Museo Internazionale di Vini Rari e la collezione di vini di Michel Chasseuil
Chapelle Baton è un minuscolo Comune francese, in Nuova Aquitania. Il borgo conta meno di 500 abitanti, ma uno di loro scommette di renderlo celebre in tutto il mondo, legando la sua fama all’apertura di un museo unico nel suo genere, che senza falsa modestia il suo patron ha già ribattezzato “Louvre del vino”. L’idea è frutto di una vita spesa a collezionare bottiglie rare e pregiate: Michel Chasseuil è uno dei più noti collezionisti di vino al mondo, e oggi possiede più di 50mila bottiglie, tra cui spiccano 120 esemplari di Château d’Yquèm e 80 di Pétrus (ma non mancano vini italiani, spagnoli, cileni; e distillati rari). L’ego del collezionista, soprannominato per questo il "monaco", è ben noto agli addetti ai lavori: nel 2011, Chasseuil ha pubblicato un volume che racconta della sua selezione di vini da sogno (edito in Italia da Gribaudo, col titolo di 100 bottiglie straordinarie dalla collezione più esclusiva del mondo).
Il Louvre del vino. A 500 euro
D’altronde l’uomo, negli ultimi cinquant’anni, ha girato in lungo e in largo per reperire le rarità che ora compongono la sua collezione, valutata 60 milioni di dollari. Presto, tutti potranno apprezzarla, visitando il nascente Museo Internazionale di Vini Rari di Chapelle Baton. Il progetto ha una genesi travagliata: dapprima, Chasseuil ha cercato di portare a Parigi la sua idea, senza trovare consensi. Dunque, la strategia di ripiego, che ha riportato l’iniziativa tra le mura di casa, non senza un investimento importante per allestire uno spazio adeguato all’esposizione (costato, sembra, oltre mezzo milione di dollari). Un indizio neanche troppo nascosto di come Chasseuil conti di rientrare della spesa arriva dal prezzo del biglietto dell’ingresso, fissato alla cifra (esorbitante?) di circa 500 euro. L’esborso garantirà ai visitatori di scoprire le bottiglie della collezione e ripercorrerne la storia, senza però aver diritto a una degustazione, perché, spiega il collezionista francese, “un patrimonio del genere dev’essere preservato, e i vini trattati come opere d’arte”, dunque destinati a non essere più bevuti da nessuno. Guardare, ma non toccare, insomma. Anzi, non bere, come il Times titola ironicamente l’articolo che illustra l’operazione.
Una vita per il vino
Ma perché, allora, chiedere un obolo così elevato, al punto da far passare l’operazione come una vera e propria provocazione sulla considerazione accordata oggi alla cultura enologica (ricordiamo che la Francia, da qualche anno, ha inaugurato un’ambiziosa Città del vino a Bordeaux, mentre proprio di recente, in Italia – dove pure esistono diversi progetti museali legati al vino – l’Uiv ha ottenuto la tutela dei beni culturali per biblioteca e archivio)? All’età di 79 anni, Michel Chasseuil è considerato il proprietario della più preziosa collezione di bottiglie al mondo - tra cui esemplari antichi che risalgono all’inizio dell’Ottocento, pezzi unici e verticali complete - finora riservate alla vista di pochi fortunati che hanno avuto accesso al caveau che personalmente ha realizzato a partire dagli anni Ottanta, impilando l’una sull’altra le cassette in legno, ed esponendo in vetrina le bottiglie più rare, al pari di una quadreria d’arte da contemplare con rispetto. E di questa passione l’uomo ha fatto una ragione di vita, spingendosi a operazioni audaci per conquistare le migliori bottiglie in circolazione, soprattutto quelle introvabili. Come quando chiese in prestito un milione di euro per muoversi sul mercato, o quando vendette la sua collezione di monete e francobolli per reinvestire tutto in vino.
È facile, dunque, immaginare il trasporto che guida il progetto di musealizzazione del suo patrimonio, pronto per la prossima estate. I visitatori non avranno però accesso allo storico caveau, ma al nuovo spazio allestito da Chasseuil, poco distante dal primo, sviluppato su 350 metri quadri di superficie, sotto la sua abitazione a Fonfolet: pavimento color rosso vino, illuminazione scenografica, musica in sottofondo per un’esperienza che il collezionista immagina quasi mistica. Ma non impagabile, a quanto pare. L’ambizione è quella di far diventare il suo piccolo borgo luogo di attrazione celebre in tutto il mondo: “Cinquant’anni fa, prima che arrivasse Brigitte Bardot, al porto di Saint Tropez erano ormeggiate solo tre barche”, spiega Chasseuil. Tra il Louvre e BB ci sarà posto anche per i suoi vini?