I vignaioli gli anni li contano “a vendemmie” e lui, Michele Chiarlo, ne ha viste – e fatte – tante: la prossima sarà la sua 58esima. Il vino è storia di famiglia per i Chiarlo sin dalla generazione precedente a quella di Michele. È infatti suo padre, Pietro – classe 1898 – che a Calamandrana, nell’Astigiano, ha creato l’azienda. È il 1956 quando viene fondata la Cantina del Monferrato e il 1958 quando viene prodotto il primo Barolo. Ed è proprio nel cuore di uno dei cru più prestigiosi del Barolo, fra i vigneti di La Morra, a Cerequio, che in questi giorni i Chiarlo (Michele e i figli Alberto e Stefano con Laura che si occupa della comunicazione) hanno presentato la loro ultima etichetta.
Ma andiamo con ordine. Il luogo innanzitutto. Cerequio è una borgata abbandonata che i Chiarlo hanno recuperato con rispetto per la storia (c’è l’antica chiesetta e la lapide che ricorda un eccidio nazista nel ’44) e per l’ambiente. Qui è nato Palas Cerequio, che sarebbe riduttivo chiamare resort: è un posto impregnato della cultura delle Langhe, mix armonioso di case di campagna con il balcone a ringhiera e di design contemporaneo, un mix minimal di legno e grandi vetrate, il tutto spalancato su un paesaggio infinito, un mare di colline. Una specie di albergo del vino. Di fatto è un po’ questo che vuole essere l’enoteca del Palas: 400 etichette e un caveau di Baroli con 6000 bottiglie dal 1958 a oggi. Si potrebbe chiamarlo museo, e in questo periodo il caveau ospita anche una mostra di 11 acqueforti di un poco noto artista francese di inizi '900, Salomon Alfred Boisecq, da disegni originali di Renoir, ritrovate per caso nei magazzini del Museo Civico di Mombercelli.
A questo punto, facile pensare che al Palas i Chiarlo presentassero un Barolo, e invece no. Nella terra del Baroli, sono tornati al primo amore: la Barbera d’Asti. Michele Chiarlo ha lavorato 50 anni per rilanciare l’immagine di quel vino, un percorso costellato di scelte audaci e di scommesse - come quando nel ’58 propose la sua Barbera a 350 lire il litro (contro le 200 del prezzo abituale dell’epoca) e nel ‘61 decise di imbottigliare ben 15.000 bottiglie – di intuizioni e di perseveranza. Bisogna aspettare il 1970 per la Doc, il 1985 per vedere la prima Barbera nelle grandi carte dei vini del mondo, e solo alla fine degli anni '80 arrivano i riconoscimenti della stampa.
Ma Michele Chiarlo ha sempre creduto in questo vino contadino di cui nelle grandi vendemmie veniva messa da parte una bottiglia per i figli maschi, tramandata come un testimone prezioso e una memoria familiare. La Vigna La Court fra le colline di Nizza Monferrato, a Castelnuovo Calcea, è un po’ il simbolo della sfida dei Chiarlo per rilanciare la Barbera. È qui che è nato il vino presentato ufficialmente a Palas Cerequio: la Riserva La Court Nizza Vignaveja 2010, un vino giovane, sorprendente, vero. Impreziosito da un’etichetta d’arte, disegnata espressamente da Ugo Nespolo, con quei cipressi solitari in cima ai due colli che sono il logo naturale della vigna. La Vigna la Court è infatti la “vigna d’arte” dei Chiarlo.
Il legame fra vino, arte e territorio oggi è sempre di più un leit-motiv dei vigneti di questa zona, basti ricordare la Cappella del Barolo di Sol LeWitt, alle Brunate, non lontano da Cerequio. I Chiarlo hanno fatto una scelta simile, ma non uguale: hanno creato nella vigna il parco Orme su La Court, ideato insieme a Emanuele Luzzati. Un’esperienza unica in Italia, forse in Europa, in cui vigne e filari si integrano perfettamente con le installazioni artistiche, come ha spiegato l’artista Giancarlo Ferraris, presidente del parco. Le opere utilizzano il legno, il rame, il ferro, la ceramica, materiali legati al territorio e destinati a invecchiare con la vigna. Negli ultimi anni, al progetto si è aggiunto Ugo Nespolo, uno deigrandi nomi dell’arte contemporanea internazionale. Nespolo per il parco ha realizzato l’opera d’arte Porta sulle Colline,un segno forte che a metà della collina spalanca ai visitatori un mondo in cui arte e vino parlano la stessa lingua, e ora ha creato anche l’etichetta del Vignaveja (nonché la serigrafia per la cassetta, sei bottiglie e una magnum).
La presentazione - scandita dai ricordi di Michele, la proiezione del film sul Parco Orme Su La Court, una verticale di Nizza La Court condotta da Stefano Chiarlo, l’enologo dell’azienda, e un'interessante chiacchierata su razionalità e magia nel mondo del vino e in quello dell’arte - è stata anche l’occasione per assaporare la cucina di Damiano Nigro, chef stellato di Villa Amelia sulle colline di Benevello, che dopo uno show cooking decisamente artistico, ha preparato piatti al vino Chiarlo (e ha proposto tra l’altro la carne Vicciola, razza piemontese allevata a nocciole “tonde e gentili” delle Langhe). E per gustare con il dessert (un tiramisù alla nocciola sifonato di ineffabile leggerezza) uno degli ultimi nati fra i vini di Michele Chiarlo, il Moscato Palas, nuova, fresca e convincente reinterpretazione di uno dei vini più tipici del Piemonte. Pare che a New York sia già diventato un must per l’aperitivo.
Michele Chiarlo | Calamandrana (At) | Strada Nizza-Canelli | tel. 0141.769030 | http://www.michelechiarlo.it
Palas Cerequio | Borgata Cerequio - La Morra (Cn) | tel. 0173.50657 | http://www.palascerequio.it
Parco artistico Orme su La Court | Castelnuovo Calcea (At) | Cascina La Court, Michele Chiarlo | tel. 0141.769030 | http://www.lacourt.it
a cura di Rosalba Graglia