Da una parte un colosso da quasi 5mila soci conferenti, dall'altra l'idea di rispettare origine e diversità del territorio pur raccogliendo la sfida dei mercati internazionali. Cavit si pone su questo crinale, forte di un approccio moderno, prova ne sia il sistema informatizzato per mettere in relazione i dati provenienti dalle diverse cantine. Dalla sua c'è anche la misura dei suoi conferitori: piccoli, talvolta piccolissimi produttori che segnano un ponte tra “mini” e “mega”. Perché, come dice il direttore generale Enrico Zanoni, “in uno stesso territorio possono coesistere piccoli vignaioli e grandi realtà cooperative”. Ma Cavit è anche una struttura che entra sul mercato con un ampio ventaglio di prodotti che coprono diverse categorie: dai più semplici, presenti nella Gdo non solo in Italia, a quelli premium, etichette di valore che quest'anno hanno nel Trento Brut Altemasi Graal riserva 2010 la loro punta di diamante che ha conquistato i Tre Bicchieri. Un Trento che sta facendo scuola: concentrazione e finezza, con toni che scivolano con leggerezza su sentori maturi che si risolvono nell'austerità di una beva carezzevole. Ma anche le nuove chicche, un pinot nero e un grigio, meritano l'assaggio.
Qual è il rapporto di una grande cooperativa come la vostra con i piccoli vignaioli, tra l'altro in una regione comunque non troppo estesa?
Da parte mia non vedo competizione né conflitto, anzi c'è il massimo rispetto per chi opera in modo differente dal nostro. Sullo stesso territorio possono convivere modelli diversi, facciamo entrambi parte dell'offerta segmentata di un territorio. Tra l'altro noi lavoriamo con piccoli viticoltori.
Come funziona la vostra struttura?
Abbiamo oltre 4500 soci con una proprietà mediamente di poco superiore all'ettaro. La produzione dei singoli afferenti viene assorbita dalle cantine di primo livello che fanno la trasformazione e poi Cavit che coordina la produzione e si occupa della commercializzazione.
Su che tipo di etichette puntate?
Abbiamo un'offerta molto segmentata, si va dai prodotti di più facile accessibilità presenti anche nella Gdo di tutto il mondo, ai prodotti premium.
Avete un protocollo interno per controllare l'operato dei soci conferitori?
Abbiamo una filiera molto rigorosa che parte dal controllo del lavoro sul vigneto, ci avvaliamo di una sistema innovativo che si chiama Pica, Piattaforma Integrata Cartografica Agri-vitivinicola, su cui vengono convogliate le informazioni, per esempio solar radiation, tipo di terreno, e così via. In congiunzione con le nostre cantine socie abbiamo una fotografia fedele dei vigneti e possiamo seguire il loro andamento. Questa piattaforma integra automaticamente i dati provenienti da tutte le cantine, permette di incrociare dati, previsioni meteo, effettuare controlli, consentendo la gestione e la consultazione di modelli previsionali a tutti i soci.
È tutto informatizzato?
Naturalmente no, ci sono 12 agronomi coordinati da Andrea Faustini, che con quel sistema fa un lavoro in sinergia con le singole cantine. C'è un coordinamento degli enologi delle cantine socie e la nostra struttura enologica. Insomma, più che un controllo è un supporto, una risorsa capace di dare risposte in tempo reale, per tutti i viticoltori.
Sembrerebbe che spendiamo sempre di più per acquistare Champagne, ma come vanno, davvero, le vendite di Metodo Classico in Italia?
Come associazione Trentodoc registriamo una crescita costante nella spumantistica. Poi per quanto ci riguarda, come azienda, siamo in costante crescita, è vero che partivamo da basi non enormi ma da più di 5 anni c'è una progressione anno dopo anno: siamo molto contenti. Lo stesso per il prodotto di punta Altemasi, con la gamma riserva Graal Millesimato dosé e pas dosé di cui siamo molto soddisfatti
Come vanno le bollicine trentine all'estero?
I dati di vendita all'estero del Metodo Classico sono ancora bassi rispetto al totale della produzione, parlando di Trento Doc ci assestiamo intorno al 20% sul totale. Insomma: abbiamo ancora ampi margini di miglioramento.
Invece oltreconfine chi è il "nemico", lo Champagne o il Prosecco?
Credo che la crescita del Prosecco nel lungo e medio periodo possa accendere un faro sulla spumantistica italiana in generale, ed essere un fattore positivo anche per noi. Partendo dal Prosecco, chi cerca un prodotto di tipo diverso, può arrivare al Metodo Classico italiano come il Trento Doc, che deve trovare un suo segmento distintivo come offerta premium.
Il punto sull'annata 2017. Come è andata?
Inutile girarci intorno, questa è un'annata complicata, si sono susseguite situazioni particolari: fioritura anticipata, gelo, siccità, grandine. Qui in Trentino c'è stata una flessione della produzione pari al 12%. Per quanto riguarda la qualità, invece, nonostante alcune situazioni complicate, i tecnici dicono che le basi spumanti presentano caratteristiche corrette per far bene sperare.
Cavit | Ravina (TN) | via del Ponte, 31 | tel. 0461 381711 | http://www.cavit.it/
a cura di Antonella De Santis e William Pregentelli