I giovani non bevono più vino. Crescita dei consumi al ralenti nei prossimi 20 anni

13 Lug 2023, 19:58 | a cura di
Negli ultimi 20 anni la crescita dei consumi nei 8 top buyer è stata del 27%, nei prossimi 20 anni sarà di appena il 7%. Francia e Italia in fase di recessione. L’analisi Uiv

Consumatori sempre più vecchi, consumi sempre più in calo. È questo il paradigma che caratterizzerà l’andamento del vino nel mondo nei prossimi 20 anni. Da qui al 2039 si prevede un incremento a rallentatore: appena il 7%, con una crescita media annua dello 0,35%. Nel ventennio 1999-2019 – periodo di maturità del mercato – l’incremento era stato del 27%. E questo nonostante le stime delle Nazioni Unite secondo cui la popolazione mondiale arriverà a sfiorare i 9,2 miliardi di individui contro gli 8,1 attuali.

Non è, quindi, solo questione di invecchiamento della popolazione, ma anche di una contestuale preoccupante distanza dal vino da parte delle nuove generazioni. È quanto è emerso nel corso dell’assemblea generale di Unione italiana vini, nell’analisi “Il mondo del vino che verrà. Scenari demografici e di consumo al 2040” dell’’Osservatorio del vino Uiv.

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Assemblea generale Uiv

Consumi: frena la crescita in tutti i principali Paesi

I tassi di crescita sono destinati a smorzarsi in tutti i principali Paesi consumatori: la Cina si attesterà a +4,1 milioni di ettolitri (nel periodo 1999-2019 aveva registrato un +15,2 milioni di ettolitri); gli Usa passeranno da +15 milioni di ettolitri a +9 milioni; il Canada ridurrà l’aumento del volume consumato di circa un terzo: +1,1 milioni di ettolitri, rispetto a +3,2 milioni dei 20 anni precedenti.

Segno meno per gli altri principali partner commerciali: il Regno Unito, nonostante la crescita attesa in termini demografici, a livello di consumi scenderà in territorio negativo (-700.000 ettolitri), così come Giappone (-200mila ettolitri), Germania (-100mila) e Francia (-2milioni di ettolitri).

Per l’Italia outlook 2040 in negativo

La decrescita non grazierà l’Italia dove la distanza 2039-2019 si misura nell’ordine di -1,2 milioni di ettolitri. Tuttavia, nel periodo 1999-2019 la perdita era stata molto più ampia: -9,2 milioni di ettolitri, ma si veniva da consumi procapite ben sopra i 140 litri annui (anni ’60). Consumi che oggi si aggirano sui 40 litri procapite.

Se, quindi, il saldo finale non sarà negativo lo si deve alle esportazioni che, sebbene con timidezza (+1,8 milioni di ettolitri, a quasi 23 milioni di ettolitri nel 2039) saranno in grado di compensare l’ammanco generato dal mercato interno, con un saldo positivo – lontano dagli anni del boom – di poco più di mezzo milione di ettolitri. Tutto ciò al netto di peggioramenti dovuti alla crisi economica o all’ondata salutistica che sta travolgendo tutto il globo.

Frescobaldi: “Troppo vino abbassa il valore della produzione”

Di fronte a questo scenario non proprio idilliaco, cosa deve fare il mondo del vino per riuscire a riconquistare le generazioni più giovani e non perdere consensi? La ricetta la detta il presidente di Unione Italiana Vini Lamberto Frescobaldi: “In questo quadro, la filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte, ma” ricorda Frescobaldi “se è vero che tutti vorrebbero vendere la Maserati, è altrettanto vero che alla fine dei conti, l’automobile più venduta resta la Fiat Panda”. Bene quindi puntare al valore, ma rinnovando e razionalizzando un’offerta che oggi in diversi casi risulta fuori fuoco rispetto a una domanda in forte cambiamento.

Per dirla con Frescobaldi creare valore significa anche “portare quel 50% della produzione senza madre né padre, dentro al sistema delle denominazioni. Inutile produrre di più” incalza il numero uno di Uiv “se poi ti ritrovi a giugno con le giacenze più alte della storia. Quei litri in più nei magazzini delle cantine sono quelli che ci rendono deboli e non fanno alzare i prezzi. Serve, quindi, una più attenta programmazione a lungo termine”.

L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 13 luglio 2023

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