della città: si tratta di un modernissimo complesso che da lontano dà l'idea di una nave ormeggiata tra gli alberi, ed è opera del celeberrimo archistar Ruy Ohtake.
Qui i 50 produttori del Roadshow (era la penultima tapa della quinta edizione) hanno incontrato operatori, importatori, ristoratori e sommelier paulistanos e versato i loro migliori vini (oltre 200 etichette) senza soluzione di continuità dall'apertura alla chiusura della manifestazione.
Contemporaneamente facevano registrare il tutto esaurito di due workshop-degustazione tenuti da Marco Sabellico, che per l'occasione era affiancato dal collega Jorge Lucky, uno dei più apprezzati giornalisti enogastronomici brasiliani. A sorpresa ha partecipato al workshop anche Luca Gardini, campione mondiale dei sommelier, in città per Expovinis Brasil, che inizia oggi e chiuderà i battenti il 26 aprile. Expovinis è la più importante esposizione enologica del Sud America, e non a caso ha scelto come sede la capitale dello stato di San Paolo. La città con i suoi oltre 11 milioni ( ma sono 20 nell'area urbana, e 29 in quella allargata) è la più grande metropoli dell'emisfero sud, è protagonista di una straordinaria crescita economica, e la sua popolazione consuma vino - il 50% di tutto quello consumato in Brasile - con entusiasmo. Abbiamo avuto modo di parlare con ristoratori di grido e di ammirare ricchissime carte dei vini che nulla hanno da invidiare a quelle delle altre grandi città del mondo. «Non potrebbe essere diversamente, in una città dove un abitante su quattro ha ascendenze italiane - ci racconta Massimo Leoncini, sangimignanese, head sommelier e buyer per i prestigiosi locali della catena Fasano – Qui c'è benessere economico, c'è cultura e sensibilità per il bello e il buono. E in questo momento il vino italiano è sulla cresta dell'onda». «E' un mondo complesso e affascinante che appassiona i brasiliani, e i paulistani in particolare - gli fa eco Suzana Barelli, caporedattore della celebre rivista Menù - speriamo solo che i recenti rumors sulla crescita delle accise non blocchino l'import dei vini stranieri». «I consumi sono ancora bassi, circa 2 litri per abitante - ci racconta Jorge Lucky – ma la classe media oggi con l'economia in crescita ha possibilità di spesa, e con il crescere della cultura enologica si affina il gusto. Ecco perché i vini europei saranno sempre più consumati in Brasile. I vini Sudamericani, i nostri, i cileni e gli argentini, sono molto buoni. Ma poi nasce nel consumatore la voglia di qualcosa di più complesso e profondo». «Quanto al discorso delle accise in crescita - continua - sono ottimista. Si tratta per ora semplicemente di richieste avanzate dai produttori brasiliani, che rappresentano solo il 25%, oggi, del mercato. Una categoria piccola. L'unico effetto che hanno sortito è stato quello di vedere boicottati i loro prodotti per una settimana in moltissimi ristoranti del paese». Staremo a vedere. Già oggi, con il 13% di diritti di dogana e le altre tasse si arriva al moltiplicare per 6 il valore del vino all’origine. Poi va aggiunto il ricarico… E’ la tassazione l’unico freno al consumo. Intanto però il Lambrusco qui scorre a fiumi (70% del vino italiano importato), e sposa a meraviglia la feijoada, il tradizionale stufato di carne e fagioli, e lo stesso vale per il Chianti Classico, eccellente con il churrasco, la celebre carne allo spiedo. Appuntamento il 27 aprile a Rio de Janeiro, per l'ultima tappa del Roadshow, allo Sheraton Rio Hotel & Resort.