Degustazioni di grandi soddisfazioni quest’anno in Veneto, determinate sicuramente da una serie di ottime annate come la 2021 e 2022 che, pur diametralmente opposte, hanno dato vita a vini dagli aromi raffinati con dinamiche gustative di grande tensione e agilità nel primo caso, e a vini intensamente fruttati, disponibili e immediati nel secondo. Qui ci concentriamo sui vini Soave, che durante le degustazioni per la guida Vini d'Italia 2024 di Gambero Rosso abbiamo trovato nitidi nell’espressione aromatica tipica e dal profilo gustativo fine e slanciato,
Il vitigno garganega
Il vitigno protagonista del Soave è senz'altro la garganega, che deve essere presente dal 70.0% al 100.0% (gli altri vitigni che possono comporlo sono lo chardonnay, il pinot bianco e il trebbiano di Soave fino al 30.0%). La garganega è l’uva autoctona a bacca bianca più importante del Veneto e in particolare delle zone di Soave e Gambellara. Le sue origini sono incerte, ma sappiamo che la zona del veronese era già famosa per la produzione di vino fin dall’antichità. Una tradizione agricola che ha attraversato i secoli fino ad arrivare ai giorni nostri. Troviamo tracce di quest’antica vocazione per la viticoltura a Palazzo di Giustizia di Soave, sulle cui mura è scolpita l’iscrizione “io, casa amica del diritto, sono stata eretta quindici lustri dopo gli anni mille e trecento… quando i paesani pigiavano con i piedi le uve”.
La zona di produzione di Soave copre tutto l’arco collinare orientale della provincia di Verona, ma l’area più antica e storicamente vocata è quella Classica, che si trova sui rilievi collinari di Monteforte d'Alpone e Soave. I suoli delle colline sono di antichissima origine vulcanica, con prevalenza di rocce nere basaltiche, estrusioni di tufo e venature calcaree, che donano al vino di questo prezioso terroir sorprendenti e profonde note minerali. I versanti ripidi di Soave consentono splendide esposizioni, che garantiscono una maturazione perfetta dell’uva.
La garganega è solitamente allevata secondo il tradizionale sistema della pergola veronese. È un vitigno vigoroso e produttivo, con grappoli dalla forma allungata e acini di un bel giallo dorato. Sui suoli di antica origine vulcanica di Soave e Gambellara, ha trovato la sua terra d’elezione. Qui riesce a esprimersi con livelli qualitativi elevati, regalando vini affascinanti, longevi, caratterizzati da un nitido profilo minerale. Vinificata in purezza, esprime un bouquet interessante, con profumi di fiori bianchi, aromi fruttati, note tropicali e finale ammandorlato. Spicca soprattutto per un grande equilibrio gustativo, che dona al vino corpo, struttura e una certa morbidezza. All’affinamento in acciaio, che preserva maggiormente gli aromi varietali dell’uva, si affianca sempre più spesso anche l’invecchiamento in botti o barrique, che contribuisce a conferire al vino maggior complessità aromatica e struttura.
La garganega si presta anche a una surmaturazione in vigna, utilizzata per realizzare vini più concentrati e morbidi da vendemmie tardive. La naturale propensione all’appassimento del vitigno è sfruttata soprattutto per realizzare alcuni tra i più famosi e apprezzati vini da dessert: il Recioto di Soave Docg e il Recioto di Gambellara Docg.
La Doc Soave
La Doc Soave, tra le più antiche d’Italia, riconosciuta con regio decreto nel 1931, è costituita da circa 7mila ettari vitati, in 13 Comuni a est di Verona, in parte su colline di origine vulcanica. Soave è stato anche il primo comprensorio produttivo italiano a fare il suo ingresso nel Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico a cui è poi seguito il riconoscimento delGiahs-Fao (Sistemi di patrimonio agricolo di importanza mondiale, Globally important agricutural heritage system), dedicato alle zone agricole nel mondo che promuovono un’agricoltura sostenibile, lontana dai processi industriali, e che conserva uno stretto legame tra paesaggio, prodotti locali, comunità rurali associate.
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Calvarino e La Rocca, entrambi figli dell'ottima vendemmia 2021, son i consueti cavalli di razza, due bianchi di Soave che si muovono su percorsi ben delineati. Più fresco, agrumato e floreale il primo, dove acidità e ricchezza si muovono all'unisono. Il secondo invece è giocato su un timbro più maturo e complesso, con il frutto giallo attraversato da note di macchia mediterranea e da una timida nota minerale. Il sorso in questo caso è più compassato e profondo, per giungere a una chiusura asciutta e di estrema pulizia.
Incastonata sul fianco della costa collinare che da Castelcerino e Fittà conduce a Soave, la cantina della famiglia Pieropan è un gioiello che si integra alla perfezione con il paesaggio viticolo del Soave. Andrea e Dario hanno raccolto l'eredità di papà Nino e conducono l'azienda con il medesimo piglio e sensibilità, potendo contare su una piattaforma vitata che ormai supera i 70 ettari condotti in regime biologico ed è dedicata interamente ai vitigni del Soave e della Valpolicella.
Splendido il Soave Campo Vulcano '22 de I Campi, che profuma di frutto a polpa bianca e fiori, con una sottile e tenue vena minerale che attende solo di poter esplodere. In bocca la tensione acida dona slancio e lunghezza a un sorso che guarda più all'eleganza che alla potenza. Nel corso degli anni Flavio Prà ha limitato sempre più la sua attività di consulente presso altre aziende, concentrandosi sulla crescita della sua azienda, fondata nel 2006. La cantina si trova a Cellore di Illasi, racchiusa fra le colline a est e il letto del torrente Illasi a ovest. Le vigne invece si estendono soprattutto in collina, sia nella zona classica del Soave che nella Valpolicella orientale, e forniscono le uve per una produzione di grande finezza e nitidezza aromatica.
Frutto di un vigneto di garganega in zona Carbonare piantato su piede franco, I Rasoli matura in anfore di terracotta a lungo prima di venire presentato. Al naso i profumi di frutto giallo e fiori intersecano una sottile nota minerale e di macchia mediterranea che ritroviamo perfettamente espressa in bocca dove il vino mette in luce grinta, tensione e lunghezza. Più disponibile e immediato nella lettura delle note affumicate e di frutto il Battistelle, un Soave dal profilo gustativo ricco, succoso e di beva inarrestabile.
In posizione quasi nascosta fra le pieghe delle colline di Brognoligo si distende la decina di ettari dell'azienda Le Battistelle, una delle realtà più interessanti del comprensorio Soavese. La data di nascita recita 2002, ma la famiglia di Gelmino e Cristina Dal Bosco vanta un rapporto storico con la viticoltura che solo negli ultimi vent'anni si è concretizzata nel progetto Le Battistelle. Accanto a loro i figli Gloria e Andrea contribuiscono ad una produzione di carattere e vigore.
Soave Monte Carbonare '21 di Suavia sfrutta l'annata fresca e con grandi escursioni termiche per offrire un'interpretazione di grande finezza. I profumi si concedono netti e fragranti, con il frutto bianco in primo piano seguito dai fiori e da una timida mineralità che saprà guadagnare importanza con il passare degli anni. All'assaggio colpisce la nota salina che dona ricchezza a un sorso snello e longilineo.
Meri, Valentina e Alessandra hanno saputo trasformare l'azienda fondata dal papà in una delle realtà più interessanti del Soave, forti di un legame profondo con questa terra e le sue tradizioni. Le vigne delle sorelle Tessari si adagiano sui colli scuri di Fittà attorno alla cantina, su quelli più bruni di Tremenalto all'estremità settentrionale della zona classica e sul ripido cono di Castellaro. Garganega e trebbiano di Soave danno vita a una produzione di grande personalità.
I risultati più interessanti giungono anche quest'anno dalle nere colline di Monteforte d'Alpone, con una versione più che convincente di Salvarenza. La vendemmia 2021 ha conferito un quadro aromatico particolarmente fresco e giocato sul frutto bianco e i fiori, con una sottile mineralità che si adagia sul fondo in attesa di poter esplodere. Il sorso, sapido e slanciato, conclude su una bella nota agrumata.
Parlare dell'azienda di Sandro e Claudio Gini è un po' come parlare della storia del Soave, la denominazione veronese che sfodera bianchi in grado di reggere l'urto del tempo con grande eleganza e identità. Il merito va equamente diviso fra la sensibilità che i fratelli pongono tanto in campagna quanto in cantina e il valore dei vigneti che occupano alcune delle esposizioni più vocate.
Grandi prestazioni quest'anno in casa Tessari con il Monte Fiorentine '21 a brillare per finezza aromatica e tensione gustativa, risultando un bianco di carattere e finezza. Più ricco, lento e complesso il Monte Alto '20, Quando alla fine del secolo scorso Ca' Rugate era una piccola realtà a conduzione familiare nel borgo di Brognoiligo, nessuno avrebbe potuto immaginare che nel volgere di un paio di decenni sarebbe diventata una delle aziende più importanti del territorio. Il merito va diviso equamente fra l'intraprendenza di Michele Tessari e la lungimiranza di papà Amedeo che ormai da anni ha lasciato in buone mani le redini dell'azienda. Soave e Valpolicella rappresentano il cuore della produzione di casa, ma sempre più significativo è l'impegno anche per il durello della Lessinia.
Oottima versione di Soave Monte Grande '21. Garganega in purezza, lascia già trasparire una timida nota minerale che attraversa un frutto giallo maturo arricchito da note agrumate. In bocca colpisce soprattutto la sapidità che dona ricchezza e dinamismo al tempo stesso, per un sorso appagante e raffinato. Più affumicato e sulfureo lo Staforte della medesima vendemmia, I territori del Soave e della Valpolicella, confinanti e per brevi tratti addirittura sovrapposti, danno vita a vini diametralmente opposti. Ad est vini bianchi, agili e dotati di grande slancio, ad ovest invece tutta la ricchezza e dal potenza dell'Amarone. Graziano Prà opera su entrambe le denominazioni, forte di un parco viticolo che si estende per una trentina di ettari in quest'angolo di Veneto. Vini dallo stile nitido e che si esprimono soprattutto in finezza e profondità.
Sugli scudi anche quest'anno il Soave Il Casale '21, un calice che non vuole stupire per tanto l'intensità aromatica quanto per il comportamento del palato. È ricco, di straordinaria sapidità e governato da una spinta acida che ingentilisce e allunga il sorso. Nata come spesso accadeva nel secolo scorso come azienda agricola a tutto tondo, Agostino Vicentini assieme alla moglie Teresa ha trasformato l'azienda di famiglia, dedicando tutta l'attività alla produzione di vino. Oggi accanto a loro i figli Francesca e Manuele costituiscono un affiatato team che segue tutte le fasi produttive di casa. Sono una ventina gli ettari di vigneto dedicati alle uve del Soave e a quelle della Valpolicella, per una produzione di grande personalità e autenticità.
Soave di grande aderenza territoriale il Runcata '21 che esalta l'animo più indomito e nervoso che questi suoli vulcanici conferiscono alle uve. Il passaggio in rovere ha solo dato profondità e complessità all'espressione del frutto; il palato invece scocca come una freccia, sapido e rettilineo nell'incedere acido per concludere lungo e trascinante. La famiglia Dal Cero negli ultimi decenni ha saputo valorizzare al meglio il territorio di Roncà, dando la giusta visibilità a quella che oggi rappresenta la nuova frontiera del Soave. Sui tre antichi vulcani, Calvarina, Corretta e Duello, i vigneti si estendono fra le macchie di bosco, costituendo un paesaggio meno pettinato e più selvaggio. Le uve maturano perfettamente mantenendo una spiccata acidità, che conferisce ai vini slancio e longevità.
Molto buono il Soave Ferra '21, garganega in purezza, maturato in botte grande, che porge aromi di frutto bianco e fiori in un palato armonioso e raffinato. Il tessuto produttivo veronese vede la presenza di diverse grandi aziende attive su tutte le principali denominazioni della provincia. I fratelli Agostino e Giuseppe Rizzardi possono fare affidamento su un'ampia superficie vitata che si sviluppa proprio in queste aree, seguendo così tutte le fasi produttive dalla campagna alla bottiglia, senza dover ricorrere a collaborazioni esterne. Valdadige, Bardolino, Valpolicella e Soave sono i territori d'elezione su cui si muove l'azienda, dando vita a vini di forte espressione territoriale.
Il Soave I Palchi '20, frutto dei vigneti sul Foscarino, è un bianco raffinato e di pregevole armonia. Stefano Inama ha saputo trasformare l'azienda fondata dal papà nella seconda metà del '900 in una delle realtà più interessanti della regione, prima con lo sviluppo nell'area del Soave, poi nel comprensorio Berico. Oggi la proprietà si distribuisce su un importante parco viticolo nelle due denominazioni e accanto a Stefano i figli Matteo, Alessio e Luca svolgono ruoli sempre più rilevanti. Massima attenzione per l'impatto delle attività nei confronti dell'ambiente e parallelamente per la volontà di valorizzare il potenziale di questi meravigliosi territori.
Le Bine de Costìola '21 di Tamellini è un Soave dalla raffinata espressione aromatica, con il frutto a polpa bianca al centro dell'obiettivo facendosi strada fra le sfumature affumicate; attorno ad esso, ecco comparire le note floreali, gli agrumi e una sottile vena minerale. In bocca è ricco, succoso e perfettamente accompagnato dalla spinta acida. Il complesso collinare che si sviluppa a nord di Soave e di Monteforte d'Alpone costituisce la zona classica del Soave. Sono colline di origine vulcanica, con suoli scuri basaltici nella zona orientale e sempre più chiari a mano a mano che ci si sposta sul versante occidentale. Qui, nella località che prende il nome della famiglia, si trova la cantina e buona parte dei vigneti di Gaetano e Pio Francesco Tamellini, i fratelli che alla fine del secolo scorso hanno trasformato l'azienda, prima dedita alla produzione di uva, in una delle migliori realtà del territorio.
Il Soave Verso Riserva di Canoso da garganega in purezza frutto della vendemmia 2018 che matura lentamente in acciaio prima di trascorrere un altro anno in vetro. Oggi mette in luce un quadro aromatico profondo e complesso, con il frutto a polpa gialla che interseca le note di pietra focaia e fiori secchi. In bocca è ricco, solido e dotato di un grande allungo. Nel 2016 la strada di Giovanni Bartucci si incrocia con quella di Primo e Massimo Canoso e da quell'incontro nasce il nuovo corso dell'azienda di via Roma, attualmente una delle realtà più interessanti del comprensorio soavese. Una quindicina di ettari di vigneti collinari, con altitudini che si estendono dai 90 ai 290 metri, costituiscono il bene più grande dell'azienda che, con la preziosa collaborazione di professionisti del territorio, ne trasforma le uve in una gamma di etichette di assoluto valore.
Sono ben quattro i Soave presentati dall Cantina Sociale di Monteforte d'Alpone, tra i quali eccelle il Foscarino '21, un bianco da garganega in purezza che matura parzialmente in rovere e che porge al naso profumi che ricordano i frutti gialli e i fiori secchi. In bocca rivela pregevole armonia e si distende con decisione attorno all'acidità, concludendo con un finale asciutto e succoso.
Il comprensorio del Soave è terra di cooperazione, con un vero e proprio esercito di viticoltori che conferisce il raccolto presso la Cantina di Monteforte. Qui solo le migliori partite sono dedicate ai vini in bottiglia, con un'attenzione particolare per la valorizzazione delle migliori esposizioni. Il legame con il territorio e le sue uve, la stretta collaborazione con i soci e un'attività in cantina di grande sensibilità e cura porta alla produzione di un'ampia gamma di vini di assoluto valore.
Ottima la versione 2021 del Monte Ceriani, un Soave dai profumi affumicati e delicatamente sulfurei che lasciano spazio a una nitida espressione fruttata. Il palato è energico e caratterizzato da una spiccata acidità. Nata per volontà dei fratelli Armando, Tiziano, Paolo e Massimo Castagnedi alla fine del secolo scorso, Tenuta Sant'Antonio è diventata nel volgere di pochi anni una delle protagoniste del successo dell'Amarone e della Valpolicella nel mondo. Oggi l'azienda può fare affidamento su un'ampia piattaforma viticola di pregio che si estende fra la Valpolicella orientale e il territorio del Soave. L'ingresso delle nuove generazioni ha portato una rinnovata attenzione all'impatto ambientale di tutte le attività legate al mondo del vino.
Fantastico il Soave Vulcano '20, affumicato e di grande fascino. Federico Zambon è fra gli interpreti più interessanti del comprensorio del Soave, con una produzione che non ha paura di mettere in primo piano il carattere estremo che il territorio orientale della denominazione può donare.