Probabilmente sarà ricordato come l'uomo dell'anno 2013, anche se - c'è da crederlo – di lui si continuerà a parlare anche nell'anno in corso. È Emmanuel Giboulot, il vigneron biodinamico che pur di non cedere all'uso di pesticidi, adesso rischia sei mesi di carcere e 30 mila euro di multa. “Non userò mai i pesticidi sulle mie vigne sane”così ha risposto ad un ordine del prefetto che gli imponeva di ricorrere alla chimica contro la cicalina, l'insetto vettore della flavescenza dorata “dobbiamo pensare alla nostra salute e a quella dei consumatori”. Giboulot, 51 anni, è proprietario di dieci ettari di vigneto in Borgogna, sulla Côte de Beaune e la Haute - Côte de Nuits, dagli anni '70 segue il metodo biologico e fa parte dell'associazione Renaissance des Appellations, guidata dal guru della biodinamica Nicolas Joly.
Lo scorso 24 dicembre è stato convocato dal prefetto con l'imputazione di violazione del codice rurale. Nel 2013, infatti, per la prima volta, la Borgogna ha deciso di obbligare i produttori all'uso preventivo dei pesticidi contro la flavescenza, per bloccarne la diffusione. Giboulot, schierandosi contro questo obbligo, è diventato il simbolo della lotta biodinamica, ma ha anche spaccato in due il mondo del vino: da una parte quello bio, dall'altra quello convenzionale. Da una parte chi crede fermamente nei principi dell'agricoltura biodinamica (e che adesso in Francia sta raccogliendo firme pro Giboulot) dall'altra chi crede che senza insetticidi la flavescenza possa divenire una vera epidemia per tutta la Regione. Già prima di lui un altro vignaiolo di Vaucluse aveva tentato la stessa strada, opponendosi all'uso di fitofarmaci, ma, davanti alla concreta prospettiva della condanna, ha finito per capitolare. Farà lo stesso monsieur Giboulot? L'histoire continue... e aspettando i risvolti abbiamo chiesto il parere di uno dei massimi esperti di viticoltura biodinamica in Italia: Saverio Petrilli, enologo della Tenuta di Valgiano di Lucca (21 ettari per 70 mila bottiglie, chiaramente tutte biodinamiche certificate).
Atto eroico o manie di protagonismo?
Conosco bene Emmanuel e di certo non è un fanatico o un esibizionista. È uno che ci crede veramente: già il padre aveva intrapreso il regime biodinamico negli anni '70, quindi lui in questa realtà ci è nato e cresciuto. Credo - e come me è il parere diffuso nel “mondo biodinamico” - che sia stato molto coraggioso. Possibilmente anche altri produttori non hanno approvato la decisione del prefetto, e magari in privato non ne hanno seguito le direttive, ma lui è stato l'unico ad alzarsi in piedi e dire di no.
Come si dice, “chapeau ad Emmanuel”. Ma come la mettiamo con la cicalina?
Il punto è che non ci sono prove che l'uso di pesticidi serva all'estirpazione. Si tratta solo di un sistema preventivo per estirpare eventualmente il vettore, non la malattia. È un po' come i vaccini: ci si sta rendendo conto che in alcuni casi servono a poco, anzi compromettono il sistema immunitario in generale. Ecco in biodinamica va allo stesso modo: certi pesticidi andrebbero ad annientare anche altri microrganismi che servono appunto alla lotta biologica. In questo modo andrebbe alterato tutto il sistema, senza la certezza che si sia ottenuto qualcosa.
Ma esistono sistemi differenti per intervenire biologicamente contro questo vettore?
Personalmente cerco di intervenire preventivamente con l'inerbimento in primavera: tagliando l'erba si elimina un ambiente naturale per il prolificarsi della cicalina. Certo in Italia non c'è mai stata una vera e proprio epidemia, ma so ad esempio che anni fa la zona dell'Alessandrino è stata fortemente colpita dalla flavescenza. E in certe regioni e in condizioni particolari, può scattare l'obbligo del trattamento, com'è successo in Borgogna.
E se questa eventualità si presentasse in Toscana, Saverio Petrilli seguirebbe l'esempio di Gibolut?
(Ride). Agirei secondo coscienza, ma non è facile rispondere oggi a questa domanda, se non ribadendo che il gesto di Emmanuel è stato davvero forte e ammirevole. Una vera prova di onestà e di coraggio.
È un caso che un segnale così forte sia arrivato dalla Francia?
Assolutamente no.I francesi, soprattutto in Borgogna, sono molto testardi e non rinuncerebbero mai alle loro idee e ai loro principi.
Eppure da un recente sondaggio pubblicato dal New York Times sembrerebbe che la Francia sia il terzo maggiore consumatore di pesticidi al mondo, dopo Stati Uniti e Giappone, e il primo in Europa con 110 mila tonnellate all’anno.E questo nonostante francese sia proprio uno dei guru della biodinamica, Nicolas Judy...
Verissimo.E anzi adesso le cose stanno migliorando: fino a qualche anno fa bastava una veloce occhiata ai vigneti francesi per rendersi conto che il terreno era pieno di pesticidi, tanto che non vi cresceva neppure un filo d'erba. E non era inusuale ritrovare dei bambini che giocavano nell'erba dove il padre intanto faceva il trattamento.
E in Italia?
In Italia, per fortuna, sarebbe impensabile una cosa del genere, allora come oggi. Anche chi produce in regime convenzionale, non fa abusi di insetticidi.
Come mai in questo la Francia risulta meno virtuosa del Belpaese?
Una risposta me la sarei data: è un caso che le maggiori multinazionali chimiche siano francesi? C'è da dire che quello dell'uso e dell'abuso della chimica è un argomento molto caldo per ora in Francia, soprattutto da quando la sorella di un vignaiolo, morto di leucemia, ha intrapreso una causa contro le multinazionali chimiche, suscitando molto scalpore e portando anche lo Stato a prendere posizione. E qui ritorna l'analogia con i vaccini di cui sopra... Per questo, e ancora di più, non si può che apprezzare chi ha il coraggio di dire basta.
a cura di Loredana Sottile
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 16 gennaio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.