strong>, soprattutto per quelle aziende che hanno avuto la possibilità e la lungimiranza di investire in questo senso cercando di ampliare il loro raggio di mercato verso l’ester(n)o.
Scartabellando tra le tante riviste mondiali a tema enoico, apprendiamo che la testata tedesca Weinwirtschaft - letteralmente “vino” - ha stilato una classifica dei 100 migliori vini presenti sul mercato tedesco.
Tra questi il primo italiano è il Chianti Classico Famiglia Zingarelli 2010 Rocca delle Macìe, secondo nella classifica dei migliori vini provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un Chianti dai toni immediati, fruttato e con un bel retrogusto delicato di sottobosco ed erbe aromatiche; in bocca è grintoso, incisivo. Insomma, se è il primo vino italiano in Germania, non è certo un caso. I parametri presi in esame sono il legame con il territorio di origine, il rapporto qualità/prezzo, la reperibilità sul mercato, le qualità organolettiche e, infine, il packaging.
Proprio la Toscana registra tantissime presenze, soprattutto Chianti e Brunello di Montalcino, un segnale importante soprattutto perché premia il grande lavoro che quest’area sta portando avanti per promuovere i suoi grandi vini. Altre regioni molto presenti sono Veneto, Alto Adige (non poteva mancare in una classifica tedesca) e a sorpresa Puglia e Sicilia. Perché sorpresa? Non perché la produzione di vino di qualità di queste due regioni non sia all’altezza, tutt’altro, ma perché si tratta di prodotti legati a un clima e un gusto profondamente distanti dalla Germania. Evidentemente il mercato teutonico ha gradito molto la grande personalità mediterranea dei nostri rossi siciliani e pugliesi. La Germania, infatti, non può competere con Francia e Italia sui rossi, se non altro per questioni climatiche e morfologiche, oltre che per ragioni storico-culturali.
Altro dato interessante lo segnala lo stesso Sergio Zingarelli (Rocca delle Macìe), presidente del Consorzio Chianti Classico: “La Germania è al 4° posto nel mondo e al 3° posto in Europa per il consumo di vino e questi consumi hanno avuto un seppur lieve incremento (dai 23 litri del 2010 ai 24,3 del 2011) mentre risulta in leggero calo quello della birra. E parliamo di una popolazione che si aggira intorno agli 87 milioni di abitanti, dunque decisamente interessante”. Birra in calo e vino, anche italiano, in crescita quindi? Messa così suona un po’ provocatoria, però si tratta pur sempre di un bel segnale che in una fase critica per molte aziende potrebbe significare uno spiraglio.
“La ristorazione in Germania” ricorda sempre Zingarelli “è in mano agli italiani, anche di seconda o terza generazione, che contribuiscono in modo importante a far conoscere i prodotti del nostro paese. Una presenza radicata sul territorio che sollecita la già sviluppata curiosità dei tedeschi a sapere di più su cibo e vino a loro familiari. Per questo motivo un lavoro importante sulle esportazioni non aiuta solo l’economia della singola azienda presente all’estero, ma incrementa il turismo sul nostro territorio, che di conseguenza diventa volano per una maggiore cultura ed esportazione di nostri prodotti”.
Tutt’altro che retorica, bensì una speranza e lo stimolo, per le aziende enologiche in questo caso, a spingersi in una direzione fruttuosa.
a cura di Alessio Noè
07/02/2013
foto bottiglia Chianti Classico Famiglia Zingarelli 2010 di thebuddhainyourglass.blogspot.it
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