na paradossale lacuna per cui la più importante azienda chiantigiana (136 milioni di euro di fatturato, 1,6 milioni di bottiglie e al primo posto nella classifica Mediobanca per redditività) non era associata al Consorzio vino Chianti Classico (600 soci iscritti, di cui circa 350 imbottigliatori).
Con i marchi Badia a Passignano riserva, Marchese Antinori riserva e Pèppoli si va così a completare il puzzle degli associati al più antico consorzio di tutela italiano, datato 1924, che rappresenta oggi la quasi totalità della denominazione. “Dopo 37 anni le cose sono molto cambiate – dice a Tre bicchieri l'amministratore delegato di Antinori, Renzo Cotarella –. Chianti classico e Antinori sono ormai entrambi brand affermati.
E non trascuriamo il fatto che negli ultimi anni il Chianti si è caratterizzato per un percorso orientato alla qualità. Inoltre, oggi c'è bisogno di tutti per affrontare un mercato assai più competitivo. E per fare questo ci vuole una sintonia indispensabile per affrontare progetti di lungo periodo”. “Sarebbe banale accostare questo rientro alla parabola fin troppo usurata del ritorno a casa del figliol prodigo – ironizza il presidente del Consorzio, Marco Pallanti – anche perché in questo caso c’è un figlio che ha decisamente capitalizzato il patrimonio di notorietà e fama che aveva al momento della separazione”.
Albiera Antinori, una delle tre figlie di Piero (le altre sono Alessia e Allegra), si dice orgogliosa di rientrare nel Consorzio e ricorda: “Siamo produttori di Chianti Classico da sei secoli- mio padre ci ha scritto anche un libro - e siamo felici di farvi nuovamente parte proprio ora che stiamo ultimando la nostra cantina a San Casciano in Val di Pesa, che sarà inaugurata a fine anno”.
“Rientriamo nel Consorzio ma non nella denominazione – tiene a precisare Cotarella – che resta la più importante all'interno dei singoli brand della Antinori”. Quello annunciato stamani a Firenze durante la Collection, ha il sapore di un ritorno storico e che il presidente Pallanti ha definito un “nuovo start up”. Quel nuovo corso atteso da molti produttori e che porterà presto il Gallo Nero, che applica da ora l'erga omnes, a cambiare marcia.
Le novità, secondo le anticipazioni raccolte da Tre Bicchieri, riguarderanno soprattutto la piramide produttiva: senza modificare la base ampelografica (il disciplinare prevede un limite minimo dell'80% di Sangiovese e un massimo del 20% di altri vitigni, autoctoni e internazionali) il piano di rilancio del Chianti classico punta ad alzare l'asticella qualitativa. Si è lavorato, da un lato, a una Riserva (oggi il 25% sui 35 milioni di bottiglie prodotte) con caratteristiche organolettiche uniche, in grado di collocarsi su fasce di prezzo più alte.
E, dall'altro, a una nicchia che rappresenterà il top della produzione, una vera “super riserva” ancora da battezzare. Un lavoro di ristrutturazione generale che ha impegnato lo staff di direzione e che sarà presentato al Cda venerd prossimo. E se tutto filerà liscio si passerà all'assemblea.
di Gianluca Atzeni
21/02/2012