I 9 migliori vini dei Campi Flegrei scelti dal Gambero Rosso

24 Feb 2025, 09:03 | a cura di
I millenari movimenti geologici che interessano il supervulcano dei Campi Flegrei non hanno mai fermato la lunga tradizione vitivinicola della zona. Che oggi piรน che mai brilla grazie ad alcuni validissimi interpreti in grado di regalare vini in cui si respira davvero il territorio.

Negli ultimi anni, nella narrazione del panorama vitivinicolo italiano, sono venuti alla ribalta alcuni territori in grado di vantare una peculiare caratteristica: insistere su suoli di matrice vulcanica. Ce ne sono in tutto lo Stivale, da nord a sud, alcuni insospettabili (come le denominazioni del nord-Piemonte Boca, Bramaterra, Lessona), altri molto piรน palesi, per esempio la zona dell'Etna o quella del Vesuvio. In questo secondo gruppo, perรฒ, va aggiunto un altro distretto campano: stiamo parlando ovviamente dei Campi Flegrei, in sorprendente ascesa.

Quella dei Campi Flegrei di fatto รจ una zona vulcanica del tutto attiva, come del resto stanno dimostrando le scosse e i sommovimenti anche in tempi recenti; Pozzuoli รจ un po' il baricentro di questo supervulcano che va da Bacoli a Possillipo, spingendosi verso nord fino a Quarto e Marano di Napoli. I suoli sono quasi polverosi, molto sottili, formati perlopiรน, com'รจ ovvio, dall'accumulo di ceneri e altri materiali eruttivi.

In questo territorio, dove la terra scotta e nell'aria aleggia l'odore acre dello zolfo, gli antichi ponevano gli accessi che conducevano all'aldilร . Ma allo stesso tempo, tanto i Greci quanto i Romani non potevano resistere al fascino di queste zone. E a loro si deve l'inizio della viticoltura: i Greci piantarono viti lungo tutta la fascia costiera dell'area; piรน tardi i Romani fondarono cittร , Baia per esempio, dotate di impianti termali, destinazione degli aristocratici che volevano staccare dal caos dell'Urbe: una situazione in cui il vino di certo non poteva mancare.

Vigna Solfatara Falanghina la vendemmia

I vitigni protagonisti dei Campi Flegrei

I vignaioli che oggi lavorano sui Campi Flegrei sono gli epigoni di questa lunghissima tradizione: a loro spetta il compito, inoltre, di salvaguardare un territorio che, nel recente passato, ha subito un'imponente cementificazione (per fortuna sembra essersi arrestata).

Nelle piccole e piccolissme parcelle in cui sono divisi i vigneti sono protagonisti due vitigni autoctoni, la falanghina e il piedirosso. La prima, che dimostra alcune differenze genetiche con quella presente nel Sannio e che รจ stata recuperata da ceppi centenari sulle pendici del Lago di Averno dalla famiglia Martusciello, regala bianchi dalla timbrica minerale e sapida, dotati di nerbo acido che mette in cassaforte il potenziale d'invecchiamento. Il secondo, dotato per natura di un'essenza pepata e floreale, su questi suoli si arricchisce di venature fumรฉ che conferiscono grande fascino a rossi dall'andamento agile ed elegante.

I vini dei Campi Flegrei che ci hanno conquistato durante i nostri assaggi

Nella lista che trovate di seguito troverete vini premiati con i Tre Bicchieri nella guida Vini d'Italia del Gambero Rosso 2025. altri con i Due Bicchieri rossi, essendo arrivati alle nostre degustazioni finali, altri ancora sono stati inseriti nella guida Berebene 2025 del Gambero Rosso per l'ottimo rapporto qualitร -prezzo. Ma, al di lร  dei punteggi, sono tute etichette che rappresentano al meglio il territorio dei Campi Flegrei.

La Falanghina Vigna Astroni '20 di Cantine Astroni restituisce l'afflato vulcanico della zona in un profilo olfattivo che ricorda la pietra focaia e che accenna a sensazioni di idrocarburo. Segue la classica vena erbacea del vitigno che anticipa una bocca lunga, profonda e sapida. Di grande livello anche il Colle Rotondella, Piedirosso che profuma di pepe nero, lampone maturo e ribes nero. Leggiadramente fumรฉ, ha un sorso integro e scorrevole, molto piacevole e godibile.

รˆ il cratere degli Astroni a battezzare una delle aziende principali dell'areale dei Campi Flegrei. Il paesaggio รจ straordinario, dotato di quel fascino ancestrale dei luoghi vulcanici, con terreni formati da ceneri e lapilli e che respirano le brezze del vicino Mar Tirreno. A guidare l'azienda attualmente ci sono Cristina Varchetta, che racconta il territorio tanto in azienda quanto all'estero, e Gerardo Vernazzaro, che invece si occupa di trasformare le uve dei 25 ettari vitati in una gamma territoriale e identitaria.

Vulcanica la Falanghina Luce Flegrea di Cantine del Mare: profuma di pietra focaia, agrumi bianchi e scoglio; la bocca รจ scorrevole e dotata di una certa eleganza minerale.

Sottile, lievemente fumรฉ, profumata di scorze di agrumi gialli e salvia la Falanghina '22 di Contrada Salandra, elegante e giocata in sottrazione, ossuta ma armonica. Il bouquet del Piedirosso '21 รจ molto mediterraneo e intrigante: arbusti, oliva nera, carbone, fiori rossi, pepe nero, erbe aromatiche anticipano una bocca identitaria, stratificata, dal tannino sottile che scandisce il sorso e che porta a un finale dove protagonisti sono i piccoli frutti rossi.

I Campi Flegrei stanno vivendo una situazione piuttosto complicata, causata dai movimenti vulcanici che interessano la zona da millenni e che negli ultimi mesi si sono intensificati. Un territorio difficile, ma anche affascinante, dove il calore del sottosuolo abbraccia le coste del Tirreno. Qui, a Pozzuoli, tra le sabbie nere di Coste di Cuma, Monte Sant'Angelo e Monteruscello, opera Giuseppe Fortunato, uno dei grandi interpreti del territorio. Falanghina e piedirosso sono gli strumenti del suo lavoro, vitigni che danno vita a due etichette in cui si percepisce forte la voce di questo magico areale.

Ingresso in Guida per l'azienda di Antonio Iovino in virtรน di una batteria piuttosto convincente in cui spicca uno speziato Piedirosso Vigna Solfatara '21, reattivo e piacevole, sapido e ben ritmato. Buono anche il Gruccione, rosso floreale e pepato, energico, iodato.

Sebbene la specialitร  di Salvatore Martusciello siano i tradizionali rossi frizzanti della Penisola Sorrentina, Gragnano e Lettere - che per inciso, erano molto buoni anche quest'anno - per la guida Berebene 2025 del Gambero Rosso abbiamo scelto il Settevulcani, un Piedirosso dai toni fumรฉ e fruttati ben amalgamati, con un profilo che conduce a una bocca croccante, vitale e leggiadra, dotata di succosa sapiditร .

Il Piedirosso '23 de La Sibilla mescola note affumicate e macchia mediterranea; in bocca frutto e sapiditร  sono messi in riga da un tannino che dร  ritmo e scandisce il tempo gustativo.ย  Il Vigna Madre รจ davvero una bandiera del territorio flegreo: l'afflato vulcanico si trasforma in sensazioni di camino spento e grafite, che, mescolandosi alla tipica nota floreale e speziata del vitigno, conferisce una stratificazione olfattiva intrigante e affascinante. La bocca poi guarda alla costa tirrenica per il tocco iodato che sfida il tannino, sottilissimo e saporito. Nel finale, a sorpresa, la succositร  dei frutti neri di bosco.

Sono Vincenzo, Salvatore e Mattia a portare avanti l'azienda La Sibillaย  creata dal padre Luigi e dalla madre Restituta nel 1997. Ormai รจ tra i punti fermi del territorio grazie alla capacitร  non comune di coniugare l'indomito carattere del terroir - l'origine vulcanica dei suoli composti da ceneri e lapilli, la vicinanza con il mare e di riflesso il profilo salino e iodato nel bicchiere, la presenza di tante vigne a piede franco - con uno stile nitido e polposo, specialmente nelle selezioni che si affiancano ai fragranti "base".

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