Il fascino discreto del Carso
Il Carso ha il fascino misterioso di uno sguardo sfuggente, il sapore di un lontano rimpianto per un incontro sfiorato, il sospiro di un soffio di vento che confonde per un attimo i pensieri. È una terra irrequieta, un vibrante confine tra sud e nord, tra la cultura pigra e solare del Mar Mediterraneo e l’asburgica tradizione Mitteleuropea. Un instabilelimestra Oriente e Occidente, segnato da un’irrisolta faglia tra due diverse visioni del mondo. Terra d’incontri e scontri, di contraddizioni e contaminazioni, il Carso non appartiene che a se stesso, alla sua natura riservata e generosa, arida e pietrosa. Dalla romana Tergeste alle invasioni barbariche, da libero comune in lotta con la Serenissima al protettorato degli Asburgo, fino allo statuto di Porto Franco dell’Impero, Trieste ha coltivato nei secoli la sua vocazione geografica cosmopolita e multietnica, faro della moderna cultura europea. Una terra ferita in modo profondo dal dramma di due guerre mondiali e dalla scia di luttuosi ricordi, che ancora oggi affiorano in controluce nella memoria dei luoghi e nell’animo delle persone. L’indole transnazionale e paneuropea del Carso triestino, ha reso ancor più assurdo il confine tracciato maldestramente su una carta, che ha fatto di questa sottile lingua di terra un luogo dal carattere schivo e sfuggente, con lo sguardo malinconicamente rivolto all’orizzonte infinito e libero del mare.
La terra del Carso
È su questa roccia arsa dal sole e battuta dalla fredda Bora che vive la vitovska. Una terra di pietra e vento, dal carattere aspro e selvaggio. Le vigne disegnano ordinati filari tra gli arbusti della macchia mediterranea, che punteggia di verde le nude rocce. Le chiome argentate, scosse dal vento, raccontano l’ostinato coraggio degli ulivi, saliti così a nord per seguire gli ultimi miti respiri del Mediterraneo. Suoli poveri, di poca terra rossa, che poggia su un duro e fragile calcare bianco, percorso daun’irrequieta anima nera, che scava fiumi nella profondità della roccia. Acque che s’inabissano e scorrono in arabeschi sotterranei, come in un oscuro inconscio della terra, celando nell’abisso, arcani e insondabili misteri.
La vitovska, un vitigno di confine
In un ambiente dai contrasti così violenti, solo un antico vitigno autoctono poteva mettere radici e trovare il suo habitat naturale. Figlia di un incrocio spontaneo tra malvasia e glera, la vitovska è coltivata da secoli sui terrazzamenti che dall’altopiano del Carso, scendono ripidi verso il blu del mare. Un vino di confine, teso e vibrante, fresco, sapido e pietroso, che sa di fiori di campo ed erbe aromatiche, di ricordi iodati e sensazioni marine. Come la ribolla gialla nelle vicine zone del Collio e della Goriška Brda, anche la vitovska è un vitigno che unisce nazioni e popoli. Cancella i confini e accomuna le genti, nel semplice e fraterno piacere di bere insieme un calice di vino. Le cantine si trovano a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra e poco importa la nazione di appartenenza, conta soprattutto l’impegno tenace di appassionati vignaioli nel valorizzare una varietà autoctona, da sempre legata alle tradizioni del territorio.
L'area di Prepotto di Duino-Aurisina e la zona di Sgronico
Sul versante italiano del Carso, è soprattutto nella piccola frazione Prepotto di Duino-Aurisina e nella zona attorno al comune di Sgronico, che si concentrano le cantine dei più famosi produttori: Škerk, Zidarich, Lupinc, Kante, Skerlj, Bajta, Ostrouska e Milič. Qui nascono alcune delle migliori espressioni di Vitovska in assoluto. Ottime le etichette in commercio di Sandi Škerk (2016) e di Benjamin Zidarich (2015), con una personale predilezione per quest’ultima, mentre di Škerk ho trovato insuperabili la Malvasia (2016) e l’Ograde (2016). L’assaggio delle loro annate 2007 e di una meravigliosa e freschissima 2004 di Zidarich, ha confermato la splendida tenuta del tempo della Vitovska, con interessanti evoluzioni verso decise note sapide e minerali, tipiche del terroir.
La zona intorno alla città di Muggia
Spostandosi verso sud, l’altopiano del Carso scende ad abbracciare, con un profondo e stretto golfo, la piccola cittadina di Muggia, già parte della penisola istriana. Qui la composizione dei suoli cambia profondamente. I terreni sono costituiti dal flysch eocenico di marne e arenarie, simile alla ponca del Collio e dei Colli Orientali. Le vigne sono coltivate ad altitudini più basse, sui primi rilievi collinari che circondano il golfo di Muggia. La poncae un clima più caldo, con meno escursioni termiche, donano ai vini un profilo più ricco e solare, morbido e mediterraneo. Anche in quest’area sono molti i produttori interessanti: Kocjančič, Zahar, Lenardon, Grgič, Merlak, Urizio. Eccellenti per finezza ed eleganza la Vitovska (2016) e la Malvasia (2016) di Rado Kocjančič, che produce anche il bianco Brežanka, realizzato da un uvaggio di 15 vitigni provenienti da un vigneto centenario con alcune varietà ancora a piede franco e non certificate nella banca mondiale del DNA. La Cantina Zahar, oltre alla Vitovska ferma, realizza una versione Spumante Sur Liedalle piacevoli note fresche e sapide. Infine, Bruno Lenardon imbottiglia un’ottima Malvasia da una vecchia vigna a pergola di oltre 60 anni, un blend di moscato bianco e moscato giallo di grande equilibrio e L’Elysium, preziosa etichetta prodotta con il raro moscato rosa di Parenzo.
Mare e Vitovska al Castello di Duino
Capita raramente di trovarsi a degustare vini in un luogo così bello come il Castello di Duino. Costruito sulla cima di un promontorio roccioso, offre una vista meravigliosa sulla costa e sull’orizzonte del mare aperto. Difficile non distrarsi tra i lussureggianti viali degli splendidi giardini del maniero, un percorso sinuoso, che disegna il profilo del promontorio regalando scorci di rara bellezza, impreziositi dalle atmosfere della calda luce del tramonto.
L’edizione 2018 di Mare e Vitovska ha visto la partecipazione di 29 cantine, tra italiane e slovene, con oltre 40 etichette in degustazione. Il livello dei vini si è dimostrato non solo alto, ma anche caratterizzato da una notevole tipicità varietale e territoriale. Pur nelle diverse versioni interpretative, che vanno dalle classiche vinificazioni in bianco alle macerazioni di poche ore o di alcune settimane, la Vitovska ha dimostrato di esprimere i suoi caratteri in modo preciso e riconoscibile. Le piccole dimensioni delle cantine e un approccio ancora artigianale al mondo del vino, hanno consentito di conservare una genuinità e una schiettezza espressiva, in altri territori ormai smarrita da tempo. È proprio questo desiderio di far conoscere e portare in luce tutte le sfumature di questo piccolo vino territoriale, che rende Mare e Vitovska un evento così affascinante. Al successo della manifestazione hanno contribuito anche i ristoratori della zona, che hanno offerto, in abbinamento ai vini, alcuni assaggi dei loro migliori piatti e di prodotti tipici del territorio.
I migliori assaggi di Mare e Vitovska 2018:
Spumante Sur Lie Vitovska 2016 - Zahar
Carso Vitovska DOC 2016 - Škerk
Carso Vitovska DOC 2015 - Zidarich
Carso Vitovska DOC 2016 - Lupinc
Carso Vitovska DOC 2016 - Kocjančič
Carso Vitovska DOC 2016 - Milič
Carso Vitovska DOC 2016 - Skerlj
Carso Vitovska DOC 2016 - Bajta
Kras Vitovska DOC 2016 - Stoka
Kras Vitovska DOC 2016 - Kodric
Kras Vitovska DOC 2015 - Tavkar
Carso Malvasia DOC 2017 - Lenardon
a cura di Alessio Turazza
foto di Robi Jakomin