“Sull’Expo non abbiamo ancora le idee chiare” spiega Renzo Cotarella direttore generale della Marchesi Antinori “Una cosa però è certa: non faremo né stand, né esposizione di bottiglie ma tutt’al più qualche iniziativa con l’Istituto Grandi Marchi, se verrà organizzata. Siamo invece interessati alle attività di incoming nella nostra cantina del Bargino”. A quante pare, l’Expo, che ricordiamo aprirà i battenti l'1 Maggio prossimo e li chiuderà il 31 Ottobre 2015, continua a non esercitare grande attrazione nel mondo del vino nonostante le discussioni sulla presenza o meno del settore con un proprio spazio e la presentazione del progetto del Padiglione Vino lo scorso luglio, siano state molto partecipate. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’omonima azienda vinicola toscana, è sulla stessa linea d’ondae aggiunge “L’impressione è che si stia brancolando un po’ nel buio ricreando quel meccanismo per cui, per noi italiani, mantenere un atteggiamento corale, risulta assai difficile. Sì certo anche noi faremo qualcosa, ma d’altra parte non è necessario essere sempre presenti durante i 6 mesi di Expo”. La sensazione è che nel settore vinicolo per molti questa scadenza, ormai sempre più ravvicinata, non rappresenti più tanto un’opportunità quanto un evento problematico. Per un imprenditore abituato a programmare nel lungo periodo, l’incertezza sulle cose da fare non aiuta a superare le difficoltà.
Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, parla di “nebulosità su molti aspetti e su quanti e quali saranno gli attori”. Valentina Argiolas, responsabile dell’azienda sarda dei rapporti con l’Expo, dice: “Siamo in collegamento con il Vinitaly ma per ora non ci sono programmi. Sappiamo che a settembre 2015 la Regione Sardegna per una settimana avrà uno spazio dedicato al tema della longevità e in questo ambito avremo anche noi qualcosa da dire con i nostri vini”. Dalla Sicilia Benedetta Poretti, responsabile della comunicazione della Duca di Salaparuta, mette l’accento sul fatto che l’Expo si dovrebbe occupare dei temi quali “turismo, vino e cibo, tre elementi fortissimi del Made in Italy che andrebbero valorizzati nel modo migliore”. Piero Mastroberardino dalla Campania sostiene che stante l'inaccessibilità delle tariffe di partecipazione, l’Expo “dovrebbe essere un evento importante per il Made in Italy nell’accezione più ampia, ma poi quando si scende nei vari settori specifici diventa difficile individuare una politica di branding specialmente quando il target è così indeterminato. Sarebbe il momento di avviare delle campagne istituzionali di promozione”. Davide Mascalzoni, direttore generale del Giv, il più grande gruppo vinicolo italiano, dice che“per quanto riguarda il Padiglione Italia, le proposte sono abbastanza onerose e le stiamo studiando perché si rischia un ritorno molto basso a fronte di un investimento elevato: ancora ci dobbiamo ragionare insieme a Vinitaly. Nel frattempo abbiamo aderito, insieme ad altri, a un progetto della Coop: lo stiamo mettendo a punto e a breve sarà presentato. Inoltre saremo nel portale Expo Veneto che conterrà tutti gli eventi organizzati dalle aziende e dagli enti nella Regione Veneto durante l’Expo con l’opportunità di organizzare l’incoming”.
Da parte sua Riccardo Cotarella, già presidente del Comitato tecnico-scientifico per l'allestimento del padiglione del vino italiano ad Expo 2015 ci tiene a chiarire che “Il compito di indirizzo generale sui contenuti emozionali del padiglione, è terminato”. E aggiunge insieme al presidente dell'Uiv Domenico Zonin, anch’esso membro del Comitato “A noi non rimane che organizzare 12 eventi culturali di grande respiro sul vino italiano che si svolgeranno nell’arco dei 6 mesi dell’esposizione. Il resto, la parte commerciale, non è mai stato un compito nostro”.
a cura di Andrea Gabbrielli
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Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 9 Ottobre.
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