Risultare tra i protagonisti di una riconosciuta "rivoluzione Copernicana" in un determinato ambito, qualunque esso sia, ti riserva inevitabilmente un posto nell'Olimpo delle figure più rappresentative e celebrate di quel particolare campo. Il binomio in questo caso lega l'enologia a Warren Winiarski, fondatore e proprietario della Stag's Leap Wine Cellars – cantina della Napa Valley, oggi a maggior ragione definita la "Toscana californiana" – il cui Cabernet Sauvignon venne riconosciuto superiore agli omologhi francesi di Bordeaux durante la degustazione passata alla storia come il "Giudizio di Parigi" nel 1976, rendendo i vini americani, fino ad allora considerati poco più che «succhi di frutta di collina», riconosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.
È morto Warren Winiarski
La notizia della morte di Winiarski, avvenuta per cause naturali all'età di 95 anni, arriva a pochi giorni di distanza da quella di Terry Robards, il critico di vini del New York Times noto soprattutto per aver diffuso la cultura vinicola negli States. C'è anche un po' d'Italia nei primi passi compiuti da Winiarski nel mondo dell'enologia. I suoi studi universitari in scienze politiche lo portano nel 1953 a trascorrere un anno a Napoli, per una sorta di Erasmus del secolo scorso. Nei momenti di pausa dagli studi sul Principe di Machiavelli, Winiarski gira l'Italia, entrando in contatto con tutto ciò che riguarda il vino, le sue tradizioni e costumi. Ma forse, ancora prima del nostro Paese, il primo punto di incontro con il vino risiede in quel cognome, che tradotto dal polacco, terra originaria della famiglia poi trasferitasi a Chicago, significa "quello del vino".
L'approdo in Napa Valley e i primi apprendistati
Nato nel 1928 nella città capitale dell'Illinois, Winiarski si laureò tuttavia al S. John's College di Annapolis, in Maryland, dove al tempo risiedeva anche Philip Wagner, giornalista ed autore di libri molto caro al futuro viticoltore, presso una tenuta nota come Boordy Vineyard. Una visita alla cantina e Winiarski si decide: farà anche lui vino. Ci prova dapprima in casa, a Chicago, con scarsi risultati. E poi, accompagnato dalla moglie Barbara che sposa nel 1958, prima in New Mexico e poi, definitivamente, presso la Napa Valley, nel 1964. Vari giri di apprendistato, con Lee Stewart alle cantine Souverain Cellars (dove avevano già trovato impiego nomi che al pari di Winiarski diventeranno noti nell'industria vinicola americana, quali Mike Grgich e André Tchelistcheff) e poi primo cantiniere dell'azienda di Robert Mondavi, fino ad arrivare, nel 1973, all'acquisto insieme ad altri investitori di un terreno di 44 acri nella contea californiana.
L'iniziale inconsapevolezza di un successo planetario
L'originario frutteto di prugne viene riconvertito a piantagioni di Cabernet Sauvignon (futuro, vittorioso, rivale dei vini francesi) e Merlot. A tre anni dall'acquisto viene fondata la cantina nota come Stag’s Leap Wine Cellars, e il resto è storia già trattata. L'iniziale tiepida reazione di Winiarski alla telefonata della moglie che gli annunciava il trionfo nell'assaggio alla cieca dei suoi vini (un semplice «That's nice») rende l'idea dell'inconsapevolezza del viticoltore rispetto al valore di ciò che aveva fatto e di cosa avrebbe comportato quel merito nella sua storia personale, in quella della Napa Valley e, allargando ancora di più lo spettro, in quella della cultura vinicola americana.
Una passione coltivata fino agli ultimi giorni
Un impegno che Winiarski portò avanti anche negli anni a venire, fondando lo Smithsonian Institution National Museum of American History’s American Food & Wine History Project, che traccia la la lunga e avvincente storia del cibo e del vino negli States, oltre a presiedere la Napa Valley Vintners Trade Body. L'Italia intreccia ancora i propri passi con quelli di Winiarski che, quasi a chiudere un cerchio, nel 2007 vende le sue cantine a una joint venture tra il Marchese Piero Antinori e la Ste. Michelle Wine Estates dello stato di Washington, per la considerevole cifra di 185 milioni di dollari. Alla base della decisione, la volontà di ritirarsi dalle proprie attività. Tuttavia, quando il vino lo hai fin dal cognome, è difficile staccarsene definitivamente, e fino alla sua morte si racconta di un Winiarski ancora impegnato nella coltivazione dell'uva, sempre lì, nella sua Napa Valley.