t/" target="_blank">Istituto di Tutela della Grappa Trentina, le signore dell’acquavite hanno svelato aspetti e sfumature di un prodotto tradizionale, ottenuto esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino, ma ancora poco conosciuto dal genere femminile eppure “tra il distillato e la donna c'è forte sintonia - spiega Livia Bertagnolli titolare, assieme al fratello Beppe, dell’azienda omonima- . La Grappa è fatta di evocazione e sensibilità, valori che noi, donne della grappa, sappiamo interpretare al meglio e comunicare alle altre donne”. Dello stesso avviso Marella Giori: “finalmente la grappa è sdoganata dal concetto di distillato d’alta quota – spiega nel corso della degustazione-. La presenza femminile ha senza dubbio ammorbidito il prodotto verso fragranze più morbide e piacevoli e avvicinato un pubblico giovane e femminile”.
Ma per avvicinare questo nuovo target è importante partire dalle basi. Come si degusta la grappa?
“Nell’assaggio si procede come per il vino all’analisi visiva – spiega Gianfranco Chiomento dell’Istituto di Tutela- Le grappe giovani sono sempre incolori. Quelle invecchiate hanno una tonalità di colore che varia dal paglierino appena percettibile, all’ambrato carico. Entrambe le tipologie devono comunque sempre presentarsi limpide. Da un punto di vista gustativo i sapori nella grappa sono ridotti a due: il dolce e l’amaro. La maggiore espressione di qualità di una grappa sotto il profilo gustativo è data dalla sua discrezione. Il massimo vertice è rappresentato da una grappa che arriva in bocca e poi in gola senza violenza alcuna e si esprime in una piacevole sensazione di calore per poi finire incorporea in successive nuvole d’aroma”. Sarà per questo che sempre più donne si avvicinano al mondo della grappa.
“Mi conquista, la sua sensorialità, la convivialità che rappresenta - continua Camilla Lunelli, responsabile comunicazione del gruppo Lunelli nel corso della degustazione- il suo esprimere un territorio e una tradizione e riproporlo in chiave moderna”. Anche Anna Marzadro, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda familiare, “vive” la grappa in maniera intensa “da quando i profumi delle vinacce avvolgono il mondo che mi circonda fino a quando l’analisi sensoriale e organolettica del nuovo distillato diventano momento di confronto con i fratelli e i collaboratori. Amo tutta la grappa, ma se devo fare una scelta è la tradizione che mi guida: bianca, morbida, un po’ complessa ma austera”. L’importante è versarla nel bicchiere giusto. La Trentino Grappa si serve nel calice a forma di tulipano alto 16 centimetri, con un’apertura di 4,5 alla bocca e di 6 al panciotto. La forma e le dimensioni sono state studiate per assicurare alla grappa la giusta superficie di ossigenazione e un adeguato ostacolo alla dispersione della componente aromatica.
A incuriosire anche gli alambicchi utilizzati per la distillazione. Per la produzione della Trentino Grappa si utilizzano prevalentemente alambicchi discontinui a bagnomaria. E’ il metodo di distillazione più oneroso e lento, ma che permette un’estrazione degli aromi delicata e accurata. Nella caldaia viene caricata la vinaccia da distillare e, grazie a un’intercapedine dove viene immessa acqua o vapore, la distillazione avviene con estrema dolcezza. La costruzione e il funzionamento di un alambicco a bagnomaria sono decisamente costosi, ma si ottiene un prodotto finale di qualità. Da notare che la grappa ottenuta con questo metodo è solo circa il 3% della produzione totale in Italia.
Michela Di Carlo
22/11/2012