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Una storia lunga 300 anni
Fu Cosimo III deโ Medici, penultimo Granduca di Toscana, a far pubblicare il bando e con quellโatto formale sancรฌ qualcosa di rivoluzionario: lโintenzione di salvaguardare e tutelare un prodotto strategico per il territorio dal punto di vista economico e commerciale, visto che il vino che vi si produceva, al pari di alcune famose aree francesi, godeva di apprezzamenti a livello nazionale e internazionale. E facendo questo, 300 anni fa mise anche le basi per la nascita di quello che sarร in futuro il ruolo del Consorzio, con la creazione di una congregazione con compiti di vigilanza, su produzione e commercializzazione. Risulta cosรฌ con chiarezza che quello che ai nostri occhi (la straordinaria bellezza del territorio piรน complesso e sfaccettato della Toscana) e alle nostre conoscenze di appassionati di vino (la qualitร e la personalitร unica dei vini che qui si producono) รจ evidente, lo era anche tre secoli fa quando ci si spostava in diligenza o nave e le missive impiegavano settimane per giungere a destinazione.
La candidatura Unesco
Del Chianti Classico si puรฒ dire che nel profondo molto รจ rimasto come era, migliorando. Era giร una zona economicamente rilevante, diventata per questo strategica come dimostrano le contese tra Firenze e Siena per conquistarne i confini. Un territorio segnato da castelli, borghi e proprietร nobiliari, con unโagricoltura promiscua ma giร ben organizzata. ร sempre stato moderno, perchรฉ รจ sempre stato abitato dalla cultura.
Ora il Chianti Classico ha deciso di intraprendere il lungo e complicato iter per la candidatura Unesco, riconoscimento dellโunicitร di una zona anche in chiave di patrimonio culturale. ร un ulteriore passo per vedere riconosciuto lo sforzo di chi ha scelto il Chianti Classico come luogo dโinvestimento (patrimoniale e personale) salvandolo dallโabbandono, riportando allo splendore i numerosi borghi, le ville e i castelli, le fattorie e le pievi, facendo ruotare intorno allโattivitร produttiva specializzata di vino e di olio lโeconomia di un'intera area.
Il Distretto Rurale
Cosรฌ come lo รจ stata la costituzione del Distretto Rurale del Chianti. โLโistituzione del Distrettoโ dice Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio Chianti Classico dal 1992 โรจ un passo fondamentale, non solo per riconoscere questo come tra i piรน significativi dellโagroalimentare italiano, ma anche per poter lavorare e ragionare in concerto con tutti gli interlocutori del territorio, pubblici e privati, al fine comune di esaltare al massimo le potenzialitร qui raccolte. ร stato un percorso lungo, di quasi ventโanni, ma che sono certo darร grandi risultati, cosรฌ come accade quando cโรจ collaborazione e si ragiona per un bene comune e non solo personalisticoโ. Cosa รจ accaduto in questo tempo? โIn questi anni ho visto trasformare, e decisamente in meglio, questa area. E questo anche grazie a scelte a volte complesse e faticose, come credo sia inevitabile quando si raccolgono allโinterno di un consorzio numerose aziende (sono ben 580 i soci)โ. A questo risultato si รจ arrivati dopo passaggi significanti, naturalmente: โcome lโunificazione dei consorzi del Chianti Classico e del Gallo Nero, che ha portato ad avere un marchio unico e riconoscibile per distinguere i nostri dai vini dellโampia zona del Chianti o la modifica del disciplinare, con la chiara distinzione tra le tipologie dโinvecchiamento e la nascita della Gran Selezione, vertice territoriale e qualitativo. Si รจ fatto molto, si farร ancora molto. Il territorio lo meritaโ.
Punti di forza e criticitร , prospettive per il futuro, internazionalizzazione. Ne parliamo con Sergio Zingarelli, presidente del Consorzio Chianti Classico.
300 anni: un traguardo importante. Quali sono i punti di forza di questa denominazione?
Visto che 300 anni sono molti va detto che in questo lungo lasso di tempo รจ accaduto molto, nel territorio e in senso piรน ampio. Per esempio non credo che vada dimenticato un periodo difficile per le denominazione come quello dellโinizio del secolo, quando, per ragioni politiche ed economiche questโarea che oggi corrisponde al Chianti Classico perse lโesclusivitร del nome Chianti. Ora invece possiamo dire che la forma รจ ottima.
Di chi รจ il merito?
Grazie allโattivitร dei nonni, che hanno consegnato alla nostra generazione un territorio integro, e ai nostri sforzi, che negli ultimi 20/25 anni abbiamo fatto grandi investimenti per rivalutare il paesaggio e per aumentare la qualitร , soprattutto nellโesaltazione del sangiovese, il nostro autoctono di riferimento.
Quali sono i punti forti?
Oggi la qualitร dei vini Chianti Classico รจ un dato di fatto, anche in quelle annate sulla carta piรน deboli: รจ il segnale di maggior forza della denominazione. Cosรฌ come lโaver cambiato il modo di lavorare in vigna, con maggior attenzione anche alla qualitร dei cloni, grazie al progetto Chianti Classico 2000, che individuรฒ 7 cloni particolarmente validi.
E i punti deboli?
Per anni la politica di molte aziende รจ stata quella di investire, in termini di lavoro e di comunicazione, su di sรฉ invece che sul territorio, spesso proponendo come etichetta di punta un vino non Docg: ciรฒ ha comportato problemi dโimmagine per tutta la denominazione. Per questo รจ nato il progetto della Gran Selezione. Che vuole rappresentare lโeccellenza del Chianti Classico nel Chianti Classico. Poi rimane lโannosa questione del nome. ร innegabile che ci sia confusione tra Chianti e Chianti Classico. Per ovviare a questo lโunico modo รจ puntare sul marchio del Gallo Nero che identifica solo la denominazione Chianti Classico.
Guardiamo al futuro. La Docg รจ ricca di fascino, ma fatica sul mercatoโฆ Prospettive?
Io sono molto ottimista. La qualitร e il territorio ci sono tutti, bisogna solo trovare il modo di veicolare bene il prodotto. A differenza di altre zone dโeccellenza, in Toscana โ ma non solo โ il Chianti Classico รจ un comprensorio ampio con oltre 7.000 ettari vitati. Con una produzione rilevante: circa 35 milioni di bottiglie lโanno. Il prezzo, si sa, lo fa lโincontro tra domanda e offerta.
Prossimi passi?
Quello che dobbiamo fare ora รจ stimolare la domanda. Una domanda di qualitร , perรฒ, composta da ristoratori o negozi specializzati, la cui clientela possa capire lโeccellenza della nostra produzione. Allargare i mercati, guardare anche dove finora non si รจ guardato tanto: Russia, Nord ed Est Europa, Taiwanโฆ Senza dimenticare che il nostro maggiore mercato, gli Stati Uniti, non si ferma alla California e a New York. Il prodotto cโรจ, รจ arrivato il momento di farlo conoscere.
a cura di Eleonora Guerini
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