Mondo blog. Tipicamente: “l'altro” racconto del vino

11 Gen 2017, 14:00 | a cura di

Un blog di vino, da due professionisti del mondo del vino. Si chiama Tipicamente, ed è il progetto indipendente e fuori dai canoni di due degustatori e critici del vino. 

Sono in due, colleghi di studi e di lavoro, e per un periodo anche coinquilini. Ai tempi del Master in Giornalismo e Comunicazione Enogastronomica del Gambero Rosso. E se per una volta parliamo (anche) di noi, è perché Tipicamente, il blog di Antonio Boco e Paolo De Cristofaro (oggi collaboratori del Gambero Rosso), ci piace davvero.

 

Diversi mezzi, diversi stili

Ed è emblematico di come si possano (e forse dovrebbero) avere due approcci diversi secondo il mezzo che si usa: blog, guida, rivista. “Il blog è un progetto molto armonico rispetto al lavoro al Gambero, per quel che ci riguarda”spiegano. Che significa: altri argomenti, ma soprattutto altri modi di trattarli: “il Gambero ha una sua storia e un pensiero collettivo, è un prodotto corale non ha mai avuto un uomo solo al comando. Ognuno è una delle tante voci che si coordina con le altre. E questo ci piace molto: nella critica è importante”.

Nel blog è l'opposto, si restituisce un pensiero individuale “l'abbiamo aperto proprio per dare una voce parziale, più nostra, rispetto alla lettura collettiva 'gamberesca': è un modello diverso che si lega a quella del nostro lavoro”. Perché per Boco e De Cristofaro (uniche due firme tranne qualche rara eccezione)il vino è un mestiere, non solo una passione. Solo che, da professionisti, decidono che forma dare alle diverse esperienze.

 

Il piacere del ritmo lento e il rifiuto del giogo dei numeri

Sul blog non ripercorriamo gli schemi del lavoro Gambero, cerchiamo un pensiero laterale più che un tema specifico, e scriviamo di quel che ci succede nella nostra vita di assaggiatori e appassionati, quel che ci dà emozioni”e lo fanno in un modo che va in una direzione diversa rispetto quel che abitualmente si trova online. “Non seguiamo nessuna delle regole della rete”spiegano “facciamo spesso articoli lunghi e di approfondimento, e”aggiungono“non cerchiamo la polemica, non ci interessano i titoli accattivanti o l'attenzione legata alla stroncatura. Facciamo quel che ci interessa, senza compromessi, senza una vera e propria strategia editoriale”.

E i lettori apprezzano questo ritmo lento? “Abbiamo un seguito non oceanico, non mainstream, ma di appassionati abbastanza radicali e curiosi. Chi ci legge ha deciso che ci vuolededicare del tempo. Di che cifre parliamo? “Non lo sappiamo: cerchiamo di svincolarci dalla dittatura dei numeri. Non ci interessa allargare il sèguito per forza perché già abbiamo la nostra soddisfazione professionale”. Insomma, non è un modo per dare sfogo a una passione, ma il modo per dare un'altra voce a quella passione che è anche professione.

 

Gli articoli più letti e un po' di comicità online

Gli articoli più letti, e più commentati non solo online,sono spesso - a sorpresa - quelli più faticosi, per lunghezza o approfondimento. “Esattamente l'opposto di quel che in genere si dice funzioni sul web”. A testimoniare che il loro pubblico non è certo casuale. Si tratta di persone che amano andare a fondo, ma non disdegnano lo scherzo. Perché spulciando sul blog si inciampa in post dai toni comici, che canzonano senza remore vizi, tic e manie di questo mondo, per esempio il video (in occasione di Anteprime Toscane scorso) in cui imitano i vezzi dei giornalisti internazionali: “è un modo per giocare un po', altrimenti si diventa troppo seri”. Sdrammatizzare è importante, “ma sempre a partire da chiavi di lettura che per noi sono interessanti”. Così come seguire l'ispirazione del momento, si tratti del Nobel a Bob Dylan, di sigari o altri temi. Primo tra tutti il cibo: “spendiamo molti soldi in ristoranti, pure quelli che non abbiamo scherzano, e ogni tanto li raccontano pure. “Cerchiamo di non fare la semplice recensione, ma di partire da una riflessione, una chiave di lettura per raccontare il cibo”. Come in risposta a una vibrazione. Oggi, a un anno dal restyling, lo fanno con un po' più di pensiero e consapevolezza, “ma forse siamonoi che siamo cambiati”.

 

http://tipicamente.it/

 

a cura di Antonella De Santis

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