issioni e come riconoscerle.
Ecco qualche esempio citato nel protocollo di emissioni dirette legate alle attività dell'impresa: uso dei carburanti nei trattori o nei carrelli elevatori; ricariche di gas per i sistemi di raffreddamento; smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento; CO2 usata per il processo di vinificazione; emissioni di ossido di azoto. Al prodotto, invece, sono legate tutte le emissioni del suo ciclo di vita: produzione, lavorazione e vendita del vino. Ma vanno conteggiati anche le attività di trasporto del prodotto stesso, il trasporto dei rifiuti e perfino le relazioni business-to-business che riguardano gli spostamenti dei produttori nei viaggi di affari.
Le emissioni vengono controbilanciate dalle compensazioni, investimenti monetari o progetti, che abbattono le emissioni di gas serra. Il protocollo ne indica alcuni: utilizzo di botti di rovere (per l'impatto sostenibile nel bosco di querce), del tappo di sughero (per l'effetto carbon sink nelle foreste), il sequestro delle emissioni durante la fermentazione e anche il sequestro del carbonio all'interno di strutture semipermanenti dei vigneti, come radici e strutture lignee.
Nello stesso documento l'Oiv precisa che la pratica non è chiusa: il protocollo, è piuttosto, un invito affinché la filiera del vino dia la propria valutazione e si possa così, eventualmente, procedere ad una nuova pubblicazione aggiornata.
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15/11/2011