Grandi Langhe 2024: i 12 migliori vini secondo il Gambero Rosso

5 Feb 2024, 15:54 | a cura di
Giunta all'ottava edizione, torna a Torino l'evento Grandi Langhe 2024, un focus su alcune delle più importanti denominazioni piemontesi. Ecco alcuni dei migliori vini assaggiati

Chiude il mese di gennaio l’evento “Grandi Langhe 2024”, organizzato da Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e Consorzio tutela Roero. Giunto alla sua ottava edizione ha visto due giorni dedicate alla produzione vitivinicola di una delle zone più rinomante del Piemonte nelle Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino. Mentre si svolgeva il terzo talk Changes dal titolo L'identità e il valore della Comunità, non è mancata una nostra visita alla Sala Fucine dove 300 cantine si sono riunite, mettendo a disposizione nuove annate e bottiglie delle denominazioni Langhe e Roero. Ecco una piccola selezione di assaggi e impressioni.


Roero Arneis Cecu d'la Biunda ‘22 - Monchiero Carbone

Moderno e territoriale. Dal 2004 questa selezione nasce per esaltare le potenzialità e le caratteristiche del vitigno. Le uve provengno da due singoli vigneti che affondano le radici sui terreni sabbiosi e calcarei che individuano il cru Tanone nel comune di Vezza d’Alba e il cru Renesio Incisa a Canale. Un bianco che mostra fin dal naso complessità e finezza, con sentori di agrumi freschi e sensazioni gessose. La bocca è equilibrata, di buona tenuta, con una sapidità evidente che spinge il sorso in un finale lungo e saporito.

Roero Valmaggiore V. Audinaggio ’21 – Cascina Ca’Rossa

Cambiamo vitigno, ma rimaniamo nella denominazione Roero. Le uve nebbiolo della Menzione Geografica Aggiuntiva Valmaggiore provengono da una vigna che poggia su un suolo sabbioso che dona al vino profumi freschi ed eleganti. Violetta, pepe e macchia mediterranea al naso, mentre la bocca delinea un profilo delicato, ma progressiva, sostenuto da tannini fini e ben integrati. Il finale è succoso e teso, in cui tornano i sentori di carnosi frutti rossi.

Roero Arneis Bel ’22 - Carlo Casetta

L’azienda di Carlo è a Montà nella parte più settentrionale dell’areale di produzione del Roero. Il Bel è la sua personale interpretazione del vitigno Arneis in poche bottiglie. 3500 in tutto. Le uve sono vinificate e affinate in acciaio, con ripetuti bâtonnage per 3 – 4 mesi. Il risultato è un bianco che profuma di frutta fresca, dai sentori che spaziano dal cedro al frutto della passione, arricchito da sensazioni di erbe aromatiche e ginestra. In bocca la mineralità è spiccata che si stacca da una freschezza di fondo che dona allungo e progressione al sorso.

Roero V. Valmaggiore Ris. ‘18 – Valfaccenda

Dietro le etichette troviamo due giovani volti: quelli di Carolina Roggero e Luca Faccenda. I due, dal 2010, hanno saputo ritagliarsi uno spazio all’interno della scena roerina, ma lasciamo far parlare uno dei loro vini. Scuro, elegante, la riserva '18 agli intensi profumi fruttati e di macchia mediterranea unisce sensazioni di tabacco dolce. Il palato è carnoso, potente, ricco, che termina in un lungo finale saporito e appagante. Due anni in botte e uno in bottiglia. Verace.

Nebbiolo d’Alba Superiore Cumot. ’20 – Bricco Maiolica

Due ettari di vigneto che permettono di etichettare appena 8000 bottiglie. Il Cumot è una piccola produzione a base di uve nebbiolo coltivate con esposizione a sud-est a circa 350 metri di altitudine. Sfaccettato e intenso, con sentori di frutti neri e rossi, arricchiti con note speziate che vanno dalla liquirizia al tabacco dolce. Avvolge il palato e mostra grande equilibrio e carattere. Finale lungo e sapido.

Barbaresco Albesani '21 – Massolino

Le uve Nebbiolo provenienti dal vigneto sito nella menzione geografica aggiuntiva Albesani danno vita a un vino articolato con un profilo di frutta nitida su un fondo di spezie e tabacco. La bocca è centrata, saporita con una freschezza che dona slancio e progressione al sorso. Una bellissima espressione di una dei cru del Barbaresco che porta nella bottiglia tutto il fascino del territorio di Neive.

Barbaresco Rabajà V. V. ’20 - Cascina Luisin

Nella gamma degli assaggi spicca il Rabajà. Un barbaresco dallo stile classico, ma di grande carattere e piacevolezza, le cui uve nascono da vigne ultraquarantennali coltivate a 310 metri sul livello del mare. Fragrante, dalle intense note di frutta rossa matura e tabacco. Ricco, armonico e di grande piacevolezza al palato. Un sorso lento e ben disteso. La lunga chiusura suggerisce un’ulteriore evoluzione in cantina.

Barbaresco Vallegrande V. V. Ris.’19 – Ca’del Baio

Austero, potente… che carattere! Dai vigneti più “datati” dell’azienda nasce un ottimo barbaresco che al naso offre un frutto maturo e una speziatura delicata. Polposo con una matrice tannica fitta. Al palato è profondo e strutturato, con un incedere lento e progressivo che termina in un finale che ritorna sulle spezie. Da aspettare pazientemente per almeno 6 o 7 anni.

Barbaresco Pajoré ’20 – Socrè

Un bel naso nitido in cui emergono note di sottobosco. Il Pajoré ’20 ha una beva decisa, caratterizzata da una bella sapidità. Vibrante e armonico. Di grande raffinatezza il Barbaresco Pajoré ‘19, dal naso nitido di sottobosco ed erbe fini, dal sorso snello e deciso contrassegnato da una bella sapidità, dinamico, armonico e vibrante, con tannini delicati e progressivi.

Barolo Comune di Grinzane ‘20 – Bricco Carlina

Giovane cantina di Grinzane Cavour che vede l’inizio del suo percorso una decina di anni fa. Gestita dai fratelli Camilla e Francesco Scavino. Il Barolo del Comune di Grinzane è potente e profondo, con una buona spinta acida che dona dinamicità al sorso. Al naso sfoggia note balsamiche, insieme a frutti rossi e una fine speziatura. Chiude su una buona persistenza su note tostate e di liquirizia.

Barolo Costa di Rose ’20 – G.D. Vajra

La menzione geografica aggiuntiva che figura in etichetta è una piccola zona nel comune di Barolo che si trova su di un pendio scosceso che scende ripido fino al confine di Monforte d’Alba. Ultima etichetta nata in azienda, è un Barolo che al naso sfoggia toni delicati e floreali che si staccano da un fondo di frutta rossa fresca. In bocca si rivela in tutta la sua giovinezza, con tannini serrati e una piacevole freschezza. Segnaliamo anche il Langhe Freisa Kyè, vellutato e ricco di frutto.

Barolo Rocche di Castiglione ’20 – F.lli Monchiero

Un vino territoriale dall’impostazione tradizionale, seguendo la filosofia produttiva aziendale che prevede lunghi affinamenti in botte prima dell’imbottigliamento. Il naso è tratteggiato da aromi di arancia rossa e violetta, rosa e spezie dolci. La bocca è piena, con una matrice tannica ben delineata e un sorso che non manca di progressione o struttura. Grande corrispondenza tra bocca e naso e un bel finale lungo.

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