Momento epocale per il mondo del vino: il passaggio dal registro cartaceo a quello digitale sta dividendo il mondo del vino. Nella scorsa puntata le cantine ci hanno raccontato le loro esperienze, non nascondendo perplessità e timori, ma in alcuni casi anche voglia di cambiamento e urgenza di interpretare i tempi. In molti si sono chiesti se non si poteva fare diversamente o se non sarebbe stato meglio escludere dall'obbligo del registro le piccoli aziende. Per tentare di dare delle risposte, abbiamo rigirato le domande direttamente dai produttori a chi il sistema lo conosce bene perché per mesi e mesi ci ha lavorato: Gianluca Fregolent, direttore Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi) di Conegliano, che ha guidato il gruppo incaricato di creare la piattaforma. Ecco cosa ci ha risposto.
Qual è stato l'iter che ha portato alla nascita del registro telematico?
Il lavoro sul registro è iniziato con il decreto Campo Libero ad agosto del 2015. Da lì, attraverso un gruppo di lavoro, le analisi degli strumenti e il confronto per la reinterpretazione di tutte le norme indicate nel codice vitivinicolo, siamo arrivati a una sintesi ad aprile del 2016, quando abbiamo rilasciato il primo prototipo messo a disposizione di 50 aziende per verificarne l'attendibilità. Il primo gennaio la partenza ufficiale e da allora i registri cartacei non sono più utilizzabili: dal 1 gennaio l'Icqrf e i Comuni ne hanno sospeso la vidimazione
Quante aziende risultano attualmente registrate?
A oggi sono 14.750 le aziende che hanno richiesto le credenziali e 9800 quelle che si sono attivate, su una stima di circa 30 mila che dovranno farlo nei prossimi mesi, pena l'applicazione delle sanzioni.
Quali sono i maggiori risvolti positivi della dematerializzazione?
Prima di tutto chiariamo che non c'è nessuna nuova imposizione, ma una informatizzazione di dati già obbligatori per l'azienda nell'ottica della semplificazione. E proprio in questo percorso, a fine 2018 è prevista l'integrazione dei molteplici adempimenti come dichiarazione di produzione e dichiarazione di giacenza. Inoltre, il registro, mediante la condivisione dei dati con gli Organismi competenti, assolverà a tutti gli altri adempimenti per la certificazione e il controllo delle Dop e Docg, mentre il nuovo documento Mvv elettronico svincolerà l'azienda dall'andare in Comune per la vidimazione.
In che modo il gruppo di lavoro ha seguito questo periodo di transizione?
Dal canto nostro abbiamo fatto tutto ciò che era possibile: dalle sperimentazioni su un campione di aziende, agli incontri formativi - 60 nel 2016 - per le aziende e i referenti delle associazioni. Inoltre sul sito del Mipaaf, oltre all'istruttivo manuale operativo, le aziende hanno a disposizione una doppia piattaforma: quella ufficiale e quella di esercizio che serve a effettuare delle verifiche prima dell'invio. Infine, ritengo sia utile che le aziende prendano visione della sezione faq del sito, con le risposte alle situazioni più comuni in cui ci si imbatte durante la compilazione.
Tra le maggiori critiche mosse da parte dei produttori - soprattutto dai piccoli - si parla di un sistema poco intuitivo.
A mio discreto parere sembra complicata e poco intuitiva la normativa del settore vitivinicolo, non il registro in sé. In ogni caso, l'esigenza era quella di creare uno strumento che andasse bene per tutti e che fosse coerente con la legge. Senza ombra di dubbio, chi prima riusciva a compilare autonomamente un registro cartaceo, riuscirà a gestire senza troppe difficoltà anche quello telematico. Chi già si serviva di consulenze esterne, continuerà a farlo. Per quanto riguarda le piccole aziende c'è la possibilità di utilizzare il software gratuito dal sito http://mipaaf.sian.it, che permette di fare le registrazioni senza ulteriori spese. Inoltre, grazie al Testo Unico e al decreto Campo Libero ci sono notevoli agevolazioni per chi produce meno di mille ettolitri. Sono, invece, esentati dal registro coloro che producono fino a 50 ettolitri all'anno e le aziende che movimentano solo prodotti confezionati. Ovviamente sappiamo che molti produttori hanno una sorta di rifiuto prevenuto: è come dire “non capisco la matematica e quindi non mi ci metto”. Ma col tempo diventerà tutto più semplice e immediato.
Cosa succederà dopo il 30 aprile se le aziende non si metteranno al passo col nuovo sistema o se dovessero farlo in modo sbagliato?
Il Testo Unico, in caso di mancato aggiornamento del registro prevede delle sanzioni che vanno dai 500 ai 15 mila euro. Nel caso della prima contestazione si applicherà la diffida. Ci terrei a chiarire la leggenda di un'eventuale sanzione che partirebbe immediatamente all'invio dei dati: il sistema informatico non determina nessuna contestazione in automatico, ma sempre e solo a seguito di un controllo. Anzi, possono rivelarsi molto utili alcuni feedback successivi alla compilazione per prevenire l'invio al Sian di dati errati.
Cosa risponde a chi tira fuori il digital divide o i cosiddetti crash del sito del Sian?
Posso assicurare che lì dove funziona WhatsApp, funziona anche il registro telematico. Per quanto riguarda i possibili errori o défaillance momentanei - e ci tengo a precisare momentanei - del sito, basterà stampare il codice dell'errore a dimostrazione del problema. Insomma, i margini per adeguarsi entro il 30 aprile ci sono tutti, ma come spesso succede in Italia anche per cose più ordinarie, quali il bollo dell'auto o il canone Rai, ci saranno aziende che, coscientemente o meno, sfideranno il sistema, per poi adeguarsi solo quando saranno obbligate.
a cura di Loredana Sottile
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 2 febbraio
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