"Il nome Prosecco toglie identità al Conegliano Valdobbiadene". Intervista irriverente a Loris Dall'Acqua

25 Apr 2024, 19:11 | a cura di
Meno conflitti di interessi nel Consorzio della Docg e più chiarezza sul nome da utilizzare in etichetta. Alla vigilia delle elezioni all'interno dell'ente di tutela, il produttore di Col Vetoraz, chiede un cambio di passo. Lui ha rinunciato alla dicitura Prosecco superiore nel 2017

Non ha mai prodotto Prosecco Doc, ha rinunciato anche al nome Prosecco Superiore, utilizzando unicamente quella di Valdobbiadene e non ha mai utilizzato la dicitura Rive. Loris Dall’Acqua, ceo di Col Vetoraz, rappresenta una voce libera e in controtendenza nel comprensorio di Conegliano Valdobbiadene, ma con le idee molto chiare. Oltre a far parte del Consorzio di tutela, è anche nella Confraternita di Valdobbiadene («Ma non sono più gran maestro», ci dice) e lo scorso settembre è stato tra gli ideatori del comitato nato per difendere l’uso del nome completo Conegliano Valdobbiadene Prosecco Hills (e non solo Prosecco Hills) nei materiali Unesco.
Alla vigilia delle elezioni per le nuove cariche del consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore dice la sua su quella che dovrebbe essere la strada della denominazione per lasciarsi alle spalle la promiscuità fra Prosecco Superiore e Prosecco Doc.

La sua azienda rappresentate sicuramente una delle aziende più importanti del mondo del Prosecco…

La interrompo subito. Noi siamo produttori di Valdobbiadene.

È così importante la distinzione?

Direi che è fondamentale, dobbiamo decidere se il nostro percorso produttivo, commerciale e di comunicazione deve andare in direzione di un sistema Prosecco nel cui cuore batte sostanzialmente il modello stilistico o in direzione del territorio storico, dove colline, esposizioni e altitudini conferiscono carattere e identità. Purtroppo, la percezione del Prosecco si sta appiattendo sulla forma del vino che deve essere ovviamente di qualità ma rispondere al tempo stesso a un’idea semplice e leggibile, fatta di rapporto fra dolcezza acidità e bollicine eliminando le variabili originali. In questo modo si cancella la storicità del territorio di Conegliano Valdobbiadene, le sue espressioni originali, senza pensare che proprio le grandi variabili che insistono sulle nostre colline rappresentano ricchezza e identità.

Quando ha maturato la scelta di non avvalersi più della dicitura Prosecco sulle tue etichette?

Parte da lontano, già nel 2007 nelle etichette indicavamo solo Valdobbiadene ma quando nel 2009 è nata la nuova Docg e ovviamente la nuova grande Doc pensavamo che si potesse far chiarezza in merito a questi due mondi e quindi abbiamo reintrodotto, in piccolo, l’indicazione di Prosecco sulle etichette. Visto però che tale chiarezza non è mai stata fatta, nel 2017 siamo tornati ad indicare unicamente il territorio di produzione: Valdobbiadene.

Ci sono aziende che stanno seguendo un percorso simile?

Fra le piccole aziende qualche realtà c’è, fra le aziende con una produzione superiore al mezzo milione di bottiglie credo che siamo gli unici.

È stata una scelta che ha messo in crisi il vostro mercato?

Assolutamente no. Certamente il nostro è un brand affermato e questo ci ha facilitato. Sono consapevole che per un’azienda poco conosciuta sia una scelta più difficile perché il mercato estero è molto legato alla parola Prosecco, ma noi dimostriamo che è una strada che si può percorrere ottenendo ugualmente soddisfazioni commerciali.

Non pensa, però, che davanti a due realtà così differenti, il Prosecco Doc che rappresenta circa 6-700 milioni di bottiglie annue e il Prosecco Superiore Docg che invece si attesta su 100, sia inevitabile un problema di riconoscibilità del vino?

Prendiamo ad esempio il sauvignon, sicuramente fra i vitigni a bacca bianca più coltivati nel mondo. Lungo la Loira le due appellation di Sancerre e Pouilly Fumé sono pressoché dirimpettaie, entrambe dedicate allo stesso vitigno ma non esiste confusione e nessuna azienda ambisce a rappresentare o essere rappresentata dalla denominazione non sua. E certamente la massa critica è piccola, perciò non ci si può nascondere dietro ai meri numeri di produzione.

Diciamo che una parte della confusione nasce nel momento in cui il disciplinare di produzione consente alle aziende di chiamare il vino in molti modi diversi: Valdobbiadene ma anche Conegliano Valdobbiadene o solamente Conegliano, con o senza Prosecco Superiore…

Per quanto ci riguarda, nonostante il nostro bacino viticolo insista solo sulla zona occidentale della Docg saremo disposti a indicare in etichetta Conegliano Valdobbiadene anziché solo Valdobbiadene se contribuisse a fare chiarezza fra i due sistemi. Dal mio punto di vista è proprio la dicitura Prosecco che crea commistione fra due territori molto diversi. Il mio non è un attacco contro le due denominazioni ma vorrei che vivessero di identità ben definite e che non si mescolino.

Prosecco a parte, nella vostra produzione non ricorrete neppure all’indicazione “Rive”. Eppure, quella dovrebbe essere la massima esaltazione delle peculiarità del territorio…

Pur non utilizzando tale indicazione non sono contrario alla sua applicazione, tant’è che le nostre uve provengono tutte da zone ascrivibili alle Rive. Faccio però questa riflessione: se non siamo ancora stati capaci di raccontare l’identità del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene, come possiamo diluire i nostri sforzi comunicativi in 43 micro-denominazioni? Trovo stimolante il paragone che generalmente viene fatto con i climat della Borgogna ma ci vuole anche un briciolo di onestà intellettuale, da un lato abbiamo un territorio che da secoli esalta le differenze, dove i Premier Cru rappresentano circa il 10% della produzione e i Grand Cru poco meno del 2%, dall’altro una denominazione dove le Rive coprono più dell’80% dei vigneti. Un po’ troppo per parlare di cru, no?

Colline Valdobbiadene vigneti

A breve ci saranno le elezioni per il rinnovo degli organi amministrativi del Consorzio, quali sono le sfide più importanti?

Le elezioni si terranno con i soliti sistemi, perciò ritengo che alcuni cambiamenti saranno pressoché impossibili da realizzare ma, ecco quello che mi piacerebbe cambiasse, in ordine crescente di difficoltà. In primis, una presa di posizione chiara sul nome della denominazione da utilizzare in etichetta. In secondo luogo, l’istituzione della resa unica in vigneto.

Ovvero?

Oggi la grandissima parte delle aziende dell’area storica accanto al Conegliano Valdobbiadene propone anche Prosecco Doc prodotto in qualche caso con vigneti fuori zona storica ma anche con i superi di produzione consentiti dalla legge. L’introduzione della resa unica farebbe scomparire molte di queste etichette e sarebbe più chiara la zona di provenienza delle uve. Oggi un’azienda totalmente basata nella zona del Conegliano Valdobbiadene rispettando alla perfezione le indicazioni di legge può disporre di circa un 20% di prodotto che non rientra nella Docg ma può essere declassato a Doc. Ovvio che questa ipotetica azienda creerà un nuovo vino Doc che rientrerà nel suo portfolio, magari raccontando che le uve però sono della zona storica, alimentando ancora una volta questa grande confusione.

E il terzo punto della proposta?

Rivedere i requisiti personali per l’eleggibilità in seno al Consorzio. Oggi viviamo un grande conflitto di interessi in seno a molte aziende proprio per la produzione spesso coesistente fra vini Docg e Doc. Per me l’eleggibilità nel cda del Consorzio dovrebbe prevedere che almeno il 51% della produzione aziendale del candidato faccia riferimento alla denominazione per cui si candida. Se non è chiaro, faccio un esempio: noi produciamo circa 1,2 milioni di bottiglie anni esclusivamente di Conegliano Valdobbiadene, non esiste alcun Prosecco Doc in Col Vetoraz. Immaginiamo ora un’azienda che produca 5 milioni di Docg ma anche 15 o 20 milioni di Doc. Il mio interesse sarà interamente rivolto al Conegliano Valdobbiadene, il suo molto probabilmente sarà in parte per il Conegliano Valdobbiadene, ma in parte ben maggiore per il mondo Prosecco Doc.
Credo che l’istituzione della resa unica in vigneto e l’eliminazione del conflitto d’interessi nell’universo del mondo Prosecco sia davvero indispensabile.

Domanda a bruciapelo: si candiderà alle prossime elezioni?

No. E comunque non mi voterebbe nessuno!

Prima dei saluti, un’ultima domanda sul Prosecco Rosé….

(ride). Meglio passare ai saluti.

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