La Campania è una delle regioni italiane più composite sia sul piano geo-morfologico sia su quello ampelografico. La superficie vitata supera di poco i 25mila ettari, che abbracciano una miriade di territori differenti, ognuno con una propria cultura produttiva, esposizioni e formazioni geologiche diverse: aree vulcaniche come Roccamonfina, il Vesuvio, la zona dei Campi Flegrei; poi le isole; i vigneti d’alta quota dell’Irpinia (che arrivano anche oltre i 700 metri); le vigne a strapiombo sul mare della Costiera Amalfitana.
Questi territori sono la culla di vitigni autoctoni quali fiano, greco, falanghina, aglianico, piedirosso, casavecchia, pallagrello (bianco e nero), pepella, biancolella e tanti altri, dai quali si ottengono vini sempre più contemporanei e comunque quasi sempre in grado di restituire il territorio.
I bianchi delle diverse aree della regione si sono rivelati di grande bontà (una conferma) anche durante i nostri ultimi assaggi per la guida Vini d'Italia 2025 del Gambero Rosso, non c'è da stupirsi, quindi, se dei 21 vini della Campania premiati con i Tre Bicchieri 16 sono bianchi.
Il Fiano di Avellino, un vino da invecchiamento
Qui ci concentriamo sulle migliori espressioni di Fiano di Avellino in Irpinia, nel cuore continentale della regione, zona composta da colline che si alzano verso l'Appennino Campano. che offrono molto spesso bianchi dai profili aromatici e gustativi "montani" caratterizzati da eleganza, mineralità e freschezza acida, proprio come i Fiano che abbiamo premiato con i Tre Bicchieri, massimo riconoscimento. In particolare i bianchi irpini (Fiano ma anche Greco) regalano parabole gustative davvero sorprendenti nel tempo, un fattore che non troviamo ancora valorizzato del tutto sia dai parte dei produttori che dei consumatori.

La Campania del vino. Un po' di storia
"Campania Felix": è così che i Romani parlavano di questa regione, lodandone la straordinaria fertilità, il clima mite e le bellezze paesaggistiche che ristoravano gli occhi e gli animi dei ricchi aristocratici (e di più di un imperatore) che trascorrevano qui le loro vacanze, lasciando a Roma le preoccupazioni e gli affanni. "Felix" anche perché in grado di produrre grandi vini, alcuni dei quali ricordati nelle maggiori opere letterarie latine a noi pervenute.
Protagonisti sono Greco di Tufo e Fiano di Avellino e su quest'ultimo vogliamo concentrarci con questa uscita. Docg dal 2003, la denominazione, com'è sotto gli occhi di tutti, è in grado di regalare alcuni dei bianchi più sfaccettati, profondi e longevi dello Stivale. La zona di produzione comprende 26 comuni tra la Valle del Sabato e quella del Calore. Il vitigno, appunto il fiano, è un'uva antica, presente in Campania probabilmente già in epoca romana, il cui nome viene ufficialmente attestato per la prima volta in alcuni documenti di vendita risalenti alla prima metà del XIII secolo. Tornando a oggi, possiamo dire che andare alla scoperta dei Fiano di Avellino è un viaggio sicuramente molto interessante, in cui il vitigno diventa materia plastica per le diverse letture, date dal territorio e dai produttori.
I migliori Fiano di Avellino premiati con i Tre Bicchieri
Sono davvero tanti i Fiano di Avellino che hanno ottenuto ottimi punteggi arrivando alle nostre degustazioni per la guida Vini d'Italia del Gambero Rosso 2025, ma qui vi segnaliamo quelli che sono arrivati sul gradino più alto del nostro podio. Sono prodotti da cantine ormai punto di riferimento per la denominazione.

Fiano di Avellino 2023 - Colli di Lapio
Torna ad altissimi livelli il Fiano di Avellino di Colli di Lapio. Con la versione 2023 nel calice troviamo un bianco che riesce a coniugare una parte solare che ricorda la nespola con un profilo agrumato elegante e sfumature di pietra focaia. La bocca è piena, efficace, venata da piacevoli sensazioni di erbe aromatiche per un finale che torna sugli accenti minerali.
Una dozzina di ettari vitati è il patrimonio viticolo su cui possono contare Clelia Romano, il marito Angelo e i figli Carmela e Federico. Siamo ad Arianiello, frazione di Lapìo, riconosciuto cru del Fiano di Avellino, che tocca altitudini che si aggirano intorno ai 600 metri. Nascono qui l'aglianico, il greco e, ovviamente, il fiano che danno vita a una piccola gamma di etichette che riflette in maniera diretta la filosofia produttiva dell'azienda, il territorio e il carattere dei vitigni.

Fiano di Avellino Alimata 2022- Villa Raiano
Da Montefredane arrivano le uve per l'Alimata di Villa Raiano: nella versione 2022 mette in mostra un tipico tratto affumicato perfettamente amalgamato a una elegante sensazione floreale ed erbacea; al palato una fresca suggestione balsamica si intreccia a una solida struttura minerale per un finale lungo e profondo.
Il nome Villa Raiano è quello di un'antica frazione nel comune di Serino: qui, un tempo, si trovava l'azienda olearia di famiglia. Nel 1996 viene fondata l'azienda vinicola per opera di Sabino e Simone Basso che decidono nel 2009 di spostare l'intera cantina a San Michele di Serino, in una posizione dominante rispetto alla valle del fiume Sabato. Oggi in azienda sono subentrati i loro figli Federico e Brunella: insieme ai genitori si prendono cura di un vigneto di 27 ettari che insistono in alcune delle migliori zone del territorio irpino.

Fiano di Avellino Ciro 906 2021 - Ciro Picariello
Di Ciro Picariello abbiamo assaggiato solo il Fiano Ciro 906 '21 e ne siamo rimasti affascinati. Fiano fino al midollo, quasi paradigmatico nei toni di fieno, nocciola fresca, suggestioni iodate e fumé, sensazioni che si riversano su un palato sapido e teso, nitido e pietroso, infiltrante e scalpitante.
L'azienda di Ciro Picariello quest'anno compie vent'anni, un periodo relativamente breve nel mondo del vino che però è stato sufficiente per ritagliarsi uno spazio importante nell'affollato e competitivo areale irpino. A supportarlo ci sono la moglie Rita e i figli Emma e Bruno: insieme si prendono cura di un vigneto che ormai tocca quota 16 ettari e che è suddiviso tra gli areali di Montefredane e Summonte, autentici grand cru per ciò che riguarda la produzione di Fiano di Avellino. Tra Ciro Picariello e il fiano si è ormai creato un legame indissolubile, frutto anche di un'impostazione che predilige pratiche sostenibili, rispettose dell'ambiente, e un'espressività artigiana in cantina.

Fiano di Avellino Colle delle Ginestre Ris. 2022 - Tenuta del Meriggio
Il Colle delle Ginestre Riserva '22 è un Fiano dalle spiccate sensazioni di prato di montagna, pietra focaia, agrumi verdi, anice e mandorla fresca, suggestioni che si riversano in un palato di estrema pulizia gustativa, teso e vibrante, dalla solida struttura minerale.
Come tante altre aziende irpine, anche Tenuta del Meriggio è un composito puzzle di vigneti. Per realizzare la solida gamma cui l'azienda fondata da Bruno Pizza e Nunzia Guerriero nel 2010 ormai ci ha abituati, infatti, si attinge la materia prima da alcuni dei comuni più prestigiosi nelle principali denominazioni provinciali. Dal crinale della Serra di Montemiletto, sede aziendale, ci si sposta a Paternopoli, Taurasi e Pietradefusi per l'aglianico; a Santa Paolina e Tufo per il greco; a Montefalcione e Candida per il fiano. L'altissimo livello qualitativo raggiunto è dimostrato ancora una volta con forza dalla batteria con cui abbiamo avuto a che fare quest'anno.

Fiano di Avellino Le Grade 2023 - Vinosia
Il Fiano di Avellino Le Grade '23 è caratterizzato da belle sensazioni erbacee, fiori di campo, pesca bianca, basilico, un profilo aromatico che si riverbera in una bocca molto saporita e precisa, armonica, equilibrata dove tutto è al posto giusto.
Era il 2004 quando Luciano Ercolino, raccogliendo una lunga eredità di famiglia, fondò a Paternopoli, la sua azienda vitivinicola. Siamo in una delle aree più vocate e storiche dell'Irpinia, dove insistono i 50 ettari coltivati con le varietà autoctone, fiano, greco, aglianico. Queste fungono da solida base per un progetto che si propone di valorizzare la tradizione vinicola irpina tramite una lettura tecnica contemporanea.

Fiano di Avellino Tognano Ris. 2021 - Rocca del Principe
Non è più una sorpresa la bontà del Tognano di Rocca del Principe. Eppure ogni anno ci sorprendiamo ugualmente per come questo bianco riesca a combinare intensità ed eleganza, sapore e finezza, dinamica infiltrante e progressione lineare. E siamo convinti che questo 2021 abbia ancora molto da dire: sarà in grado di sussurare molto altro nelle orecchie di chi avrà la pazienza di aspettarlo qualche anno.
Campania, Irpinia, Lapio, Arianiello: la zoomata ci porta direttamente in quello che è il cuore pulsante del Fiano di Avellino, quello dal carattere montano, teso, magari un po' duro da subito, ma che si fa apprezzare da chi è dotato di pazienza. Nasce qui la storia di Rocca del Principe, nel 2004, quando Ercole Zarella, la moglie Aurelia Fabrizio e il fratello Antonio, dopo essere stati per anni soci conferitori di altre cantine, decidono di mettersi in proprio. Il vigneto di sette ettari è suddiviso nelle parcelle di Lenze e Monticelli, sul versante ovest, Tognano, sul versante settentrionale, Campore da cui provengono le uve che confluiscono nel Taurasi.