Il raboso del Piave è un vitigno a bacca rossa della Marca Trevigiana, la cui origine si perde nei secoli. Le prime testimonianze certe risalgono al ‘600 ed è proprio in questo periodo che il raboso diventa famoso come “vino da viaggio” nei territori della Serenissima. Grazie alla sua spiccata acidità e ai tannini vigorosi, era uno dei pochi vini che resisteva ai lunghi viaggi oceanici senza alterarsi. La coltivazione del vitigno nei territori alla sinistra del Piave è continuata fino alla fine della seconda guerra mondiale. A quell’epoca, circa l’80% del vino rosso del territorio era prodotto con il raboso. Solo negli anni ’60, la moda dei vitigni internazionali ha favorito la progressiva sostituzione del raboso con uve commercialmente più redditizie, come il cabernet sauvignon e il merlot. Poi, dopo una trentina d’anni, alcuni produttori hanno salvato dall’estinzione il raboso, facendone conoscere e apprezzare i pregi.
Il raboso è un vitigno piuttosto rustico e robusto, con un ciclo vegetativo lungo; germoglia precocemente e matura tardivamente, verso la fine di ottobre. Si adatta molto bene ai terreni alluvionali, ghiaiosi e a quelli calcareo-argillosi. Storicamente è coltivato solo nella pianura trevigiana a ridosso del Piave. Il vino si caratterizza per corpo e struttura importanti. Da giovane i presenta tannini aggressivi che insieme all’alta acidità lo rendono piuttosto spigoloso e ruvido al palato. Solo un lungo invecchiamento in legno riesce a smussare gli aspetti più aspri del suo carattere e a trasformarlo in un vino potente e armonioso.
Ha un colore rosso intenso, profumi di marasca e frutti rossi, a cui si aggiungono note evolutive terziarie. Pur conservando una buona freschezza e tannini importanti, il raboso acquista un bouquet ampio e complesso con l’affinamento in botte, che arricchisce gli aromi fruttati con nuances di spezie e tabacco. Il finale chiude con una buona sapidità e una grande persistenza. Il raboso del Piave rientra a pieno diritto tra i grandi rossi italiani da invecchiamento. A tavola si abbina perfettamente con cacciagione in salmì, carni rosse preparate con cotture lunghe ed elaborate, grigliate e arrosti importanti.
I migliori Raboso del Piave
Ecco i Raboso del Piave che hanno ottenuto i Due Bicchieri Rossi o i Due Bicchieri sulla guida Vini d'Italia di Gambero Rosso 2024.
La lunga estate del 2016 ha permesso la raccolta di uve perfettamente mature che sono state trasformate in una splendida versione di Raboso, vino che concede i suoi aromi poco per volta: prima il frutto rosso, poi le spezie e infine le sottili sfumature balsamiche. In bocca la tradizionale grinta acida e tannica del vitigno è governata con eleganza e il sorso si distende succoso in un lungo finale. Più complesso, articolato e irrequieto l'Indigeno 2013. Luigi Peruzzetto e il figlio Jacopo conducono l'azienda di famiglia a due passi dal corso del Piave, una delle realtà più interessanti del territorio estesa per poco meno di una ventina di ettari. Qui, su terreni che alternano l'argilla a strati più ghiaiosi mano a mano che ci si avvicina al corso del fiume, trovano dimora vitigni internazionali ma anche i più storici raboso, marzemina bianca e alcuni dei numerosi incroci realizzati dal professor Manzoni. La produzione mette al centro del palcoscenico il raboso, interpretato con precisione e rigore.
- Piave Raboso 2016 - Casa Roma
- Piave Raboso Indigeno 2013 - Casa Roma
- Piave Malanotte 2017 - Casa Roma
ll Raboso 2020 di Giorgio Cecchetto al naso conquista per la centralità del frutto contornato da tenui sfumature floreali e la discreta presenza del rovere. In bocca però il vino cambia passo e la tradizionale aggressività del vitigno viene governata con l'eleganza e la dolcezza del tannino, per un sorso di grande precisione e armonia. Più esuberante è la versione passita RP che ai profumi di frutto surmaturo fa seguire un palato didolcezza ammaliante e dal finale asciutto e pulito. Giorgio Cecchetto, assieme alla moglie Cristina e ai figli Sara, Marco e Alberto, conduce quella che è diventata una vera e propria azienda leader nel territorio del Piave. Ampia la superficie vitata di cui può disporre, attingendo da oltre 100 ettari che si estendono fra le ghiaie e le argille attorno alla cantina a Tezze di Piave, a Motta di Livenza e a Cornuda. Solo una parte delle uve raccolte dà vita alla produzione di casa, permettendo così a Giorgio di selezionare solo le migliori partite, a partire dall'amato e coccolato raboso.
Il Raboso 2019 di Stefano e Luigi Sutto è uno dei vini della batteria presentata quest'anno che non conosce punti di debolezza. Se c'è un aspetto che colpisce nell'attività dei fratelli Sutto è sicuramente la velocità con cui hanno saputo prendere la piccola azienda del papà Ferruccio e trasformarla in una delle realtà più importanti della regione. L'esteso parco viticolo si sviluppa fra la pianura trevigiana e le colline patrimonio dell'Unesco, cui si aggiunge un'importante esperienza nel Collio Goriziano. Alla storica cantina di via Arzeri quest'anno si è aggiunta la nuova e moderna struttura di Col San Martino, destinata alla produzione del Prosecco Superiore
Grande attenzione è posta nella produzione del Raboso Potestà 2020 di Bonotto delle Tezze, il vino che più degli altri rappresenta l'azienda. Gestione separata delle singole partite e affinamenti differenti consegnano le basi per un rosso di grande fascino dove alle note intense di ciliegia matura fanno eco sfumature balsamiche e lievi accenni speziati. In bocca il vino rivela tutta la grinta del vitigno trevigiano, fatta di solidità, acidità in evidenza e tannino serrato. In un territorio che sembra aver abdicato alla sua ricchezza ampelografica per la glera, Antonio Bonotto assieme alla moglie Vittoria e al figlio Luigi rimane invece fedelmente legato alle uve storiche del territorio, capitanate ovviamente dal raboso. La storica cantina di via duca d'Aosta è stata recentemente ampliata e oggi permette che ogni lavorazione sia eseguita con precisione e al momento giusto. Vini dallo stile schietto che esprimono un'idea produttiva incentrata sull'eleganza e la freschezza di beva.
- Piave Raboso Potestà 2020 - Bonotto delle Tezze
Il Reposum Raboso di Tenuta San Giorgio è un passito ottenuto da raboso in purezza. La famiglia Tombacco conduce la grande azienda di proprietà a Maserada sul Piave, 85 ettari distribuiti su terreni ricchi di ghiaia e argilla. Accanto all'immancabile Prosecco ecco la presenza dello storico raboso: il Malanotte Bruma Nera '16 è un rosso maturo e di grande ricchezza.
Il nome di Vignalta è legato indissolubilmente a quello dei Colli Euganei, l'area vulcanica che si estende a sud di Padova e che vede la viticoltura fondersi in un paesaggio dove le macchie boschive e i fondovalle seminativi restituiscono un profilo agricolo vario e a basso impatto. Il cuore produttivo si sviluppa fra le colline di Baone e Arquà Petrarca, più di 30 ettari dedicati in gran parte alle varietà bordolesi, ma non mancano lo chardonnay, il Manzoni bianco o gli storici moscato bianco e giallo.
Il Piave Malanotte 2018 di De Stefani è uno dei vini prodotti da Alessandro De Stefani, alla guida dell'azienda di famiglia, una realtà strutturata su tre corpi viticoli che si distribuiscono principalmente fra i paesi di Fossalta di Piave e Monastier, mentre per la glera e il marzemino bisogna addentrarsi fra le colline di Refrontolo. La vasta pianura che si allarga fra le province di Venezia, Treviso e Pordenone è caratterizzata da profondi strati di argilla che lasciano spazio alla ghiaia a mano a mano che ci si avvicina al corso dei numerosi fiumi che la attraversano.
Il Malanotte 2015 di Ornella Molon, in virtù delle uve parzialmente appassite, gioca con un frutto più dolce e maggiormente espresso. In bocca la tipica ruvidezza del vitigno raboso è mitigata e accompagnata dalla pienezza gustativa. La pianura che si allunga fra le provincie di Venezia, Treviso e Pordenone è da sempre terra di viticoltura, dove l'avvento della fillossera più di un secolo fa soppiantò le varietà storiche, lasciando in dote le principali varietà internazionali. Oggi è la glera la protagonista di questo lembo di Veneto, ma non in casa Molon Traverso, da sempre fedele alle varietà che hanno portato qualità e successo. I fratelli Stefano e Alex Traverso seguono con la collaborazione dei genitori Ornella e Giancarlo tutte le fasi produttive e commerciali.