Ormai non c’è da sollevare nessun calderone. Sul web, sulla carta stampata, in tv, nei social network, la notizia dei disastri ambientali che hanno colpito l’Abruzzo negli ultimi giorni sta girando con insistenza. Hanno avuto molta eco, soprattutto, le forti e ponderate parole del sempre parco - in tal senso - Francesco Paolo Valentini. L’azienda che conduce è un nome famoso nel mondo, i suoi vini sono un sinonimo di personalità, qualità e incutono rispetto per tutto quello che rappresentano e per la storia che racchiudono. Le vigne di Valentini, a Loreto Aprutino, sono state colpite violentemente dalle nevicate del 26 e 27 novembre scorsi e hanno subìto danni incalcolabili sia in termini pratici, perché al momento la terra è un pantano, sia in termini storici. Il padre, di Francesco Paolo, Edoardo, ha dato uno slancio di modernità e rinascita alla viticoltura italiana negli anni ‘60 e oggi quelle vigne che hanno generato, tra gli altri, il leggendario Trebbiano d’Abruzzo Valentini e il Montepulciano d’Abruzzo, meritano di essere riconosciuti come patrimonio enologico nazionale. Vigne di quaranta-cinquant’anni che oggi rischiano di essere compromesse, se non per sempre, per tantissimi anni. Sono oltre duemila gli ettari di vigna che hanno subìto gravi danni in tutto l’Abruzzo ed è un dato che deve spaventare non solo per quanto riguarda il mondo del vino, ma per tutto un comparto economico, quello agricolo nazionale, perché l’Abruzzo rappresenta davvero una risorsa inestimabile in tal senso. Allo stesso tempo non si può e non si deve dimenticare la valenza culturale e storica di ciò che si rischia di perdere, che anzi in parte è già andato perduto. Serviranno risorse importanti per ripartire e le dichiarazioni che Valentini ha rilasciato alla stampa hanno acceso dei riflettori che purtroppo si potrebbero spegnere a breve, soprattutto da parte delle istituzioni. Servono aiuti concreti e lo Stato deve dimostrarsi sensibile alle tante realtà falcidiate da questa catastrofe.
Abbiamo contattato molte aziende, continueremo a farlo, per fare il punto di una situazione delicata e in costante divenire. Alcuni ci hanno risposto subito, altri lo faranno, ma non smetteremo di tenere alta l’attenzione sulla questione.
“Questo danno non è solo di tipo meccanico ma fisiologico, le ripercussioni interesseranno tutto il decorso delle viti e delle prossime stagioni “ ci racconta Cristina Tiberio dell’azienda Tiberio di Cugnoli (Pe). “Fortunatamente nella nostra azienda non abbiamo avuto questo tipo di danno, abbiamo passato la notte, sotto la nevicata, a scrollare i tendoni dalla neve; ma ciò non mi impedisce di partecipare in modo solidale al danno subìto da tanti miei colleghi. A questo si sono aggiunte le piogge degli ultimi giorni che hanno causato smottamenti e frane nelle vigne”.
Angela Acquaviva delle Tenute Masciarelli ha cercato di spiegare come le cose si siano susseguite. “Le recenti alluvioni, con frane e smottamenti, che hanno interessato maggiormente le fasce costiere e i territori vicini ai fiumi, erano state precedute da abbondanti nevicate che avevano provocato grandi disagi in particolare nei territori ai piedi del massiccio della Majella. Su numerosi alberi e vigneti c'era ancora una massiccia presenza di foglie, questo ne ha causato una copiosa caduta, in particolare dei vigneti allevati con la tradizionale pergola abruzzese. Noi, come azienda, possediamo diversi appezzamenti di vigne di piccole-medie dimensioni, disseminati in oltre 20 comuni delle 4 province abruzzesi, e abbiamo subìto la perdita di circa un ettaro di vigneto allevato a pergola abruzzese nella provincia di Chieti. Tuttavia, le previsioni meteo a breve termine destano preoccupazioni, cadrà ancora tanta neve. C’è bisogno che le istituzioni ascoltino e supportino con sempre maggiore forza gli appelli del mondo agricolo la cui operatività e logistica in questi casi viene messa a dura prova, in particolare nei piccoli comuni”.
Infine Angelo Molisani, enologo di Castorani, ci ha testimoniato tutta la volontà di unire le forze con i colleghi, anche per valorizzare quanto fatto sino a oggi da Valentini e per permettere a tutte le aziende colpite di rialzare la testa e guardare al domani con una speranza. “Sarebbe bello ipotizzare un evento, magari a Roma, dove far assaggiare quanto di buono questa terra ha da offrire all’Italia e al mondo. Non che non si sappia, ma dopo i primi giorni c’è davvero il rischio che la vicenda sprofondi nel dimenticatoio, lasciando i tanti viticoltori da soli con mille difficoltà e senza la forza di ripartire. E sarebbe un peccato per l’Italia intera”. La sua amarezza è anche spiegata dal fatto che, a oggi, è impossibile fare un bilancio dei danni. “Il terreno è un pantano, una sabbia mobile, non possiamo capire quali viti abbiano resistito perché se anche non tutte fossero spezzate, molte di esse potrebbero avere problemi a germogliare in primavera. Ecco, in quel momento inizieremo ad avere un’idea della portata del danno. Ma dobbiamo rimboccarci le maniche da subito, ripartire, e non abbiamo nemmeno uno storico che ci permetta di essere minimamente ottimisti. Niente di questa portata ha mai colpito le nostre vigne. Ora spero che le istituzioni ascoltino le nostre voci e spero potremo creare un coro che duri nel tempo”.
Noi continueremo a dar voce agli attori della viticoltura abruzzese, perché si parli, si conosca la situazione, si approfondisca la gravità di quanto avvenuto e di quanto rischiamo di aver perso. Quello che ancora non è sprofondato è la volontà di ripartire da parte delle tante aziende che costellano questa realtà, ma che da sole non possono sostenere un momento così delicato. Che possa essere utile un evento? Se ne parlerà, sicuramente. Intanto vogliamo proseguire sulla strada del racconto, per non spegnere i riflettori su questa complessa e difficile situazione.
a cura di Alessio Noè
Nella foto i vigneti dell'azienda Pietrantonj