La genetica e la vite. Ecco la terza via tra OGM e classici incroci

9 Mar 2016, 09:12 | a cura di

Esistono biotecnologie sostenibili e innovative perla vite. E, sorpresa, l'Italia è all'avanguardia. Se ne è parlato in un convegno dedicato alla viticoltura a Conegliano Veneto.

Continuare ad essere pro o contro (gli OGM) non è utile, iniziamo a fare un passo in più” ha detto il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, intervenendo la scorsa settimana al convegno Verso una nuova alleanza tra genetica e vite che si è svolto nella sede del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), di Conegliano Veneto.

 

Cisgenesi e genoma editing per migliorare le e produzioni vitivinicole

Il confronto ha riguardato le nuove possibilità create dall’impiego della cisgenesi e del genoma editing per il miglioramento delle produzioni vitivinicole. Infatti grazie a queste tecniche innovative, è possibile accelerare enormemente i tempi rispetto agli incroci, alle selezioni e alla mutagenesi - oltre 10 anni- ma senza ricorrere agli OGM, cioè senza utilizzare geni provenienti da altre specie se non quelli della vite stessa. Al convegno sono intervenuti personaggi ed esponenti dell’intera filiera vinicola italiana e della ricerca.

 

Le voci del congresso

Ha aperto i lavori Diego Tomasi, direttore del Crea-Vit di Conegliano “Per la prima volta sono qui riunite professionalità diverse per un confronto senza contrapposizioni su un tema caldo. Abbiamo bisogno di acquisire conoscenze su basi scientifiche certe in modo di operare scelte sulla base della sostenibilità. Non ci interessa avere viti più produttive ma per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici, ci servono cultivar praticamente uguali a quelle che coltiviamo già, ma più resistenti”.

Attilio Scienza dell’Università di Milano ha spiegato che “L’ottenimento di varietà resistenti senza ricorrere agli OGM, è un’occasione che l’Italia non può lasciarsi scappare” aggiungendo poi che “per fare fronte al cambiamento climatico dovremmo lavorare anche sui portinnesti perché hanno molte più potenzialità: basti pensare alla tolleranza nei confronti dello stress idrico oppure della salinità”.

Angelo Gaja, prestigiosa firma del vino piemontese, è intervenuto nel dibattito dicendo che “La recente scoperta del sequenziamento del genoma della vite offre oggi alla ricerca nuove importanti opportunità: di individuare le viti che ospitano il gene della resistenza (al patogeno) e trasferirlo nel genoma di viti che non lo posseggono. Una pratica da avviare attraverso l’impiego di biotecnologie che non sono equiparabili agli OGM transgenici”.

Stefano Masini, responsabile Area Ambiente e Territorio della Coldiretti ha evidenziato che “l’innovazione tecnologica va valutata in un contesto più ampio. Abbiamo un patrimonio da salvaguardare, non ci fossilizziamo solo sul genoma”.

Ha espresso critiche Cinzia Scaffidi, vice presidente Slow Food: “anche in questo caso credo che i consumatori non potranno essere informati perché non ci sarà tracciabilità. È necessario guardare al prodotto e non al metodo: ora è il tempo della cisgenesi, ma c’è un baratro normativo e io ritengo che trattandosi di tecniche genomichedebbano ricadere nell’ambito della legge del 28 marzo 2001 sulle biotecnologie”.

Paolo De Castro, Coordinatore S&D della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, intervenuto in video, ha spiegato che “stiamo lavorando perché la Commissione Europea ci aiuti a capire le basi giuridiche su cui muoverci. Infatti la legge del 2001 sugli OGM, che li definisce come organismi in cui sono stati inseriti geni da altre specie, non comprende le varietà che si possono ottenere con la cisgenesi e il genoma editing”.

 

La terza via della biogenetica

Allo stato attuale delle conoscenze e del dibattito non vi è la certezza se le biotecnologie quali la cisgenesi e il genome editing, rientrino o meno all’interno dell’attuale legislazione europea per le colture OGM. Per ora diversi documenti redatti da organizzazioni scientifiche europee indicano che i prodotti di tali tecniche non rientrano nella casistica OGM dal momento che essi non sono diversi da quelli ottenibili attraverso un miglioramento genetico convenzionale. Gli Stati Uniti hanno ad esempio già dichiarato che le piante ottenute attraverso il genoma editing non sono da considerare OGM (Jones, 2015) ed è già stato redatto un parere dell’EFSA (European Food Safety Authority) nel 2012 su richiesta dell’UE in cui si conclude che le piante ottenute per cisgenesi non presentano differenze in termini di pericolosità rispetto a quelle costituite attraverso un normale processo di incrocio.

Infatti il tratto essenziale che caratterizza queste biotecnologie è dato dal risultato finale ottenuto: i prodotti cisgenici o ottenuti per genome editing, non essendo realizzati con "inserimenti" estranei a quelli propri della specie, sono del tutto simili a prodotti ottenuti per incrocio tradizionale. “È una nuova frontiera” ha osservato Salvatore Parlato, commissario Crea “che si differenzia dal passato con l'obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dovuto ai trattamenti: anche questa fa parte della nuova via della viticoltura italiana”. Alessandra Gentile, Commissario delegato CREA e genetista dell’Università di Catania, ha annunciato che “partiremo con una ricognizione su ciò che è stato fatto finora, ed è molto, per applicarci alla costituzione di varietà resistenti a malattie, ai cambiamenti climatici e con caratteristiche nutraceutiche interessanti. L’ottica sarà quella dei prodotti ottenibili e non del metodo”.

 

Le prospettive future della ricerca

Con l’ultimo piano di stabilità, il Mipaaf ha finanziato un piano di ricerca da 21 milioni di euro, articolato su 3 anni, che sarà gestito dal Crea, il Centro di ricerca specializzato del Ministero delle politiche agricole, che sarà interamente dedicato al miglioramento genetico attraverso le biotecnologie sostenibili. Maurizio Martina, concludendo il convegno ha detto “non è il problema di chi arriva prima, ma di andare avanti per capire dove potremmo arrivare”. Insomma, per una volta tanto potremmo correre il rischio di essere noi, la lepre da rincorrere.

 

a cura di Andrea Gabbrielli

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