Ci ha prematuramente lasciati la produttrice Silvia Maestrelli. Quando ormai quasi vent'anni anni fa la conobbi mi colpì subito per l'energia che emanava, la solarità del suo sorriso e la sua eleganza innata. Era arrivata sull'Etna dalla sua Toscana, dove a Cerreto Guidi aveva trasformato Villa Petriolo, la tenuta di caccia del padre, in una bellissima azienda vitivinicola dove produceva vini di gran qualità. Ma a Silvia produrre solo ottimi vini non bastava, donna di rara cultura ed empatia, a Villa Petriolo aveva anche creato un importante cenacolo culturale che qualche anno dopo la aveva portato a fondare il premio letterario di Villa Petriolo, I Giorni del Vino e delle Rose, destinato a giovani talenti e presieduto da Enrico Ghezzi.
Silvia Maestrelli, Tenuta di Fessina e l'Etna
Sull'Etna si era innamorata di un piccolo borgo abbandonato, Fessina, a Rovittello sul versante nord del vulcano, e del vigneto centenario che lo circondava, tanto da comprarlo con il marito Roberto Silva, affidando la cantina all'enologo Federico Curtaz che già la seguiva a Petriolo. Con l'energia e l'entusiasmo di sempre l'aveva ristrutturato - trasformandolo in un delizioso wine resort - costruito la cantina e ampliato, comprando altri vigneti. Nel contempo in un paio di anni era riuscita a diventare uno dei produttori di riferimento del vulcano, iconico il suo Etna Bianco 'A Puddara, spesso additato come archetipo di un bianco etneo. Nella sua grande generosità aveva invece battezzato il suo rosso più importante, quello ottenuto dal vigneto centenario, Il Musmeci in omaggio al vecchio proprietario. Da imprenditrice che sapeva guardare anche oltre il breve periodo, negli ultimi anni aveva completamente cambiato lo staff tecnico di Tenuta di Fessina, affidandolo a due giovani talenti, Jacopo Maniaci e Benedetto Alessandro, un'altra scommessa vinta.
Nonostante la malattia prima e il dolore per la tragica e improvvisa scomparsa del marito Roberto, Silvia sino all'ultimo ha seguito l'azienda da casa sua, a Milano. Ci mancherà il suo sorriso, il suo garbato eloquio, la sua voglia di vivere. Alla figlia Lavinia e ai parenti tutti vanno le nostre più sincere condoglianze.
a cura di Massimo Lanza