dai riflessi oro antico, dal perlage finissimo... Che al naso si dispiega in un ventaglio di impressionante profondità e ampiezza, e mostra in rapida successione l'universo mondo, dai toni di fiori bianchi ai piccoli frutti rossi, dalle sfumature di vaniglia a quelle di lievito fino ai toni di nocciola, caffè, tostato...
Un vino, prima ancora che uno Champagne, che riempie la bocca, che ha uno spessore e una solidità d'impianto impressionanti, condotto da un nerbo acido vivo che viene rivestito dalla stoffa vellutata del frutto, dove l'effervescenza non è mai pungente ma si dispiega cremosa accompagnandoti nel lungo profondissimo, minerale e forse anche austero finale. Un punto d'arrivo, insomma, un paradigma di qualità e piacevolezza estrema.
Un vino che paradossalmente, non è il vertice della produzione aziendale ma il prodotto base. Tralasciamo le emozioni che vini come i grandi Vintage di casa Krug ci possono regalare, o il celebrato Clos du Mesnil o il leggendario (anche per il prezzo!) Clos d'Ambonnay. La Grande Cuvée di Krug è l'antitesi concettuale di questi grandi vini, ma con essi condivide la cultura dell'eccellenza, la perfetta conoscenza del territorio, la filosofia produttiva, che è quella dell'esaltazione del terroir (dei terroir in questo caso) per arrivare alla maggior profondità e complessità espressiva possibili.
La cosa sorprendente è che queste non sono conquiste dell'enologia moderna, ma semplicemente il lascito culturale di Johann Joseph Krug, che nel 1843 fondava questa piccola maison. Sei generazioni di Krug hanno portato avanti il legato. Anche oggi, confluita nell'alveo del polo dell'eccellenza di Bernard Arnaut, la maison mantiene intatta la sua personalità ed il suo prestigio. «Joseph Krug aveva deciso di fare un prodotto d'eccellenza. Il miglior Champagne possibile. Ed era arrivato a questo attraverso una cura maniacale dei particolari, dalla selezione delle uve alla creazione della cuvée – ci dice Olivier Krug, direttore dell'azienda – È sorprendente come Joseph nei suoi quaderni di appunti e nel diario descrivesse con precisione i passaggi chiave di questo progetto. Noi, semplicemente, ci atteniamo a questi principi». Alla base di tutto c'è la ricerca di una gamma di vini base la più ampia possibile, che possa permettere alla fine ad Eric Lebel, chef de cave, ad Olivier e al comitato di degustazione di scegliere ogni anno nel mese di aprile le soluzioni più interessanti. Tra i vini dell'annata e nella ricchissima “libreria” dei vini di riserva, conservati per anni in acciaio (i vini fermentano solamente in piccoli fusti di legno usato, e vengono trasferiti in inox dopo qualche settimana), che sono il segreto della Grande Cuvée Krug.
Quest'anno abbiamo assaggiato anche noi un bel numero di “vins clairs” dell'annata e di vini di riserva conservati da anni in cantina. Abbiamo potuto capire quanto sia importante lo chardonnay di Le Mesnil sur Oger per la spinta di freschezza e di floreale che dona, quello di Trepail per il lato sapido e minerale che apporta, e così la polpa e lo spessore di quello di Villers Marmery, sulla Montagna di Reims, da sempre ingrediente delle cuvée Krug. E poi il pinot meunier, che da Krug può arrivare anche a percentuali vicine al 20% in certe annate. Un'uva importante, se viene dai cru giusti, come Sainte Gemme, che apporta frutto polposo, toni speziati e una bella acidità. E poi i grandi Pinot Nero delle migliori vigne di Ambonnay (sapidità, nerbo, freschezza di frutto) o di Bouzy (finezza, equilibrio, fruttato di straordinaria integrità). Insomma più di cento vini giovani tra cui scegliere, e oltre cinquanta Réserve, tra cui se ne selezionano fino ad una decina – vecchi anche 15 anni - per arrivare a percentuali importanti della cuvée, dal 35 ad oltre il 50% in alcune annate. È proprio questo il segreto di Krug, quel che fa la differenza. Oggi come nel 1850. Abbiamo assaggiato un Pinot Nero di Bouzy '95 di sorprendente vitalità, uno Chardonnay di Avize del '98 di straordinaria opulenza, solo per citarne due.
È il concetto del multi-vintage, non un semplice “sans année”. Per gioco abbiamo provato a fare una cuvée anche noi. 50% vino di riserva, e poi Pinot Nero di Bouzy, a dare nerbo, e una rapida successione di piccoli e grandi cru dai flaconi degli acidissimi vin clair a disposizione. Con un occhio di riguardo per il pinot meunier e i grandi chardonnay di Mesnil sur Oger e Avize. Lebel assaggia e annuisce... Poi ci svela il risultato della cuvée 2010: 58% vino dell'annata, 42% di riserva. Domina il Pinot nero (45%), poi lo Chardonnay (39%) e infine il Meunier (16%). Da circa 140 vini base. Nasce così la Grande Cuvée di Krug. Difficile fare meglio.
Marco Sabellico
Gennaio 2012