui superiori a 10 milioni di bottiglie”. Le altre sono troppo piccole e frammentate per fare massa critica. Si pensi che le ultime 138 rappresentano Do appena l’1,62% dell’imbottigliato. A valore, se il Prosecco Doc è l'unica denominazione a generare ricavi superiori al miliardo di euro, 79 denominazioni (pari al 34% del totale) fatturano meno di un milione di euro.

Quale soluzione? “Piccolo è bello è un modo di dire superato” risponde il presidente di Valoritalia “oggi servono denominazioni strutturate e per questo è fondamentale studiare una strategia anche per i piccoli: forme di aggregazione, come microaree all’interno di denominazioni più grandi o sottozone. Bisogna portare il valore delle piccole Do all’interno di quelle più grandi”.

Come risolvere il problema delle giacenze

C’è, poi, l’altra scottante questione delle troppe giacenze in cantina. Problema che riguarda anche altri Paesi competitor, come Spagna e Francia che hanno scelto la via della distillazione di crisi. “Distruggere prodotto con la distillazione può solo essere una misura tampone, ma per avere delle soluzioni a lungo termine bisogna ridisegnare il vigneto Italia, intervenendo sulle rese del prodotto per riequilibrare domanda e offerta”, chiosa Liantonio.

Le denominazioni che hanno tenuto

Tra i punti di forza del sistema vino emerge la capacità – nonostante le difficoltà descritte sopra – di un terzo delle denominazioni italiane di riuscire a registrare una crescita dei volumi significativa anche nel corso del 2022.

Tra queste, il rapporto Valoritalia evidenzia le performance del Sistema Prosecco (Prosecco Doc, Asolo Prosecco e Conegliano Valdobbiadene) che, in un anno così difficile è stato capace di aumentare i suoi volumi di oltre sei milioni di bottiglie. Altrettanto significativi l’andamento del Franciacorta, dell'Asti e Moscato D'Asti, dell'Alta Langa, del Collio, del Lugana, dell'Oltrepò Pavese, del Vino Nobile di Montepulciano, del Frascati e del Castel del Monte.

 

L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 29 giugno 2023
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