Avete sentito parlare di Iot, l'acronimo di Internet of Things? Ve ne abbiamo già parlato (qui e qui). Si tratta di oggetti connessi a internet che comunicano tra di loro, si scambiano dati, posizioni e anche soluzioni. Ombrelli che mandano sms ai proprietari per avvisarli dell'arrivo della pioggia, frigoriferi che fanno autonomamente la spesa online, wc che si azionano da soli per ripulirsi, forchette che avvertono chi le utilizza che sta mangiando troppo velocemente. Fantascienza? No, non si tratta di nessuna realtà futuribile, ma di proposte già sul mercato e sempre più in via d'espansione anche in Italia. Un dato tra tutti: aoggi, secondo Gartner, la multinazionale leader dell'Information Technology, gli oggetti connessi sarebbero circa 5 miliardi e diventeranno 25 miliardi entro il 2020. E tra questi ci sono anche vigne, tappi e bottiglie di vino che, attraverso software, applicazioni, reti, telecamere e sensori, "comunicano" con produttori e consumatori per massimizzare la produzione, ridurre al minimo i rischi, dare informazioni.
Abbiamo provato a sentire chi sta sperimentando questo tipo di tecnologia, sia dal lato fornitore, sia dal lato cantina. E tutti gli interlocutori sembrano essere concordi sulle grandi potenzialità che esso avrebbe proprio in campo vitivinicolo.
Aree di applicazione dell'Iot
Quali sono i possibli ambiti dell'Iot nel mondo del vino? Solair Corporate, la prima start in Italia acquistata dal colosso Microsoft (lo scorso maggio), in collaborazione con Vecomp Software, ha provato a tracciare i possibili ambiti di applicazione dell'Iot nel mondo del vino. Dal lato della produzione: misurare e analizzare una varietà di fattori ambientali per ridurre al minimo i rischi per l'uva, migliorare la qualità e ottimizzare i consumi; effettuare il monitoraggio remoto delle macchine. La manutenzione preventiva e il controllo dei processi possono migliorare continuità produttiva ed efficienza. Da lato della distribuzione invece l'applicaizone riguarda la possiilità di localizzare, tracciare e rintracciare la localizzazione delle bottiglie lungo la supply chain fino al consumatore. Tracciare la catena significa tracciare i processi interni e distributivi per garantire che vino e distributore siano prodotti e venditori ufficiali. In questo senso la tracciabilità favorisce la protezione del Brand e porta valore al cliente finale. Per il consumatore, infine, la prospettiva riguarda la possibilità di creare contenuti personalizzati e promozioni ad hoc per migliorare la customer experience e fidelizzare il cliente.
Dalla Vigna Connessa di Ericsson al 5G di Tim
Andiamo a monte. E precisamente in vigna, dove l'apporto dell'Iot sta mostrando il suo miglior potenziale. Come? Raccogliendo dati sul suolo e sugli aspetti meteorologici (umidità dell’aria, temperatura, intensità dei raggi solari), rilevando la presenza di malattie della vite e di conseguenza prevedendo l'uso di pesticidi solo lì dove strettamente necessario. Si capisce che, oltre a favorire la produzione, l'Internet delle cose in questo caso si integri ancora meglio nel concetto di sostenbilità, tanto declamato dalla vitcoltura contemporanea.
Non a caso, i maggiori gruppi del mondo della comunicazione si stanno affacciando alla smart agricolture, come nel caso di Ericsson con il progetto Vigna Connessa, attraverso il sistema TracoVino, in collaborazione con Intel, Telenor Connexion e MyOmega System Technologies. Tre anni di sperimentazione in Germania su quattro aziende vitivinicole della Mosel Valley, e adesso il lancio sul mercato italiano. Il servizio permette ai produttori di vino di raccogliere dati sull’umidità dell’aria e del suolo e sulla temperatura, oltre che sull’intensità dei raggi solari, facendo leva sui sensori Iot e sui gateway Iot di Intel connessi a un servizio cloud. Le informazioni possono essere usate per compiere analisi predittive, per supportare la gestione delle risorse e il monitoraggio da remoto in tempo reale, migliorando la qualità della produzione, riducendo i costi e l’impatto ambientale. Per esempio, è possibile individuare il momento migliore per la vendemmia. Più tecnicamente, l’utilizzo della Device connection platform (Dcp) di Ericsson, insieme alla soluzione di sicurezza per l’Iot, fornisce un sistema di autenticazione per i dispositivi dotati di sim e una connettività end-to-end sicura e criptata che supporti una più efficace produzione di vino. I dati elaborati possono, quindi, essere visualizzati direttamente sul proprio dispositivo attraverso un'app.
“Con questo genere di sistema” spiega Franzen della cantina Calmont (una di quelle che ha già sperimentato il sistema Ericsson in Germania) “si riesce a lavorare in modo esatto procedendo per step: per esempio stabilendo quando fare la defoliazione, con giorno e ora precisi”. Maggiori dettagli nel video https://youtu.be/Goe3xialtac
Altro grande player del settore, pronto a scommettere sulla vigna connessa è Tim che ha appena siglato, proprio con Ericsson, un accordo per avviare il programma “5G for Italy” con l’obiettivo di creare un ecosistema aperto per la ricerca e la realizzazione di progetti innovativi abilitati dalla tecnologia 5G - la rete mobile di nuova generazione - al fine di accelerare la digitalizzazione del Paese. Si tratta della prima iniziativa in Italia che intende aggregare industrie, istituzioni, università, centri di ricerca, amministrazioni locali e piccole e medie imprese per sviluppare e testare nuovi servizi e progetti pilota che si avvalgono della tecnologia 5G. E, tra i principali settori di analisi, ci saranno saranno le Smart City, l’Internet of Things, l’Industria 4.0, il Trasporto e la Smart Agricolture, soprattutto in vigna: nuovi modelli di analisi che consentono di interpretare una serie significativa di dati (relativi alla temperatura o all’umidità) raccolti attraverso specifici sensori propri dell’Internet of Things e ottimizzare la filiera di produzione dei vini.
Grape Assistence: il progetto del Consorzio di Montefalco
Appurato che l'Iot potrebbe rivoluzionare – e in parte lo sta già facendo – il modo di fare viticoltura, bisogna fare un passo in avanti per capire il motivo per cui, più che negli altri settore, in questo in particolare l'unione fa la forza. Ce lo spiega Mattia Dell'Orto, fondatore della startup Leaf srl che, per il Consorzio Vini di Montefalco, sta protando avanti il progetto Grape Assistence. La prima fase del progetto è iniziata nel 2015, con Confagricoltura capofila e 10 cantine del territorio aderenti. "Quest'anno, invece" spiega Mattia Dell'Orto "è il Consorzio a ricoprire il ruolo da capofila, ma la cosa ancora più importante è che le aziende sono diventate 14, nonostante, finita la fase del Psr regionale, sia stato chiesto loro un contributo individuale. L'adesione ci fa capire che il primo obiettivo è stato raggiunto".
Ma vediamo come funziona il meccanismo. Inizialmente sono state collegate nove stazioni meteo del territorio: ogni postazione è dotata di sensori per il rilevamento della temperatura dell’aria, delle precipitazioni e dell’umidità relativa ed è stata messa in rete tramite sim card Gsm per l’invio automatico dei dati ad un server centrale. La seconda fase di lavoro ha previsto l’attivazione delle utenze informatiche per il servizio Dss (Decision support system) fornito da Horta srl, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. In questo modo le aziende, non solo possono accedere a questi dati, ma vengono anche allertate tramite degli sms inviati ad hoc direttamente sullo smartphone.
"Credo che la parte più interessante del progetto" spiega Dell'Orto"sia il lavoro di un team messo a disposizione per tradurre queste informazioni in consigli pratici su quando e dove intervenire, grazie anche a un costante lavoro di monitoraggio sul territorio. Dal mese di aprile, infatti, il gruppo di lavoro ha iniziato le attività nei vigneti del comprensorio, effettuando settimanalmente sopralluoghi nelle parcelle sperimentali per verificare la corrispondenza delle informazioni rilevate dai sistemi Dss con le reali condizioni di sviluppo delle malattie". Ciò significa che il monitoraggio avviene sotto l'input dell'Iot, ma che poi viene concretizzato dal lavoro sul campo, grazie all'apporto di un'app che permette di prendere appunti, elaborare dati e diffondere informazioni.
I risultati oggi
"Parliamoci onestamente" continua Dell'Orto "il supporto dell'Iot in viticoltura è fondamentale e son sicuro che in futuro potrà avere sviluppi inaspettati, anche perché quello del vino è uno dei settori agricoli, al momento, più dinamici e fecondi. Tuttavia per le singole aziende diventa complicato seguire le informazioni tecniche provenienti da un software. Con Grape Assistence abbiamo almeno due valori aggiunti: l'apporto di una squadra di esperti che fornisce praticamente un libretto di istruzioni (con produzione di un bollettino settimanale per ogni cantina; ndr) e la licenza del Consorzio che rende possibile l'applicazione collettiva del progetto". Difficilmente, infatti, un'azienda da sola potrebbe decidere di acquistare un pacchetto del genere, sia per motivi di gestione sia di prezzo. Ma vediamo i risultati sul campo. "Nel primo anno di gestione" dice Dell'Orto, dati alla mano"l'’indice della Frequenza dei Trattamenti (Tfi – Treatment frequency index; ndr), che rapporta la dose di prodotto effettivamente utilizzata alla dose impiegabile indicata in etichetta, nei vigneti gestiti secondo le informazioni del progetto Grape Assistance è stato pari a 12,7: molto inferiore al valore potenziale di un piano di difesa a calendario che sarebbe stato pari a 23,3. Tradotto, significa che l'uo dei fitofarmaci è stato ridotto di circa il 40%. Quest'anno siamo a -20%, considerato che fino a qua si è trattato un anno molto piovoso, in cui il vero primo obiettivo prefisso era non perdere la qualità del prodotto". Secondo le stime Leaf, se nel 2015 tutte le aziende del Consorzio avessero adottato e seguito le istruzioni del programma Grape Assistance, oggi si parlerebbe di un risparmio di circa 105 mila euro all’anno, di cui ben 88 mila euro relativi ai soli prodotti chimici.
www.consorziomontefalco.it/territorio/grapeassistance
Il tappo parlante di Guala Clousure
Andando oltre la fase produttiva, l'Iot trova una sua applicazione pratica anche nella lotta alla contraffazione e nella comunicazione con il consumatore. Nel caso specifico non parliamo di etichette parlanti tramite il codice Qr, ma di tappi. Come quello da poco lanciato da Guala Clousures in collaborazione con l'olandese NXP: una chiusura intelligente, che interagisce con la tecnologia Nfc (Near field communication), dotata di sistemi tamper evident (anti manomissione), di anticontraffazione e di monitoraggio. Oltre a combattere la contraffazione, la tecnologia Ncf è capace di "parlare" con il consumatore. Nella fattispecie quest'ultimo, con un semplice tocco sul device (smartphone o tablet), è in grado di conoscere meglio i dettagli del vino, ricevere offerte speciali o premi fedeltà, verificarne la provenienza o l'integrità. Attivo anche il servizio che avvisa di un'eventuale apertura della bottiglia non autorizzata, tramite cui si risalirebbe a tentativi di contraffazione. Più o meno sulla stessa linea d'onda, l'altra nuova chiusura Guala Clousures in collaborazione con Authentic Vision che si serve, però, di un tag e di un indicatore visivo, come ad esempio un codice Qr, per fornire informazioni sulla bottiglia dal lato consumatore. Mentre dal lato produttore, dà la possibilità di connettersi ad un portale web per avere acceso ai dati relativi al marketing, alla business intelligence e alla supply chain.
La bottiglia smart di Kuvée
Altro ambito, altra curiosità. In California è arrivata la prima “smart bottle” proposta dalla start up Kuvée. Dotata di wi-fi e touchscreen, la bottiglia è in realtà un contenitore di "cartucce di vino" da 750 ml intercambiabili, appositamente realizzate per essere inserite all'interno della smart bottle e conservarsi anche per 30 giorni dalla prima apertura grazie ad un sistema ermetico, in modo da poter essere cambiate anche se non sono state finite. Una volta inserita la cartuccia, la bottiglia smart la riconosce automaticamente ed è in grado di mostrare sul display l’etichetta del vino, le informazioni sul produttore e sul processo di lavorazione, oltre all'indicatore sul livello del vino rimasto (visto che il contenitore non è trasparente). Inoltre, attraverso il touchscreen si può accedere al catalogo di vini messi a disposizioni da Kuvée con le relative cartucce. Al momento sono disponibili 48 etichette di 12 cantine (dai 15 ai 50 dollari).
https://www.indiegogo.com/projects/kuvee-the-smart-wine-bottle-that-keeps-wine-fresh#/
a cura di Loredana Sottile
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 14 luglio
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