Partire con un abusato “Campania, luci e ombre”, per descrivere la situazione che abbiamo trovato in regione quest’anno a seguito dei nostri assaggi sarebbe davvero ingeneroso. Perché è vero che qualche neo lo abbiamo trovato, ma è altrettanto vero che le luci brillano davvero molto forte.
Qui ci concentriamo sui vini rosati della Campania, a base, soprattutto, di aglianico e piedirosso, coltivati in Irpinia e nella Costa d'Amalfi , dove è possibile trovare anche bianchi folgoranti, e alle pendici del Vesuvio, distretto che siamo sicuri - entrerà sotto i riflettori nel prossimo futuro.
L'Irpinia si trova nel cuore continentale della regione; si tratta di una zona composta da colline che si alzano verso l'Appennino Campano che offrono molto spesso bianchi dai profili aromatici e gustativi "montani": eleganza, mineralità e freschezza acida. Aglianico, coda di Volpe, falanghina, fiano, greco, piedirosso, sciascinoso i vitigni tipici coltivati.
La Doc Costa d'Amalfi comprende le tre sottozone autorizzate di Ravello, Furore e Tramonti, aree da sempre vocate all’agricoltura, alquanto diverse per esposizioni e microclima. I comuni che ricadono nella Doc sono tredici, tutti in provincia di Salerno. Sono previste le tipologie Bianco, Rosato e Rosso, queste due ultime frutto dell’uvaggio di piedirosso e/o sciascinoso (detto anche olivella) e aglianico in percentuale minima del 60%, più altri vitigni autorizzati fino a un massimo del 40%.
I declivi del Vesuvio riescono a dare uve eccezionali. La Doc prevede le tipologie Bianco, Rosato e Rosso. Il Rosato e il Rosso sono prodotti con piedirosso (localmente chiamato palombina), sciascinoso e aglianico. La resa massima di uva in vino è del 70%, ma con resa del 65% e gradazione alcolica del 12° sia Bianco che Rosato e Rosso possono definirsi “Lacryma Christi del Vesuvio”, di cui troverete due ottime espressioni nella lista che segue.
Tornando alle considerazioni generali sulla Campania del vino, le altre note positive arrivano da alcuni territori sempre più alla ribalta: se i Campi Flegrei sono una scommessa già vinta, le prossime fiches vogliamo puntarle sulla mediterraneità solare del Cilento, Il Sannio pure vive un ottimo momento: ci si affida, al solito, alla Falanghina per spiccare nel panorama regionale e nazionale, ma ci è capitato di assaggiare Aglianico sempre più a fuoco, in cui si punta più sulla parte succosa, matura e fruttata che sulle componenti tanniche. Per il resto è stata la solita divertente degustazione alla scoperta di tante zone, di tanti piccoli produttori che smaniano per emergere, di tante grandi aziende che consolidano il loro ruolo di guida in un affollato e competitivo panorama enoico.
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare a proposito dei migliori vini rosati della Puglia, della Sicilia e dei Cerasuolo d'Abruzzo, il rosato non è una categoria di prodotto, ma una lettura diversa di un territorio. Siamo convinti che negli ultimi anni la crescita dei vini in rosa sia stata imponente. Finalmente, troviamo rosé prodotti con le migliori uve a disposizione, con tante cantine che hanno deciso di puntare con forza su questa declinazione, andando a proporre gamme di rosati importanti e ben articolate. E il mercato sta rispondendo in maniera esaltante, in Italia come all'estero.
I migliori rosati della Campania da aglianico e piedirosso
I vitigni più presenti nella lista di etichette che vi proponiamo sono l'aglianico e il piedirosso, sui quali sempre più produttori investono per ottenere vini di notevole qualità anche nella tipologia rosé. Provengono dall'Irpinia, dalle pendici del Vesuvio e dalla Costa d'Amalfi, tra DOC e IGT.
Molto piacevole l'Era 79 Rosato di Tenuta Augustea (piedirosso 90%, aglianico 10%): speziato, minerale e sulfureo, è fresco e teso, vivace e sapido, di grande scorrevolezza.Vendemmia dopo vendemmia questa piccola cantina di Somma Vesuviana è riuscita a ottenere ottimi risultati. Arrivata alla quarta generazione di produttori, l'azienda può contare su sette ettari di vigneto di proprietà di cui gran parte poggia su piede franco.
Il Rosato Munazei 2022 di Casa Setaro (piedirosso 100%) offre profumi di prato fiorito, erbe di campo, rosa e melograno si amalgamano prima di tuffarsi in un sorso fresco e agile che nel finale ricorda il pompelmo rosa. Siamo nel borgo di Trecase, alle pendici del Vesuvio, all'interno del Parco Nazionale, con le vigne che si collocano fino a 350 metri di quota su terreni, ovviamente, di matrice vulcanica.
Il Pompeii Rosato 2022 di Bosco de'Medici (piedirosso 100%) è uno dei vini presentati quest'anno dall'azienda. A due passi dagli scavi archeologici di Pompei i Medici, nel XVI sec avevano dei possedimenti, non distanti dai vigneti che attualmente fanno capo all'azienda delle famiglie Paolomba e Monaco e che per questo hanno deciso di dedicargli il nome dell'azienda vinicola. Piedirosso, aglianico, e falanghina le uve coltivate. Altri corpi aziendali si trovano nei comuni di Terzigno e Boscoreale, una piattaforma viticola che si concretizza in una gamma sempre piuttosto solida.
Il Costa d'Amalfi Rosato Terre Saracene 2022 di Ettore Sammarco (piedirosso 70%, aglianico 30%) è uno dei vini presentati quest'anno dall'azienda più conosciuta ddi Ravello, che porta il nome del suo fondatore, Ettore Sammarco. Oggi l'azienda può contare anche su un fidato manipolo di conferitori: Bartolo, figlio di Ettore, si occupa di valorizzare questo patrimonio creando vini di stampo mediterraneo che prendono vita esclusivamente da uve autoctone.
Il Rosato 2022 di Fonzone (aglianico 100%) è uno dei migliori della regione nella tipologia: petali di rosa, fragola, molto gustoso e piacevole in bocca. Lorenzo Fonzone Caccese, chirurgo di professione, si butta nel mondo del vino nel 2005. In poco meno di vent'anni l'azienda si è fatta largo nel panorama irpino: le uve dei 20 ettari di proprietà sono lavorate in una cantina moderna, ipogea, perfettamente integrata con il territorio.
Il rosato Visione 2022 di Feudi di San Gregorio (aglianico 100% ) è uno dei vini presentati quest'anno dall'azienda capitanata da Antonio Capaldo insieme al supporto di Pierpaolo Sirch, protagonista di una ragguardevole produzione che abbraccia tutte le principali denominazioni regionali. C'è l'imbarazzo della scelta nell'eccelente batteria propostaci quest'anno.
L'azienda Mustilli, attualmente guidata da Paola e Anna Chiara, con il supporto tecnico di Fortunato Sebastiano, propone anno dopo anno etichette che raccontano il territorio di Sant'Agata dei Goti: protagonista è la falanghina, ma non mancano felici interpretazioni di piedirosso e aglianico. Quest'ultimo dà vità al Regina Sofia, un Frizzante sui lieviti gustoso, iodato al naso, sfumato su ribes e melograno, dal sorso teso, sbarazzino, piacevole e "dissetante".
Il Rose Season de I Favati è un ottimo rosato da uve aglianico, fragrante nelle sfumature floreali di rosa e glicine, intrigante nei richiami di lampone, agile ed elegante. L'azienda non è antica, la storia è piuttosto recente (si parte dei primi anni 2000) eppure quando si cita i Favati lo si fa parlando di un "classico". Soprattutto quando si tira in ballo il Pietramara, Fiano di Avellino proveniente dall'omonimo vigneto di Atripalda, vera e propria bandiera aziendale. Ma non di solo Fiano vive l'uomo.
Il Primula Rosa di Cantine Barone è un rosato da uve aglianico di stampo mediterraneo, solare e gustoso. Risale al 2004 la fondazione dell'azienda da parte di Giuseppe Di Fiore, Francesco Barone ed Emanuele Perrella, che ristrutturano una cantina sociale per avviare questa realtà che negli anni è cresciuta sempre di più. Le vigne, allevate prevalentemente a fiano e aglianico, si trovano nel Parco Nazionale del Cilento. In cantina spetta a Vincenzo Mercurio trasformare la materia prima proveniente da una dozzina di ettari di vigneto in una gamma di vini mediterranei e sempre più centrati, vendemmia dopo vendemmia. Molto solida la batteria giunta alle nostre degustazioni.
Vita Nuova è un Rosato frutto di uve aglianico: ricorda l'anguria e il ribes rosso, è speziato, strutturato, sapido e molto gustoso. Fulvio Cautiero e Imma Cropano nel 2002 hanno iniziato a recuperare vechi vigneti all'interno del Parco Regionale del Taburno. Qui producono i tipici vini del Sannio, una gamma di gran carattere.