ve; della provenienza e le sue fasi di lavorazione.
Ma in Italia non ci si ferma a regolamentare il prodotto tipico, ma anche alcuni locali che certi prodotti li selezionano per poi proporli alla propria clientela. Stiamo parlando di Wine Bar, ristoranti o trattorie che puntano al prodotto tipico e sono collocati regionalmente nel nostro territorio.
Prendete per esempio le Osterie Tipiche Trentine. Già da parecchi anni sono rappresentate da un marchio ottenuto solo e solamente se si seguono alla lettera i punti contenuti in un disciplinare che ne regola alcuni servizi.
L’ultima normativa a riguardo risale al 2003 ed è proprio di questi giorni la notizia che la provincia di Trento ha appena emesso il nuovo documento che aggiorna il precedente alzando i paletti su alcuni punti e liberalizza altri aspetti.
Come ci dice l’Assessore al Commercio Alessandro Olivi “il nuovo disciplinare dell’Osteria Tipica Trentina contiene passaggi significativi nella direzione di qualificare la proposta turistica elevando il livello dell’offerta attraverso un legame sempre più intenso a concetti di tipicità e alle espressioni del territorio, oltre che di caratterizzare ulteriormente le strutture che si fregiano di questo marchio non solo dal punto di vista enogastronomico, ma pure sotto il profilo ambientale valorizzando i canoni propri della tradizione trentina”.
Ecco alcuni punti chiave del documento in cui si evincono quelle che devono essere le caratteristiche principali delle Osterie Trentine:
· prevedere che le Osterie tipiche trentine caratterizzate da una tipologia di locali e di arredamento (anche con riferimento alla localizzazione, alla struttura architettonica e all’utilizzo del legno e della pietra) che nel sentire comune offrano una percezione rustica-tradizionale, possano avvalersi dell’ulteriore definizione ”Tradizionale”.
· eliminare l’attuale obbligo di disporre per la vendita di prodotti tipici, fatta salva comunque la facoltà di poterlo fare su base volontaria;
· prevedere l’obbligo di presentare e illustrare non solo il menù di degustazione, ma anche il tagliere di degustazione di formaggi trentini ed il tagliere di degustazione di salumi trentini;
· rendere compatibile con il marchio di prodotto l’attività di pizzeria, solo qualora sia svolta in locali chiaramente distinti e separati rispetto a quelli della ristorazione tradizionale, siano adottate modalità gestionali e di pubblicizzazione dell’esercizio che non vanifichino le finalità del progetto e sia garantito, per quanto possibile, l’utilizzo di prodotti locali anche nella preparazione delle pizze.
Inutile dire che non è mancata qualche polemica, specie riguardo questo ultimo punto che vede un’impostazione piuttosto liberalizzatrice per ciò che riguarda la possibile attività supplementare di pizzeria. Noi ci limitiamo a dire che non sarebbe giusto porre dei limiti troppo severi all’intraprendenza di alcuni gestori, fatto salvo che le regole imposte per legge siano rispettate alla lettera. D’altronde non possiamo scandalizzarci, ma ci soddisfa l’idea di poter mangiare un’ottima pizza al formaggio condita col Puzzone di Moena, magari abbinata a una bollicina Trentodoc. A patto che - permetteteci la battuta - non si debba andare all’Osteria Tipica Trentina chiamata “Bella Napoli”…
Giuseppe Carrus
25 Gennaio 2012