ceno, il Ricasoli di Siena, il De Sanctis di Avellino, il Caramia di Locorotondo a Bari, il Damiani di Marsala, l'Eredia di Catania, l'Emilio Sereni di Roma e l'Istituto Agrario Provinciale di S.Michele all'Adige.
Potrebbero essere definiti anche “le fabbriche degli enologi” perché è qui che si sono formati molti grandi esperti del settore ed è qui che oggi studiano migliaia di giovani che vogliono imitarli. Il viaggio di Tre Bicchieri in queste scuole di eccellenza inizia da Roma, dall' Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni: uno dei vincitori del 1° Concorso enologico delle scuole agrarie organizzato dal Mipaaf e dal Miur che, pensate, è stato scelto dall'Ambasciata russa in Italia come tutor enologico della Federazione.
Insomma, le ragioni per iniziare da qui il viaggio ci sono tutte: tre sedi nel Lazio, dieci sezioni (di cui una enologica), 800 iscritti, altri 60 in arrivo per il prossimo anno scolastico e una bella rappresentanza di ragazze aspiranti enologi. Attorno al “Sereni” ci sono 40 ettari di aperta campagna: vigneti (8 ettari), uliveti, seminativi tutti coltivati biologicamente, e anche un apiario, un pollaio e qualche asinello. L'odore è quello aspro e pungente dei campi.
La preside Patrizia Marini (che è anche responsabile della rete nazionale delle scuole agrarie, 205 istituti) dà il benvenuto a Tre Bicchieri davanti al cancello: “Il nostro istituto è nato 36 anni fa, il corso in enologia nel '96: abbiamo la cantina, le aule enologiche e anche un laboratorio di grafica dove si realizzano le brochure dei nostri prodotti così gli allievi possono occuparsi di vino dalla barbatella al marketing”.
Preside, ciclo scolastico o ciclo naturale, allora? “Il ciclo scolastico deve necessariamente seguire quello della natura – risponde – i ragazzi tornano tra i banchi, o meglio tra le vigne, all'inizio della vendemmia. Nel corso dell'anno sono previsti rientri extrascolastici per la raccolta sia delle uve sia delle olive. La durata totale del corso è di sei anni (anziché cinque) e all'esame di Stato, oltre alle normali prove, è prevista anche una tesina sul vino e una degustazione finale”.
E poi c'è la soddisfazione di fare il proprio vino (60mila bottiglie delle più note Igt Lazio nelle versioni rosso, il Praeneste e Antiche Cave; bianco, il Capitolino, il Lapis e il Gabbinus; rosato,il Via Francigena e moscato, il Serena, che si possono comprare in segreteria), imbottigliarlo e apporgli il proprio marchio che raffigura il Colosseo con un grande girasole.“L'idea del Colosseo ci è stata suggerita durante un gemellaggio enologico in Turchia – racconta la preside - a dimostrazone di come lo scambio con altri Paesi possa essere motivo di arricchimento reciproco: i ragazzi devono imparare a fare il vino, ma anche a comunicare perché l'export è, oggi, un aspetto non secondario del settore”.
E di gemellaggi il “Sereni” se ne intende: ogni anno gli studenti lavorano per qualche settimana nelle cantine di Paesi come l'Olanda, la Germania, la Romania, la Francia e la Turchia. Ma sono parecchi anche i casi di incoming nella scuola romana. Un confronto diretto con le realtà straniere che permette di analizzare lo “spread” di preparazione tra studenti italiani e stranieri. “Sulla teoria non ci batte nessuno – chiarisce subito la preside – ma, com'è tipico del sistema scolastico italiano, la pratica meriterebbe più attenzione: sono troppe poche le ore in vigneto e in cantina. Con la riforma Gelmini sono diminuite ancora di più, al punto che che nel primo biennio sono praticamente scomparse. Una soluzione potrebbe essere l'introduzione di un sesto anno tutto di pratica”.
Ma intanto, anche senza riforma, le attività non mancano. Come detto all'inizio, il Sereni ha vinto (con l'Igt Lazio bianco “Capitolino 2011”) il concorso enologico delle scuole agrarie (con premiazione al Vinitaly), sta partecipando al concorso “Bacco e Minerva” organizzato a Brescia da Federdoc e si sta preparando alla finale del Concorso internazionale di Ascoli Piceno a cui partecipa con la “Nazionale” delle scuole agrarie italiane.
Loredana Sottile
12/04/2012