Il vino campano tra tradizione e nuovi mercati. Intervista a Piero Mastroberardino

4 Giu 2014, 10:55 | a cura di
La viticoltura è un affare di famiglia dalla metà del '700 per i Mastroberardino. Oggi, dopo dieci generazioni consolidano la loro posizione di cantina simbolo dell'Irpinia dei vini e guardano ai nuovi mercati. “Ma resto dell’avviso che non si debba trascurare la propria terra d’origine”.

La Mastroberardino è una storica cantina di Atripalda (Av), le prime tracce della viticultura di casata risalgono alla metà del settecento, l'iscrizione in Camera di Commercio di Avellino avviene nel 1878 a nome del Cavalier Angelo Mastroberardino, per la concessione all'esportazione. Piero Mastroberardino, oggi, rappresenta la decima generazione dalla prima vite di famiglia, da allora e da sempre ha come vessillo l'autoctonicità dei vitigni campani. Tra i principali l'Aglianico, Fiano, Piedirosso, Greco, Falanghina e Coda di Volpe. Per dare una bussola temporale ancora più definita: Taurasi, Fiano, Greco e Falanghina son vitigni che risalgono al periodo di colonizzazione dei Greci, o all'epoca romana.

Il territorio si staglia tra le colline irpine (da 300 a 600 mt s.l.m.). Le uniche tre zone a Docg della Campania sono concentrate qui: Fiano di Avellino, Greco di tufo e Taurasi. Tra i prodotti che destano più interesse sul mercato c'è il Radici Taurasi, Docg 2008 (Tre Bicchieri l'annata 2007 nell'edizione della Guida ai vini d'Italia 2014). La consistenza è piena, aromi e sentori di ciliegia nera e magma di sottobosco, fragoline e prugne carnose vivide, toni speziati e bacche. Un ottimo vino. Altro vino interessante per fascia di prezzo e mercato è il Radici Fiano di Avellino Docg: agrumato, che avvolge con note di pesca gialla, accompagna con sapidità minerale il palato e si chiude con toni di pompelmo fresco e pungente. L'ultimo, ma non tale, da non trascurare per il suo mercato in crescita è Novaserra Greco di Tufo Docg; un vino ben piazzato, struttura ambiziosa, con frutti maturi, incenso e grafite, ancora respiro minerale e chiusura pungente, limetta rutacea.

Per addentrarci in uno dei casati che girano il mondo e impongono il marchio italiano, abbiamo intervistato Piero Mastroberardino che dalla fine degli Anni Novanta è al timone dell'azienda, e la sta trasformando in una realtà vitivinicola moderna e razionale:

I vostri vini sono apprezzati in tutto il mondo, qual è la carta vincente?
Coerenza e dedizione. Nulla di speciale: per fare impresa da tante generazioni sono ingredienti imprescindibili.

Quali sono i principali paesi dove esportate? E quali i nuovi mercati che non vi aspettavate?
USA, Germania, Giappone, Russia, Regno Unito. La Cina è cresciuta considerevolmente negli ultimi anni, ma ancora non è consolidata in termini di modalità di approccio ai consumi dei vini di pregio. Ci sono molti paesi ritenuti piccoli mercati in cui si sviluppano interessanti opportunità di business. Sono sempre gli uomini a fare i mercati.

Ci racconti un aneddoto sul tuo vino?
In tanti anni di storia vi sono anche tanti aneddoti. I nostri vini sono stati protagonisti di scene cinematografiche, spesso artefici di momenti di gratificante socializzazione, testimoni di importanti accordi di politica internazionale, ai tavoli di regnanti in occasioni ufficiali di grande prestigio. Sono vini che catturano l’attenzione, per stile, personalità, territorialità e schiettezza. Questo per dire che non racconterò alcun aneddoto su questi vini… poiché non vorrei sminuirne il ruolo.

I volumi economici al confronto: export e mercato interno, ci puoi dare qualche numero?
A dispetto di quanto spesso si pensa, il mercato domestico resta molto importante per noi: la presenza nella ristorazione italiana è un elemento al quale non rinuncio. Rappresenta tuttora il 60% circa del nostro lavoro complessivo, anche se il ritmo di crescita sui mercati esteri è più elevato. Resto dell’avviso che non si debba trascurare la propria terra d’origine.

Qual è il vino che vi da più soddisfazioni sul mercato italiano, quello che riscuote più successo?
Sono i nostri tre cru di famiglia, situati nelle tre aree a Docg: Radici Fiano di Avellino, Novaserra Greco di Tufo e Radici Taurasi, sia nella versione dell’annata che nelle riserve.

La bottiglia più pregiata? E il vino più premiato di gamma commerciale?
Le bottiglie più pregiate sono gli antichi esemplari di Taurasi degli anni Venti e Trenta. Il vino più premiato di gamma commerciale è Radici Taurasi Riserva. Di anno in anno sta ricevendo i più importanti ed ambìti riconoscimenti al mondo.

Qual è la gamma dei vini che vendete maggiormente all'estero? I fatturati nonostante la crisi sono in crescita?
La gamma dei vini venduta all’estero non differisce da quella disponibile sul mercato domestico, quindi anche oltreconfine vendiamo bene tutti i cru di famiglia accanto ai nostri classici. I fatturati nell’ultimo periodo sono stabili, con segnali di rilancio alquanto rassicuranti nelle fasi più recenti.

La frontiera dell'e-commerce? Il mercato italiano è pronto?
L’e-commerce è un canale interessante, che coltiviamo già da diversi anni. Non sono enormi numeri, ma in crescita costante. Il mercato è pronto, ma selezionato, non è da grande pubblico.

Quali sono i nuovi orizzonti del marchio? Avete sperimentazioni in mente per il futuro?
Abbiamo molti progetti in corso. I più appassionanti che hanno già dato risultati sono: il recupero di antichi cloni di Aglianico pre-fillossera (in corso di omologazione con il nome di mio padre, Antonio Mastroberardino), rimessi in campo, che oggi danno origine al cru Redimore Irpinia Aglianico Doc; il progetto delle muffe nobili di Fiano e di Aglianico, da cui scaturiscono due vini molto esclusivi e interessanti: Melizie Irpinia Fiano passito Doc e Antheres Irpinia Aglianico passito Doc.

Mastroberardino | Atripalda | via Manfredi, 75/81 | tel 0825.614111 | http://www.mastroberardino.com/

a cura di Peter D'Angelo

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