E l'Italia ha una fetta di questo business? Sì, ma è ancora esigua. Il nostro Paese, per esempio, che è alla quarta posizione per volume di vino importato a Hong Kong, è alla posizione n. 2 tra i Paesi ritenuti al top per qualità, preceduta soltanto dalla Francia. E il 51% dei consumatori sono “occasionali”, ovvero che consumano vino meno di tre volte a settimana, ma l’interesse che c’è intorno al vino fa concretamente sperare che molti di loro si aggiungano presto al 22% di “frequent drinker”.
L’export italiano intanto nel 2011 è quasi raddoppiato, +98%, ma la quota di mercato non cambia, fermo sotto al 6%. La buona notizia è che dovremmo aver superato gli Stati Uniti. In graduatoria svetta naturalmente la Francia, con il 43% del mercato, precedendo però realtà quali Australia (21%) e Cile (12%) sulle quali potremmo avere gioco facile.
Insomma tanta è la strada da fare, che passa quasi certamente attraverso una comunicazione efficace delle caratteristiche del vino italiano. Ed è proprio questa la considerazione/domanda che abbiamo girato a Simon Tam, responsabile del settore vino per la casa d'asta Christie's in Cina, incontrato ad Alba in occasione di Nebbiolo Prima. Con lui, cinese che parla un ottimo inglese ma nessuna parola di italiano, abbiamo condiviso la lingua dei terroir, di quelli italiani e in particolare di quelli di Langa e Roero. Senza dimenticare l'abbinamento cibo-vino.
testo e video di Francesca Ciancio
17/05/2012