nte, tenutosi ieri a Torino.
Il territorio aveva un mese di tempo, concesso dal Comitato vini del Mipaaf lo scorso 6 ottobre, per dare il suo parere sull'ingresso nel perimetro della denominazione del Comune di Asti e quindi dei 22 ettari di proprietà del gruppo Zonin (Castello del Poggio) nei 10mila totali coltivati a moscato. Da Canelli la risposta è arrivata all'unisono: “Asti deve restare fuori dal disciplinare”.
Inutili i ripetuti appelli alla moderazione e al dialogo lanciati dal sindaco di Asti, Giorgio Galvagno, e dal presidente del Consorzio dell'Asti Docg, Paolo Ricagno. A sottolineare questa volontà di non derogare ai nuovi ingressi, avallata dalle organizzazioni degli agricoltori locali (“Asti deve restare fuori”, ha detto il presidente di Coldiretti Asti, Maurizio Soave), è stato l'assessore regionale all'Agricoltura, Claudio Sacchetto, a conclusione del comitato regionale: “Abbiamo ascoltato i produttori e confermato le posizioni espresse a Canelli – ha detto a Tre Bicchieri – e, personalmente, ho sempre sostenuto questa posizione. Restiamo comunque in attesa delle indicazioni del Comitato Vini di oggi e, nel caso, anche di Bruxelles”.
Ecco perchè qualunque decisione del Comitato vini (l'ultimo prima della sua riorganizzazione e della nomina dei nuovi componenti), potrebbe scatenare una serie di ricorsi. Da via XX settembre si attende, con grande probabilità, la conferma del no all'ingresso di Asti. Il Comitato, infatti, tende a rispettare il parere dei territori e, per cambiare decisione, occorrerebbe, tra l'altro, una maggioranza di tre quarti su 39 votanti.
“Ma se il Mipaaf dovesse ribaltare la volontà dei produttori – avverte senza mezzi termini il presidente di Assomoscato, Giovanni Satragno – è già pronto il ricorso al Tar. Non è giusto che qualcuno possa entrare gratuitamente in una denominazione dove i diritti di impianto costano circa 50mila euro a ettaro”. Se, invece, il Comitato dovesse confermare il no, a questo punto a ricorrere sarebbe il gruppo Zonin, che per ora si chiude dietro un “no comment”. Ma il 20 gennaio scorso, lo stesso Gianni Zonin dichiarò a Tre Bicchieri: “E' paradossale che il mio vino non sia nella Docg. Pertanto, ricorreremo all'Ue”. Potrebbe essere proprio Bruxelles a imporre l'inserimento di Asti come 53° comune della denominazione, per evitare il paradosso di una Docg (da quasi cento milioni di bottiglie, tra moscato e spumante) non legata al comune capoluogo. Ma nulla è scontato.
Il gruppo Zonin potrebbe ricorrere sia al Tar regionale sia alla Corte Europea. “E' probabile che lo faccia”, dice il direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco, che sottolinea come gli gli ettari di Zonin rappresentino “appena l'1% della produzione”, e ricordando che “il Consorzio aveva già deciso ad aprile 2010 per l'allargamento per consentire alla Docg di avere maggiore protezione sul mercato”. “Ma stiamo entrando in un terreno del tutto nuovo – spiega a Tre Bicchieri una fonte del Mipaaf – in cui sarà molto complesso spiegare in che modo una denominazione storica del calibro di Asti (ndr: il Consorzio ha quasi 80 anni) sia legata al suo territorio”.
di Gianluca Atzeni
15/11/2011