a sostenuto qualche giorno fa su Repubblica il fondatore di Slow food, Carlo Petrini.
E nei giorni in cui tutta la filiera e Agea si stanno riunendo continuamente per sbrogliare l'ultimo inghippo burocratico legato alla dichiarazione unica di vendemmia che scade lunedì prossimo, 16 gennaio, Tre Bicchieri, che più volte si è occupato di questo tema, ha voluto sentire il parere delle tre più importanti organizzazioni del settore, Unione italiana vini, Fedagri e Federvini. Sentiamole.
“In Italia, la burocrazia – sostiene il presidente dell'Unione italiana vini, Lucio Mastroberardino – è un settore economico vero e proprio, a cui fanno riferimento migliaia di persone. Per quanto riguarda la viticoltura basterebbero due soli enti di riferimento al posto degli attuali quindici coi quali ci rapportiamo. In particolare, uno per l'ambito tecnico vitivinicolo (legato alla contabilità, alla gestione potenziale viticolo), l'altro per i controlli igienico-sanitario, con particolare riferimento alla normativa sulla sicurezza alimentare Haccp. Sarebbe per noi la situazione ideale, perché sono questi i due ambiti principali che interessano qualsiasi cantina. Ricordo che fino a qualche decennio fa, prima che gli enti venissero moltiplicati in modo incontrollato, conoscevamo solo l'Ispettorato agrario e la Repressione frodi. E visto che oggi si parla tanto di riforme e semplificazione sarebbe bene individuare un'unica cabina di regia che si occupi di vino dalla A alla Z”.
Fedagri-Confcooperative, che raccoglie 140mila viticoltori e che lo scorso anno ha presentato un dossier dettagliato sui costi della burocrazia con relative proposte tecniche di semplificazione, ricorda a Tre Bicchieri come siano oltre 70 i registri legati alle pratiche enologiche, di controllo e certificazione, calcolo delle accise, imbottigliamento, arricchimenti. “I produttori sono veramente preoccupati – denuncia il presidente del settore vitivinicolo, Adriano Orsi – per le difficoltà che si incontrano quotidianamente nel proseguire la loro attività che diventa sempre meno redditizia anche per la pressione dei costi burocratici”.
Basti pensare che per una cantina cooperativa da 40mila ettolitri annui, il costo della burocrazia per hl di vino prodotto è di 7,5 euro, mentre in Francia si spende la metà e in Spagna il 30 per cento. Fedagri definì la burocrazia una “buronospora”. E per debellarla ha un'idea: “Ridimensionare nel più breve tempo possibile questo apparato – spiega Orsi – e fare in modo che ci sia un solo ente che agisca su base regionale. Inoltre, va ripristinato, come in origine, il ruolo delle Camere di commercio a garanzia della vera terzietà istituzionale dell'organo di controllo”.
Passiamo a Federvini. “La burocrazia colpisce tutti in maniera indistinta, grandi e piccoli”, commenta il presidente Lamberto Vallarino Gancia, secondo cui la semplificazione si lega direttamente alla voce competitività delle imprese. “Sarebbe bene avere un unico ente preposto ai controlli che si basi su una carta unica e informatizzata contenente i dati necessari per le verifiche. Occorre avere una banca dati aggiornata, un sistema informativo unificato, con tutti i dati di mercato di facile accesso. Del resto, il mondo del vino è diventato molto competitivo e per restarci dobbiamo assolutamente ridurre i costi sfruttando i vantaggi della tecnologia”.
Lette insieme le dichiarazioni di Uiv, Fedagri e Federvini sembrano quasi un “Manifesto per la liberazione del vino”, come abbiamo scritto nel titolo. Un appello sempre più pressante, viste anche le difficoltà per le imprese dovute all'aumento dei costi di produzione, in particolare al caro benzina. Per chi usa la vendemmiatrice, ad esempio, stima la Coldiretti, l'aggravio di spesa sarà di 400 euro l'anno.
di Gianluca Atzeni
11/01/2012