Egais (abbreviazione di “Sistema Statale Unificato Informativo Automatizzato”) è l’ultimo passo del Governo russo per tentare di controllare il mercato interno degli alcolici. Un mercato enorme, le cui accise pesano massicciamente sul capitolo delle entrate statali. Ma non solo: anche, se non soprattutto, per cercare di limitare la produzione e lo smercio illegale, che ha nei confronti della salute pubblica costi devastanti.
La Russia e la lotta al mercato illegale di alcolici
Le intenzioni sono lodevoli, se si considera che gli alcoolici contraffatti viaggiano con percentuali a due cifre, che in alcuni casi sfiorano il 40% del totale venduto. Per la cronaca Egais era stato pensato e introdotto in Russia già dieci anni fa, ma non supportato da una rete computerizzata adeguata cominciò a manifestare gravi difficoltà di gestione, con un ricorso sempre più massiccio a modalità “manuali”, tali che ne portarono al crollo nel luglio 2006. Negli anni successivi, con un nuovo software, furono collegati al sistema le categorie degli importatori, fabbricanti e trasformatori, cui più recentemente sono stati collegati grossisti e distributori. Ma senza aver collegato la distribuzione al dettaglio, il sistema era zoppo e incompleto. Da quest’anno, con il sistema finalmente a regime, aggiornato e affidabile, lo Stato dispone di uno strumento che monitora completamente il volume della produzione, importazione e vendita dell’alcool etilico e dei prodotti contenenti alcool, in qualunque percentuale, birra compresa.
Le conseguenze dell'Egais
Il primo risultato è stato quello di ridurre sensibilmente il rischio di prodotti contraffatti nel locale di vendita, in quanto il sistema consente di verificare l'autenticità dei prodotti alcolici acquistati. Infatti, registrandosi sul sito di Rosalkogolregulirovaniya (ente preposto al controllo del mercato dell’alcool), il proprietario della rivendita al dettaglio può in qualsiasi momento controllare la piena legalità della merce che gli viene offerta, e non rischiare la sanzione di chiusura del locale o punto vendita. Ovviamente la connessione degli esercizi commerciali al dettaglio non è stata né facile, né semplice: tant’è che è stata concessa una proroga fino al primo luglio pv. (anziché 20 aprile) ai negozi di minori dimensioni, considerato anche che il collegarsi al sistema di controllo costa all’incirca il corrispettivo di 2.000 euro. Il non essere in regola a quella data equivale a vendere senza licenza, con multa di 3.000 euro e chiusura dell’attività.
Questo fatto ha determinato un sensibilissima riduzione dei punti minori di vendita (come gli innumerevoli chioschi che vendevano principalmente birra). Saranno, invece, esentati, fino al 1 luglio 2017, i dettaglianti dei villaggi con meno di 3.000 abitanti, che non dispongano di costanti ed affidabili connessioni internet.
Come funziona il sistema
Ma vediamo cosa succederà alla cassa del negozio che vende un prodotto contenente alcool: la cassiera leggerà con lo speciale scanner di codici a barre 2D l’accisa (che contiene tutte le informazioni necessarie, obbligatoria dal 1998) sulla bottiglia. Il controllo dei dati avviene in tempo reale e qualora il prodotto non risultasse in regola il terminale del negozio viene bloccato e in contemporanea parte l’avviso per un controllo da parte delle autorità preposte.
Da notare che il sistema è complesso ma completo, ed interfaccia una serie enorme di dati: sull’accisa il codice a barre bidimensionale con informazioni dettagliate sul produttore, licenza, data di imbottigliamento e altre caratteristiche; le bolle di consegna riferite a quella partita, fra importatore o produttore, grossista e distributore; la fattura di acquisto del punto vendita; il conteggio delle quantità vendute precedentemente dal punto vendita, e registrate già dal sistema.
Cosa cambia per i vini italiani
Appurato il funzionamento del sistema, una domanda è d'obbligo: per i vini italiani in Russia come influirà Egais? Sicuramente in maniera non negativa, perché un maggiore controllo, soprattutto nei confronti delle falsificazioni, era da tempo auspicato. Va anche sottolineato che questi controlli non influiranno minimamente sulle pratiche burocratiche doganali, poiché gli importatori già da due anni sono soggetti a rispettarne le procedure.
Almeno questa è una nota positiva visto che già ci pensa la crisi (sanzioni + prezzi petrolio) a falcidiare importazioni e vendite. I numeri? Nel 2013 (prima delle sanzioni) il valore dell’import di vini italiani superava i 260 Mil/€, nel 2015 siamo già a 181 Mil/€, con un tendenziale 2016 a meno di 100 Mil/€. Proprio in questi giorni il Gambero Rosso è tornato a Mosca a presidiare un mercato potenzialmente così promettente, nonostante le notevoli battute d'arresto, con il Top Italian Food & Beverage Experience e il tour Vini d'Italia, con il meglio della produzione vitivinicola italiana presente in Guida.
a cura di Gianguido Breddo
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 26 maggio
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