La penna di Eric Asimov offre sempre spunti interessanti. A fine anno il celebre critico enologico del New York Times pubblica la lista dei vini che l’hanno colpito nel corso degli ultimi 12 mesi. Le sorprese non mancano mai, l’approccio non è solo tecnico: “sono vini che non solo offrono una grande piacevolezza ma che si adattano perfettamente all’occasione in cui vengono stappati…bottiglie capaci di raccontare storie indimenticabili e creare immagini durature nel tempo”, fa notare in apertura. Tra i 12 vini presentai, ci sono anche due italiani. Il primo è il Valdobbiadene Mariarosa Frizzante di Cà dei Zago, che il giornalista americano ha avuto modo di apprezzare in una trattoria ‘casual’ di Roma, La Tavernaccia: “Un vino vitale, sapido, delizioso”.
Asimov evidenzia lo stacco con gli ordinari Prosecco, sia sul piano dell’attenzione della salubrità dei suoli che dello stile produttivo, si tratta infatti di un Prosecco Col Fondo, quindi rifermentato in bottiglia secondo il metodo ancestrale e non in autoclave. "Lo produco da una vigna a Saccol, nella zona del Cartizze, è talmente ripida che dobbiamo usare le fune per vendemmiare. I terreni sono calcarei e arenari, molto duri, le rese molto basse, sui 60 quintali ad ettaro per sole 3.500 bottiglie", ci racconta Christian Zanatta. Abbiamo avuto il piacere di assaggiarlo di recente e ha stregato anche noi: ha una tensione gustativa speciale, sapidità e lunghezza non comuni.
Il secondo vino è un’etichetta che soprattutto sul mercato nordamericano è riuscito a conquistarsi uno status speciale tra i grandissimi: il Trebbiano d’Abruzzo Fonte Canale 2017 di Tiberio. Il critico l'ha pescato nel ristorante L’Angolo d’Abruzzo a Carsoli. “Un single vineyard da vigne vecchie di trebbiano abruzzese: da amare, roccioso, quasi salato, un vino meraviglioso che si pone tra i migliori bianchi italiani”, commenta. Prodotto in pochissime bottiglie da Cristiana Tiberio, siamo a Cugnoli in provincia di Pescara, trova spazio nei pairing dei migliori ristoranti nel mondo e in Italia, è al bicchiere anche all’Osteria Francesca di Massimo Bottura, per dire. Chi l’ha assaggiato non lo dimentica, ha una complessità e stratificazione rara. E invecchia con particolare con grazia.
I migliori vini del 2023 secondo il New York Times
La magia dello Sherry alla prova del tempo
Ecco la lista completa, un giro del mondo raccontato con precisione, stile essenziale e competente. La dedica in calce è per il mondo immaginifico dello Sherry. Per il giornalista americano, i produttori Ramiro Ibáñez e Willy Pérez hanno valorizzato uve da tempo dimenticate e stili di vino non fortificato in gran parte scomparsi. “I vini che stanno producendo sono tra i più interessanti al mondo, ho assaggiato due Sherry Oloroso degli anni Quaranta o Cinquanta rappresentativi della zona prima che fosse industrializzata negli anni ’70. Le etichette non erano più leggibili, uno proveniva da un vigneto dell'entroterra, dove gli Sherry tendono a essere più ricchi e potenti. L'altro proveniva da un vigneto costiero, per Sherry più fini ed eleganti. Volevano che indovinassi quale fosse. Le differenze erano evidenti. La potenza dei terroir dello Sherry è stata ampiamente dimostrata da questi due vini antichi straordinariamente complessi. Una lezione e una coppia di vini che non dimenticherò mai”, conclude.
I vini memorabili del 2023 secondo Eric Asimov
Valdobbiadene Mariarosa Frizzante 2022 Cà dei Zago
Nahe Monziger Riesling Kabinett 2021 Emrich- Schönleber
Improvisació Xarello 2020 Enric Soler
Sierra de Credos El Tamboril 2018 Comango G
Dry Creek Valley Cabernet Sauvignon 2018 A. Rafanelli
Trebbiano d’Abruzzo Fonte Canale 2017 Tiberio
Rías Baixas Albariño Cepas Vellas 2016 Do Ferreiro
Sonoma County Trousseau 2014 Sandlands Vineyards
Clos de la Roche Vielles Vignes 2005 Jacky Truchot
Sierra Foothills North Yuba Cabernet Sauvignon Première Cuvée 1996 Renaissance
Margaux 1989 Château Palmer