L’urgenza di condividere i decreti attuativi che renderanno operativo il Testo Unico del Vino (Tuv), insieme alla pressante richiesta di risolvere il blocco dei fondi della promozione nei Paesi Terzi, è andata di pari passo con la richiesta di programmare a lungo termine interventi e investimenti, per rendere sempre più competitivo il nostro sistema. Al dibattito intitolato Strategia di filiera: insieme per la competitività. Le sfide del vino italiano verso il 2020, a cui hanno partecipato tutte le principali organizzazioni del vino italiano (Federvini, Unione Italiana Vini, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative, Federdoc e Assoenologi) l’assenza del Ministro si è fatta particolarmente sentire perché le questioni che richiedevano delle risposte, erano - e sono – molte.
Chi si occuperà dei decreti attuativi del Testo Unico?
Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore vitivinicolo dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari, dopo avere ricordato i positivi risultati del lavoro di squadra a proposito del Tuv, ha reiterato la richiesta “di avere al Ministero delle politiche agricole un interlocutore unico che coordini i diversi Dipartimenti e Uffici coinvolti” per un confronto sull’elaborazione dei decreti attuativi “perché la semplificazione annunciatadiventi reale”. Anche a proposito della richiesta Ue di inserire le informazioni nutrizionali sulle etichette del vino, Santandrea ha messo in evidenza che “i produttori dovrebbero cambiare tutte le etichette, per arrivare ad una sorta di bugiardino che, alla fin fine, non vogliono neanche i consumatori”.
Dematerializzazione sì, ma con gli strumenti giusti
Dino Scanavino, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, chiede “nuove regole che dovranno consolidare la leadership qualitativa delle nostre produzioni, contrastando la polverizzazione imprenditoriale, favorendo l’organizzazione e incentivando le innovazioni. Va bene dematerializzare, ma è altrettanto importante che ci siano gli strumenti adatti ed efficaci per raggiungere l’obiettivo”. Sandro Boscaini, presidente di Federvini, chiede uno “sforzo collettivo per rafforzare la nostra presenza nei mercati. Ma serve anche maggiore efficacia e tempestività delle istituzioni, non solo proclami di principio, deve esserci un atteggiamento collaborativo e fattivo. Serve un alleggerimento normativo, ma anche cose pratiche: si parla tanto di digitalizzazione, ma ancora ci manca la banda larga in molti territori”. A tal proposito, intanto, il ministro Martina nella giornata inaugurale della Fiera di Verona ha annunciato lo slittamento del termine ultimo per passare al registro telematico: dal 30 aprile al 30 giugno. Basteranno due mesi per risolvere tutte le criticità?
Export, si può fare di più?
Altro tema caldo del dibattito è stato quello delle vendite all’estero. “Sull’export vinicolo italiano dobbiamo avere il coraggio della verità” ha affermato Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini “dopo alcuni anni di crescita, nel 2016 perdiamo colpi sui mercati internazionali, dove i vini fermi in bottiglia calano del 4,5% in volumi e dello 0,7% in valore, solo il Prosecco cresce. Gli asset su cui ci giochiamo il futuro dell’export sono tre: strategie di sistema con Ice per orientare con efficacia le azioni di promozione e comunicazione sui mercati; recupero della capacità di spesa dei fondi Ocm promozione; spinta della Ue verso gli accordi di libero scambio”. Secondo il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro “viviamo un momento di grande confusione, di incapacità di progettare a lungo termine. È il quarto anno che a questo tavolo c’è tutta la filiera a chiedere di poter progettare, discutere programmare con capacità, concretezza, visione.Ma ci mancano delle risposte”. Il neo eletto presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, nel fare il punto sullo stato dell’arte del comparto, ha sostenuto che “è un settore che coniuga perfettamente tradizione e innovazione e per questo è un esempio per molte produzioni. Per il futuro, nella misura in cui la politica vitivinicola europea e nazionale sarà in grado di appoggiare i processi innovativi e di rispondere alle esigenze strutturali e di mercato delle aziende, appoggiandole, i margini di crescita sono incoraggianti”.
L'enologo, una figura trascurata dal Testo Unico
La riflessione di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi è partita, invece, dal ruolo dell’enologo che, nonostante il contributo fattivo di idee lungo tutto l’iter legislativo da parte dell’associazione “è una figura trascurata dal Testo Unico, e di questo faccio pubblica ammendaespero che rimedieremo con i decreti attuativi”. Cotarella ha poi proseguito sulla scia dei precedenti interventi: “Sono contrario” ha detto “a questo entusiasmo sui primati dell’Italia del vino perché, in realtà, sono primati tristi. Noi facciamo guerra sul mercato con Australia, Cile, Argentina, Paesi che hanno iniziato ieri a fare vino, a cui spesso noi stessi abbiamo insegnato. Siamo il Paese con più ricchezza culturale e storia legata al vino, con più diversità, ma il mercato non ci riconosce questo plus valore. Ed è colpa nostra, perché non ci raccontiamo come ‘Paese del vino’ come invece fa la Francia”.
Quello di Vinitaly è stato un lungo ed articolato dibattito che ha dimostrato quanto la nostra filiera sia compatta nel richiedere misure per incrementare e rilanciare la nostra competitività sui mercati. Le imprese, però, hanno bisogno di un sistema Paese che funzioni sempre meglio e soprattutto collabori.
Nuovo tavolo di confronto a Roma
L'assenza del ministro delle Politiche Agricole all'incontro di Verona con tutte le associazioni di categoria ha fatto molto discutere e preoccupare il mondo del vino. Ma lo stesso Martina ha rilanciato, annunciando che il prossimo 26 aprile a via XX settembre ci sarà nuova riunione del Tavolo di filiera del settore vitivinicolo per analizzare le tematiche relative al comparto a partire dall'attuazione del Testo Unico del vino e del nuovo decreto Ocm promozione 2017/2018.
a cura di Andrea Gabbrielli
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 13 aprile
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