Non è andato perduto il lavoro della filiera vitivinicola italiana che in oltre un anno e mezzo ha discusso, elaborato e, successivamente, presentato al Ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina e alle Camere, il Testo Unico della vite e del vino. Documento che, all'articolo 54, dà al Mipaaf la facoltà di istituire il Registro unico dei controlli (Ruc): uno degli strumenti più attesi in funzione anti-burocrazia. Ora il Ruc è realtà in Emilia Romagna, non ancora in tutta Italia, ma qualcosa si sta muovendo, dopo anni di richieste rimaste inascoltate, grazie all'inserimento dell'iniziativa nel piano di rilancio dell'agroalimentare contenuto nel decreto Campolibero' Il progetto pilota sul Ruc fa così dell'Emilia Romagna la regione apripista. "Ciò che faremo qui sarà uno dei pilastri di quanto faremo a livello nazionale", ha detto il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha voluto battezzare il Ruc a Bologna: "Un provvedimento utile e concreto" ha sottolineato "che si pone realisticamente il tema dello snellimento della burocrazia". Il passo ulteriore sarà l'annunciato invio al Ministero dell'Interno della bozza di decreto attuativo proprio sul registro unico, in maniera da renderlo operativo. A quel punto, una serie di riunioni tecniche tra i soggetti interessati dovranno definire competenze, tempi e modi del funzionamento, aprendo la strada a una vera semplificazione.
Nel caso emiliano romagnolo, con l'istituzione del Ruc, tutti i dati delle verifiche a vari livelli degli enti competenti (Arpa, Unioni dei Comuni, Carabinieri, Gdf, Asl e così via) saranno condivisi. Ma cosa accadrà nel concreto? Prima di ogni ispezione, l'ente controllore dovrà verificare che non ne esistano di simili e precedenti; in questo caso, i risultati sono validi per ogni altro ente per sei mesi; in caso contrario, dovrà concordare con gli altri interessati un'unica visita in azienda. A sua volta, l'azienda potrà accedere al Ruc e conoscere l'esito della verifica. "Il risultato" spiega l'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna, Tiberio Rabboni"ÂÂÂ è una diminuzione dei controlli nelle aziende e dell'impegno della Pa. In tal modo, si darà un taglio alla burocrazia che grava sugli imprenditori". Anche se molto dipenderà da cosa farà l'Europa. E Rabboni chiama in causa il nuovo commissario Ue all'Agricoltura, Phil Hogan: "Questo è quello che può fare la Regione ma ci attendiamo altre cose importanti dal Governo e dall'Ue. Hogan ha annunciato che farà qualcosa per ridurre la burocrazia e noi sappiamo che la burocrazia ha la sua impronta fondamentale da Bruxelles".
La creazione dell'archivio digitalizzato dei controlli è un'innovazione che sfrutta le nuove tecnologie informatiche. Il Ruc emiliano romagnolo è infatti integrato con il sistema informativo agricolo regionale (Siar), è attivo già da agosto scorso e oggi contiene gli esiti di oltre 50mila verifiche fatte da 55 enti. La Regione conta di far risparmiare tempo e denaro a istituzioni e imprese, prevedendo anche un passo ulteriore. Da ottobre, proprio a partire dal settore vino, sarà attivo un altro strumento di semplificazione, basato sul silenzio-assenso per gli adempimenti in agricoltura: il meccanismo ridurrà i tempi di risposta della PA e si applicherà alle domande di correzione delle anomalie sulle superfici vitate e a quelle di espianto e reimpianto dei vigneti. L'avvio di questo sistema dipenderà dai tempi di digitalizzazione dell'anagrafe delle aziende agricole, che l'assessorato di Tiberio Rabboni conta di chiudere a breve.
Come funziona il Ruc? Costato circa 100 mila euro, il Registro unico dei controlli è attivo in Emilia Romagna da agosto, è stato previsto da una legge del 2011 e implementato tra 2012 e 2013. Contiene ad oggi oltre 51 mila controlli eseguiti da 55 enti diversi sul territorio, relativamente a 128 tipologie (il sistema ne può contenere fino a 172 tipi). Ogni controllo ha una “data di scadenza” di 180 giorni. Entro tale termine l’esito è valido non solo per l’amministrazione che l’ha effettuato ma anche per le altre, grazie a specifici accordi di mutuo riconoscimento. Le aziende possono accedervi (direttamente con apposita smart card o attraverso i Centri di assistenza agricola), conoscere risultati e relativi documenti.
Per quanto riguarda l'estensione del Registro unico dei controlli alle altre Regioni italiane, il fulcro della sua applicazione potrebbe essere rappresentato dal fascicolo aziendale, inserito nel Sian (Sistema informativo agricolo nazionale che fa capo ad Agea). Dal punto di vista tecnico, la condivisione dei dati e l'aggiornamento a livello regionale è già da oggi possibile. Si tratterà di capire quali saranno le direttive del governo centrale. Di fronte a questa novità, i Consorzi dei produttori si dicono soddisfatti, ma chiedono anche tempi rapidi. "Il sistema dei controlli era ormai divenuto incontrollato” afferma il direttore del Consorzio del Pignoletto Doc, Giacomo Savorini “nel senso che le verifiche erano spesso ripetitive e facevano andare in confusione i produttori. I Consorzi sono i primi a pretendere che i controlli siano fatti e, allora, ben venga questo progetto pilota, ma ancora oggi mancano le linee guida: ovvero, non è ancora chiaro chi controlla cosa. Ci aspettiamo, quindi, rapidità nell'attribuire i ruoli ai diversi enti"."Nessuna impresa vuole stare fuori dalle regole" ribadisce Ermi Bagni, direttore del Consorzio di tutela vini Emilia "ma certamente è necessario che i controlli siano armonizzati. Solo così tempi e costi si ridurranno". Anche Confagricoltura chiede una "rapida applicazione" del Registro unico: "Così come è fondamentale l’integrazione con gli altri attori del sistema quali Accredia e le sue banche dati sugli enti di controllo. Semplificare non vuol dire minori controlli, ma più efficacia nel controllare le vere cause delle frodi".
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 25 settembre.
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