Forte rimbalzo per Amarone e Ripasso, che crescono soprattutto nel mercato interno, mentre resta in ombra il Valpolicella. È quanto è emerso dall’outlook 2021 del Consorzio vini della Valpolicella che raccoglie così i frutti di una decisa risposta alla pandemia, basata su riduzione delle rese, costruzione del valore ed eventi promozionali anche a distanza.
I numeri della denominazione
Se il vigneto è cresciuto di appena il 2%, arrivando a 8.573 ettari, molto più sostenuto è l’incremento della produzione (+8,6% sul 2020) e, ancora di più, quello delle vendite (+16%), in linea con la crescita complessiva dell’imbottigliato (+15,3%). Secondo l’indagine compiuta da Nomisma Wine Monitor su un campione di imprese rappresentativo del 50% della produzione imbottigliata, il rimbalzo ha interessato in particolare la domanda italiana, con uno scatto rispetto al 2020 del 31% a valore e un export in crescita dell’8% anche grazie ad un incremento nel prezzo medio. Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “Il forte rimbalzo delle vendite sul mercato nazionale sposta leggermente in basso il grado di propensione all’export dei vini della denominazione che si assesta sul 61% del fatturato totale contro il 69% del 2020”.
L’exploit di Amarone e Ripasso
La miglior performance la fa segnare l’Amarone, protagonista di un autentico boom di vendite (+24%), sia nelle esportazioni (+16%) sia, e soprattutto, in Italia (+39%). Per il re della Valpolicella si ridisegna, così, il rapporto estero-Italia, le cui quote sono rispettivamente 60%-40% e che premia soprattutto le piccole aziende (sotto le 500mila bottiglie), più propense a vendere dentro i confini nazionali. Tra i top mercati, troviamo Canada, Stati Uniti e Svizzera, seguiti a ruota da Regno Unito e Germania.
Bene anche l’andamento del Valpolicella Ripasso, che chiude l’anno a +15%, complice anche qui l’exploit sul mercato interno (+34%; dato che si alza al +43% per le piccole imprese) a fronte di una variazione più timida dell’export (+5%) e un prezzo medio sostanzialmente stabile. Il Canada domina la domanda con il 22% del totale delle vendite a valore, seguita da Svezia, Regno Unito e una Germania cresciuta del 44% nell’import di Ripasso in un solo anno.
L’allarme sul Valpolicella Classico
Meno luminoso il quadro per il Valpolicella, che chiude a +1,2% a valore (+3% a volume). Anche qui l’Italia registra un segno positivo (+9%, con le piccole aziende a +29%), mentre l’export frena a -4%. Il Canada domina la domanda con oltre 1/3 degli ordini, seguito da Usa e Benelux. A tal proposito, nei giorni scorsi, era arrivata la richiesta al Consorzio di rivedere le politiche dei prezzi e delle rese per evitare l’uscita dal mercato del Valpolicella Classico, a favore delle altre denominazioni premium.
“La denominazione nel 2021 ha avuto un exploit di vendite e questo ha determinato un calo netto delle scorte, soprattutto del Valpolicella fresco, penalizzato nella produzione a favore di Ripasso e Amarone, che offrono un più ampio margine di guadagno ai produttori e di cui sono state ridotte le rese” aveva scritto Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar “Il risultato è che il Valpolicella Classico è stato quasi integralmente destinato al Ripasso e presto la stessa sorte la subirà il Valpolicella Doc. Questo potrebbe sembrare un successo, e in parte lo è, ma perdere l’unico vino che si declina con il nome del territorio è una leggerezza che non possiamo permetterci. Affinché questo non succeda” è il suo appello al Consorzio “sarebbe opportuno chiudere l’efficace azione di riequilibrio produttivo della filiera, per ritornare nella vendemmia 2022 alle rese precedentemente contemplate dal disciplinare, in modo da contenere i prezzi e soprattutto non perdere il Valpolicella classico. Perché una volta che questo prodotto esce dal mercato, sarà difficile farlo rientrare”.
Pronta, nel corso della presentazione, la risposta del presidente del Consorzio di tutela Christian Marchesini: “Sono convinto che le scelte produttive vadano mantenute” ha detto in merito “Il Valpolicella resta, comunque, il vino dell’approccio e tocca ai produttori saper mantenere il giusto equilibrio rispetto agli altri vini del territorio”.
Gdo, online ed estero: la ricetta delle cantine
Ma cosa si aspettano le aziende per i prossimi anni? “In primis un trend positivo per le vendite online” rivela Denis Pantini “A sorpresa, prevale invece un certo pessimismo rispetto all’andamento del fuori casa, legato alla riduzione sia dei consumi stessi, sia del tessuto di imprese. Al contrario, gli intervistati hanno espresso la volontà di continuare a investire nella Gdo, vista come un’ancora di salvezza, dopo le ottime performance del 2020”. Per quanto riguarda i mercati in cui investire, sono stati indicati: Usa, Cina e Sud Est asiatico. “Il primo perché continua a rappresentare una piazza sicura” argomenta il responsabile dell’Osservatorio “gli altri per le loro potenzialità. In particolare, sono da evidenziare gli incoraggianti risultati in Corea del Sud, Paese con un reddito pro-capite simile a quello italiano e che promette di superarlo presto”.
“Visti gli ottimi risultati del 2021, sarà difficile ripetersi nel 2022” ha commentato in conclusione il presidente Marchesini “ma continueremo a lavorare, rivolgendoci ai mercati indicati dai produttori. Tuttavia, la nostra attività avrà l’obiettivo, non solo di creare numeri, ma soprattutto valore: vogliamo migliorare ulteriormente la percezione delle nostre denominazioni”.
a cura di Loredana Sottile
Questo articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 17 febbraio 2022
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