Etichettatura unica europea; definizione europea di vino sostenibile; investimenti per nuovi vigneti e prodotti innovativi (non esclusi i dealcolati); accordi di libero scambio e di protezione delle Indicazioni geografiche. Sono le principali richieste contenute nel manifesto presentato a Milano da Unione italiana vini a 12 candidati alle prossime elezioni dell’Europarlamento.
Dalla Brexit al Covid: una legislatura complicata
L’ultima legislatura europea di certo non è stata semplice, come ha ricordato il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi. Prima la Brexit con nuovi ostacoli per l’esportazione nel primo mercato per Prosecco e altre importanti denominazioni italiane, poi il Covid con le chiusure di ristoranti, attività commerciali e limitazioni delle esportazioni. A seguire la disputa commerciale Ue-Usa e i relativi dazi che, di fatto non hanno mai colpito il vino italiano, ma che lo hanno penalizzato agli occhi dei consumatori statunitensi propensi a scegliere vini da altre destinazioni. Ancora il report Beca sul Cancer Plan che ha puntato il dito sull’alcol, vino compreso. E da lì gli health warning approvati dall’Irlanda che hanno sancito una vera e propria demonizzazione del vino. Tra le ultime questioni, la riforma degli imballaggi (che alla fine non hanno penalizzato il settore vitivinicolo) e la riforma ancora incompiuta della Pac, in mezzo alle proteste, anche violente, degli agricoltori.
No agli espianti e al proibizionismo
Se nello scorso quinquennio, il settore vitivinicolo (e agricolo in genere) non si è fatto mancare nulla, per il prossimo bisogna ripartire dagli errori e dalle questioni incompiute. Tra queste, secondo Uiv, che rappresenta con i propri associati l’85% dell’export italiano di vino, la proprietà del prossimo mandato europeo sarà quella di fugare dubbi sulla centralità socioeconomica di un asset – quello del vino - che solo in Italia vale l’1,1% del Pil. A partire dallo stop alle mire proibizionistiche come gli health warning in favore di piani specifici volti al consumo moderato e consapevole del vino. Uiv ha, poi, ribadito, la propria contrarietà al piano di espianti o di abbandono dei vigneti, rafforzando invece i fondi per il Pns per garantire la competitiva e sostenere la transizione ecologica e si è detta contraria all'eliminazione della Commissione Agri, per cui chiede invece un potenziamento, auspicando un rafforzamento dell’Intergruppo vino con la nomina di un chair italiano. Infine, altro grande tema è quello del commercio internazionale, su cui l’associazione ribadisce il suo no al protezionismo e il suo appoggio agli accordi di libero scambio e alla cancellazione delle dispute geopolitiche che mettono a rischio il vino.
L’appello ai candidati: “Siate ambasciatori del vino in Europa”
Tra le tante sfide che riguardano il settore, Frescobaldi ricorda il generale cambio dei consumatori e dei gusti: «Di certo è innegabile uno switch dai vini rossi ai bianchi e alle bollicine. Vedremo se durerà o se a poco a poco di avrà un ritorno al passato, ma di certo bisogna tenerne conto». Sui cambiamenti climatici, il presidente Uiv ammette che al di là dell’imprevedibilità del fenomeno, anche i produttori vitivinicoli devono fare il mea culpa: «Dovremmo essere noi avvenuti a non impiantare dappertutto, alla ricerca di soluzioni semplici. Va bene che “Dio vede e provvede”, ma preferisco il motto “Aiutati che Dio ti aiuta”». Infine, il messaggio ai chi rappresenterà l’agricoltura in Europa dopo il prossimo 9 giugno: «Siate gli ambasciatori del nostro settore. Pensiamo sia giusto affermare il valore di un settore che ha reso molte comunità rurali italiane ed europee un paradigma in grado di preservare culture e paesaggi, e al tempo stesso di creare indotto e ricchezza per milioni di persone».