Ammettiamolo. Non è un problema di se, e nemmeno di quando, ma solo di come. Il mondo è cambiato. E quindi anche il vino dovrà farlo. Occorre solo decidere se darsi da fare e gestire questo cambiamento oppure restare fermi, e subirlo – come in parte sta accadendo da ormai parecchi anni.
Clima e tecnologie
Il momento è delicatissimo. I cambiamenti climatici, lo sviluppo tumultuoso delle nuove tecnologie, la rivoluzione dei sistemi di comunicazione, la mutazione che ha stravolto la nostra società ormai ossessionata dalla velocità e da una vocazione inquietante al consumo immediato, impongono scelte industriali e culturali radicali. Così come scelte radicali sono imposte dai gusti delle nuove generazioni decisamente più inclini rispetto al passato verso un vino leggero, diverso, pronto e sostenibile. Non è solo una questione di stile, ma anche di contenuto. Si potrebbe dire quasi ideologica. E gli espianti dei vigneti in Francia (ma anche in Italia) e le giacenze nelle cantine di tutto il mondo stanno lì a dimostrarne la profondità.
Scenario complesso
In uno scenario così complesso, un errore di valutazione potrebbe costare caro al mondo del vino. Basta guardare a quello che è successo in altri ambiti per capirlo. Si pensi alla crisi ormai cronica dell’informazione. Ignorando segnali chiarissimi, editori e giornalisti hanno continuato per lungo tempo a considerare il digitale come una sorta di ghetto, un mondo di serie b in cui non valeva la pena investire troppe risorse. In un misto di snobismo, paura e pigrizia, hanno preferito continuare a puntare sul cartaceo (che un suo perché in effetti ce l’aveva, e ce l’ha tutt’ora) come unico mezzo possibile per fare della buona informazione. Ma hanno finito per ignorare i “lettori digitali”, i nuovi lettori, trattandoli come fossero un’orda di minacciosi barbari. E alla lunga il banco è saltato.
Oltre gli snobismi
Ecco, è proprio contro quello snobismo e contro quella paura che abbiamo deciso di dedicare la copertina del Gambero Rosso di questo mese alla necessità di cambiare. O, più precisamente, di guidare il cambiamento: perché se è vero che non bisogna aver paura del futuro, è altrettanto vero che non si può pensare di cancellare con un colpo di spugna il passato. Un giorno, forse, il Bordeaux in lattina (come quello della nostra copertina) sarà una realtà, ma il caro vecchio Barolo avrà sempre il suo spazio. Anche nel cuore dei barbari, che alla fine non sono barbari ma solo persone del loro tempo. Anzi del nostro.